Sono passati diciotto anni da quando è uscito Shenmue II per la console Dreamcast. I giocatori che possedevano la console Sega, vogliosi di poter affrontare di nuovo le vicissitudini di Ryo nel realistico mondo virtuale imbastito da Yu Suzuki, hanno potuto godere della seconda avventura, in formato GD-ROM, sperando di mettere mano un giorno al terzo capitolo della saga, quello che (ipoteticamente) potesse far gridare vendetta al protagonista del gioco.

Ryo, il ragazzo esperto di karate che ha visto morire in combattimento suo padre per mano di un misterioso combattente di nome Lan Di, ha raccolto decine di indizi nel secondo capitolo della saga, che lo portarono fino al rigoglioso villaggio cinese di Bailu, in compagnia di una nuova amica, la dolce Shenhua, personaggio chiave per scoprire il motivo per cui al padre fu tolta la vita.

IL TERZO EPISODIO NON ARRIVO’ MAI SU DREAMCAST

La potente console Sega, il Dreamcast, non ebbe molta fortuna sul mercato, e questo motivo (assieme alle vendite non proprio eccezionali del software),  portò i dirigenti della casa di Sonic a decidere di interrompere immediatamente i fondi per sviluppare un terzo capitolo di Shenmue.

Il gioco era parecchio costoso, perché portava su schermo tutta la complessità tridimensionale di  vaste città orientali, assieme a decine di personaggi non giocanti che dovevano essere doppiati.

Solo pochi anni fa, grazie a Kickstarter, Yu Suzuki ha avuto la possibilità di riportare in vita l’opera elettronica a cui tiene di più in assoluto. Le donazioni furono subito sostanziose. Il futuro della saga, almeno nel suo terzo capitolo, erano assicurate.

Le piattaforme di destinazione scelte furono la Playstation 4 e il PC; quest’ultimo può vantare una discussa esclusiva Epic Games Store, ideale per dare lustro allo store elettronico da poco tempo a disposizione dei giocatori.

UNA PERFETTA CONTINUITÀ’ NARRATIVA E UNA GIOCABILITA’ MIGLIORE

Shenmue III continua la sua storia esattamente da dove si era interrotto nel 2000, ed è una chiara riprova di come  Yu Suzuki non abbia voluto in alcun modo stravolgere il canovaccio narrativo, ma non solo.

Anche l’impostazione del gioco è esattamente la stessa di quasi venti anni fa, ma con alcuni miglioramenti che accrescono la giocabilità e permettono una fruizione generale del titolo meno frustrante e  sicuramente più divertente.

Per esempio, se prima i movimenti di Ryo spesso erano difficili da eseguire, con gli spostamenti veloci della camera virtuale che causavano irritazione nel giocatore che doveva compiere  gesti in spazi ristretti, ora i comandi sono implementati perfettamente.

Anche i quattro tasti del joypad, destinati a far compiere diverse azioni come interagire con una persona, comprare da un negozio oppure aprire l’immancabile taccuino di Ryo in cui scrive appunti fondamentali, sono sicuramente più funzionali rispetto a prima.

Se dovessimo passare davanti ad un negozio, un chiaro effetto sonoro avvertirebbe il giocatore ad indicare  come  premendo il relativo tasto lampeggiante si possa interagire in quella determinata situazione. Anche nei vecchi giochi della saga questi accorgimenti erano presenti, ma ora sono visualizzati in modo molto più chiaro e visibile.

Tra i quattro tasti poi vi è quello caratterizzato da un punto interrogativo, che ha la funzione di spiegare come giocare nelle diverse situazioni in cui Ryo si trova. Una novità molto gradita qualora il giocatore non dovesse ricordare i  comandi, che in effetti cambiano a seconda della situazione di gioco.

UN PAESAGGIO VIRTUALE CHE RAPISCE I SENSI

La prima parte dell’avventura di Ryo si svolge nel villaggio di Bailu, in Cina. Quello che subito balza agli occhi del giocatore è la bellissima grafica del background, che riempie lo schermo di centinaia di colori che si rifanno alle ricchezze rurali del paese cinese.

Il luogo offre immensi prati pieni di fiori rigogliosi, distese di acqua cristallina e alberi di ciliegio in fiore che illuminano tutte le camminate virtuali del nostro protagonista. In generale, il quadro bucolico virtuale  di Bailu è splendido, soprattutto quando la luce del tramonto accarezza tutto il villaggio.

Parlando della grafica destinata a Ryo e gli altri personaggi, non si ravvisa un grande stravolgimento dalle figure poligonali che apprezzammo giocando a Shenmue II. Certo, i modelli tridimensionali ora sono in alta definizione e soprattutto carichi di dettagli aggiuntivi, ma soffrono di animazioni poco realistiche e legnose, che tolgono molto realismo generale.

Anche la regia virtuale è proprio quella che godemmo nei due capitoli usciti quasi venti anni fa, con stacchi della camera improvvisi e poco accurati che chiaramente tolgono molta verve cinematografica all’avventura.

UNA SIMULAZIONE DI VITA

Shenmue III ovviamente riprende tutte le caratteristiche che lo incoronarono un cult-game all’epoca, come la necessità di guadagnare denaro virtuale lavorando per far fronte a spese fondamentali, come quelle per il proprio sostentamento.

In questo capitolo potremo lavorare spaccando la legna, pescare, oppure vendere diverse erbe, aiutati da mappe ad hoc che segnalano i posti in cui esse proliferano.

Proprio la raccolta delle erbe diventerà un passatempo perfettamente integrato nell’avventura generale: basterà poco tempo e verremo rapiti dall’idea di collezionare decine di piante per farne usi diversi. E’ divertente esplorare le bellezze naturali di Bailu, sapendo che dietro a quel masso oppure di fronte a quell’albero potremmo trovare una pianta rara che ci potrebbe far guadagnare diverso denaro.

Proprio parlando di soldi virtuali, mai come in questo capitolo sarà fondamentale averne in tasca. Stavolta Ryo spenderà energia mentre camminerà e soprattutto mentre corre. Questo significa che avremo spesso a che fare con i venditori di delizie culinarie cinesi per reintegrare le nostre energie.

Tornano anche le giornate scandite da orari prestabiliti, ma in modo meno stringente rispetto al passato: ora se mai dovessimo raggiungere un posto in una determinata fascia oraria, volendo potremo farlo istantaneamente grazie ad un tasto dedicato. Una scelta felice per rendere la vita del videogiocatore meno tediosa.

MAESTRO IN ARTI MARZIALI

Parlando della struttura dei combattimenti di Ryo, in questo caso non si ravvisano grossi cambiamenti. La gestione dei combattimenti è proprio come quella dei giochi precedenti, a sua volta mutuata dalla saga di Sega Virtua Fighter.

Scordatevi di ingaggiare una lotta contando su prese e parate che scatenano combo micidiali: in Shenmue III gli scontri si vincono con allenamento e sudore virtuale. Il gioco offre diverse possibilità di aumentare la propria dimestichezza con nuove tecniche marziali, sia facendo training con sparring partner, che approfittando di strutture in legno in cui potenziare  nostri colpi.

ANCHE IL GIOCO E’ IMPORTANTE

Come tutti gli estimatori della saga sanno bene, Shenmue è diventato famoso anche per la possibilità di giocare all’interno di sale giochi virtuali oppure approfittando di differenti tipologie di intrattenimento.

Anche Shenmue III da risalto a questo concetto, permettendo al giocatore di imbattersi in differenti giochi, sia di natura “analogica” che elettronica, durante il nostro viaggio di vendetta.

Purtroppo, scordatevi videogames di Sega come Space Harrier, Super Hang On e Out Run, che potevamo godere soprattutto nel secondo capitolo perché, per questioni squisitamente di licenze, non avremo la possibilità di trovarli stavolta all’interno del gioco. Potremo consolarci con giochi di riflessi e soprattutto d’azzardo, assolutamente fondamentali per raccogliere denaro.

COMMENTO
Un gioco appassionante fatto per gli appassionati: questo è il mantra ideale da ripetere mentalmente prima di dare un giudizio sensato al terzo capitolo della saga di Yu Suzuki. Sarebbe fin troppo semplice puntare i riflettori sulle piccole sbavature tecniche che affliggono il gioco, che riflettono un progetto ludico sì corposo ma che non può contare su budget milionari. Shenmue III è una esperienza che anche a distanza di diciotto anni riesce a carpire immediatamente le emozioni del giocatore, facendolo calare con entusiasmo all’interno di una sceneggiatura in cui prevalgono le arti marziali, l’onore e anche la gentilezza d’animo. Ryo è un ragazzo che cozza inevitabilmente con gli stilemi dell’entertainment attuale: la violenza nel gioco non è rappresentata per amore di spettacolarizzazione ma perché sia scongiurata e soprattutto uno strumento per difendere i più deboli. C’è onore in tutte le azioni di Ryo ed estrema gentilezza e rispetto per come si pone con il prossimo. Il ragazzo è un supereroe privo di poteri particolari, ma che conquista per il suo carattere limpido e altruista. Il mondo di Shenmue III riflette tutto l’animo profondamente poetico del suo autore Yu Suzuki, e permette di soffermarsi sulla bellezza infinita della natura e delle tradizioni culturali orientali. Il villaggio di Bailu rimarrà impresso per sempre nella mente dei giocatori e, francamente, duole lasciarlo per affrontare la seconda parte del gioco. Insomma, per tutti coloro che hanno amato i due giochi originali, non abbiate alcuna remora e vivete pure questa nuova odissea di Ryo. Per tutti gli altri, se non vi spaventa il ritmo troppo lento del gioco, potrebbe essere il gioco “di nicchia” che vi permetta di vivere una esperienza nuova e incredibilmente coinvolgente, impreziosita da incredibili sonorità orientali.
8.6
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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