Zak (Zacharie Chasseriaud) e Seth (Martin Nissen) sono due giovani ragazzi che trascorrono l’estate nella casa del nonno, morto un anno prima.
La loro vacanza non sembra così avvincente, anche perché i due sono completamente abbandonati dai loro genitori. L’unico rapporto, saltuario, è al telefono con la madre.
L’incontro con Danny (Paul Bartel), loro coetaneo, rappresenta la possibilità di sviluppare un’inedita amicizia a tre, che sfocerà nella voglia di fare esperienze disparate durante quei caldi giorni d’estate.
Un’estate da giganti è un film che vorrebbe far trasparire su schermo il concetto della maturità, quella sensazione che si prova quando una persona capisce che la vita è diversa da come può essere giudicata in età scolare.
Zak e Seth sono ad un passo dal capire che stare a questo mondo non è proprio una questione semplice, soprattutto pensando a come sono barbaramente abbandonati a loro stessi dentro questa casa in cui un tempo vi abitava il nonno.
I due ragazzi sono in difficoltà per i motivi più futili, non potendo gestire nemmeno pochi soldi per poter mangiare.
Proprio queste gravose necessità portano i due ragazzi, assieme al loro nuovo amico, a cercare di rimediare del denaro per soddisfare i loro bisogni.
Le giornate dei tre giovani passano tra passeggiate, scherzi da teenager e l’inevitabile incontro con personaggi negativi che riusciranno a sfruttarli a dovere.
Anche il bene più prezioso, la loro casa, potrebbe essere persa a causa degli strani affari che i tre imbastiscono con loschi figuri.
Il film tradisce le aspettative, e non riesce a trasmettere emozioni particolari allo spettatore.
Questi tre poveri ragazzi, sperduti nella splendida campagna belga, girovagano durante tutti gli 84 minuti di visione da un posto all’altro.
Gli incontri sono quasi sempre negativi, tranne per una signora che li accoglie per dargli un tetto sotto cui stare.
Le rare telefonate che arrivano al cellulare del fratello minore servono per sottolineare l’assurda incuria della madre dei due, che, a tratti inspiegabilmente, non ha la minima intenzione quantomeno di dare del denaro ai due figli.
Gli eventi che poi portano i protagonisti a perdere tutto, rappresentano un epilogo che purtroppo non ha alcuna convinzione nel trasmettere input emotivi, oppure un chiaro messaggio di crescita interiore.