E’ inutile negare che accostare il nome di J.J. Abrams e di Steven Spielberg alla regia e produzione di un film porti, inevitabilmente, a creare alte aspettative.

Aspettative che potranno essere in parte disilluse quando, dopo le due ore scarse di visione, si viene a conoscenza che il film in questione è solo una buona rappresentazione a tema fantastico del ritrovamento di un alieno in una cittadina anonima dell’Ohio.

E’ la fine degli anni ’70, e alcuni ragazzini decidono di girare un film horror grazie alla loro cinepresa in Super 8.

L’idea alla base della trama venne proprio al regista Abrams, che smaniava nel portare sul grande schermo un canovaccio che potesse ritrarre parte della sua infanzia alle prese con la telecamera, attraverso gli occhi di altri ragazzini e una trama fantastica per giustificare lo script del film.

Proprio tutto ciò che sta dietro al racconto dei giovani che girano questo horror sembra, a tratti, una facciata narrativa per dotare il film di maggiore appeal e ficcare all’interno della sceneggiatura qualche effetto speciale (senza abusarne), assieme ad una storia che coinvolga il mito della famosa Area 51 americana.

Il problema non è solamente questo: la storia dei ragazzini dotati di grande entusiasmo e amore per il cinema non riesce a instillare un grosso legame emotivo con lo spettatore, e anche la morte della madre del piccolo protagonista non rappresenta un grosso impulso per entrare nelle corde emotive dei personaggi presentati in questo film.

Sebbene la sceneggiatura preveda di rappresentare tutte le difficoltà che i bambini possono avere lottando con genitori spesso inadeguati (e qui si pensi all’unico personaggio femminile del gruppo di giovani cineasti), non si riesce a provare una grossa empatia per loro.

Complice forse la sceneggiatura poco originale e priva di spunti narrativi che molti, moltissimi, spettatori avranno già visto decine di volte in altri film con protagonisti giovanissimi attori.

Non è giusto forse scomodare cult del genere come I Goonies, oppure “mostri sacri” del cinema americano come Stand by Me, ma è inevitabile pensare a loro quando la mente vaga nei meandri dei ricordi cinefili per fare paragoni.

D’altronde si parla del Sig. Spielberg come produttore, e del creatore di idee originali e incalzanti che abbiamo potuto saggiare in centinaia di puntate in Lost e Fringe.

Abrams è a suo agio con le trame a sfondo fantastico, ma forse si è perso per strada cercando di incentrare la vicenda sulla creazione di questo film amatoriale con protagonisti affettuosi zombie fatti artigianalmente.

La creatura, proprio quella creatura che dovrebbe tenere viva l’attenzione del pubblico e rappresentare il climax narrativo, è spesso trascurata dalla cinepresa.

Forse sarà fatto apposta, proprio come nel film Cloverfield, per creare una certa paura? Non si sa, ma l’escamotage, in questo film, non funziona.

Anche perché quando il mostro, che non si sa bene se tenda all’essere buono o cattivo (la trama avrebbe dovuto soffermarsi di più sulla sua storia), appare, tutta la (poca) suspense che ha provocato, si scioglie come un gelato sotto al solleone, soprattutto quando ci si rende conto che la sua fisionomia è confusa e degna di qualsiasi comune videogioco simile a Doom.

Questo alieno proprio non ha il physique du rôle  per restare impresso nella mente dello spettatore e creare una vera e propria sospensione dell’incredulità, quella che ci fa immergere in una storia pensando di viverla godendo di  tutti i risvolti fantastici.

Dove vedere Super 8
COMMENTO
In un mondo perfetto, la regia e la sceneggiatura del creatore della serie Lost , e il produttore Steven Spielberg dovrebbero creare un film a tema fantascientifico a dir poco memorabile. Ma il cinema non è matematica e la loro produzione, intitolata Super 8, è “solo” un discreto film, che lascia un po’ di amaro in bocca per le sue potenzialità inespresse. Un vero peccato: Super 8, a conti fatti, è un film dall’animo narrativo frastagliato e poco chiaro. Si ha la sensazione che il film non abbia avuto il coraggio di acquistare una sua identità narrativa vera e propria. Super 8 è un film che si lascia vedere per apprezzare la direzione comunque pregevole, ma che non offre sussulti emotivi.
6.8
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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