In un’epoca in cui molti sostengono che il capitalismo non funzioni e danneggi i cittadini onesti, Tower Heist – Colpo ad alto livello, è un film che narra di come i magnati della finanza possano essere i peggiori furfanti di questo mondo.
Forse non si sentiva il bisogno di veicolare il messaggio attraverso un film, ma in mezzo alla storia c’è anche un duo comico d’eccezione composto da Ben Stiller ed Eddie Murphy.
Non è la prima volta che vediamo Ben Stiller impegnato una commedia, e siamo abituati ad apprezzare l’attore di colore più pagato al mondo ridere davanti ad una telecamera e far ridere gli spettatori dietro di essa. Unire questi due talenti della risata non è un male, anzi, ma farlo all’interno di un film con un canovaccio poco originale forse rende la cosa un po’ meno piacevole.
Ben Stiller nel film è Josh Kovacs, amministratore di uno dei più sfarzosi condomini di New York.
Il più grande errore della sua vita è donare i fondi pensione suoi e dei suoi colleghi in mano ad un pezzo grosso di Wall Street per far lievitare i guadagni. Niente di più sbagliato, perché le speranze di benessere si tramutano in una grossa truffa.
Josh è un idealista ed un uomo onesto, ecco perché vuole farsi giustizia e derubare in qualche modo questo ricco ladro intoccabile anche dalla legge.
Inizia così l’incipit per questa nuova commedia, che vedrà Eddie Murphy, ladruncolo di quartiere, fare da maestro di vita, pardon, di ladro, agli altri suoi colleghi improvvisatesi ladri professionisti.
Il film, a questo punto, denuncia tutta la sua scarsa originalità. A qualsiasi cinefilo, oppure ad una persona che spesso vede qualche film, verranno in mente diversi lungometraggi che trattano di ladri che organizzano una rapina. Ladri magari più affascinanti, e, purtroppo, più brillanti.
Questa sensazione di déjà vu demolisce, in parte, tutto il buono che comunque la pellicola può offrire, sebbene il giudizio sia sempre sospeso (proprio come la preziosa Ferrari all’interno del film) tra la voglia di ridere e quella di essere stupito in qualche modo dalla direzione registica.
Entrambi questi desideri sono solo in parte esauditi, visto che il canovaccio, seppur a tratti puramente comico, non riesca ad avere una identità forte da permettere una risata liberatoria oppure una genuina sensazione di meraviglia per scaturita dalla visione di una scena particolarmente emozionante.