La nuova serie TV tutta italiana di Netflix racconta di Matilde (Cristina Cappelli) e Daniel (Angelo Spagnoletti), due ragazzi che si innamorano dopo essersi incontrati durante un appuntamento casuale.

Daniel è un single che da tempo cerca la sua anima gemella, approfittando delle infinite possibilità della applicazioni di dating per sperare di trovare una donna che possa renderlo felice.

Siamo nell’isola di Procida, abitata da persone che scelgono di soggiornare in questo pezzo di terra per godere della tranquillità di una località scevra da tutto lo stress che comporta vivere in una metropoli.

Matilde e Daniel risiedono in questa isola fin da bambini e condividono una infanzia in cui i loro sentimenti puerili si intrecciavano con le prime esperienze legate alla nuova tecnologia che, nel 1998, irrompeva in alcune case: la connessione internet 56k.

LE MERAVIGLIE DI UN NUOVO MONDO VIRTUALE

La storia di Generazione 56k è ambientata nel presente e nel passato, più precisamente nell’anno 1998, in cui i due protagonisti, ancora ragazzini, hanno la possibilità di accostarsi alle primissime tecnologie che permisero di collegarsi alla grande rete internet.

Con una colonna sonora che suona alcuni successi degli 883, la sceneggiatura prevede che il racconto seriale presenti numerosi flashback della vita di Daniel e Matilde, durante gli anni in cui costoro esploravano per la prima volta le prime emozioni amorose.

Approfittando del fatto che la casa di Daniel è una delle prime a Procida che può giovare del lento e cacofonico collegamento con il modem 56k, Generazione 56k riesce ad imbastire divertenti siparietti dell’infanzia di Daniel in compagnia dei suoi amici (che tali rimarranno anche da grandi), in cui si possono osservare le prime esperienze con la rete web, alla ricerca delle immancabili foto osé di donne succinte.

MALEDETTA NOSTALGIA

Se avete intenzione di vedere Generazione 56k soprattutto per godere di un bel viaggio nostalgico negli anni ’90, è bene chiarire che lo show Netflix non intende basare il suo racconto sulla preponderante riproposizione di usi e costumi dell’epoca.

Certo, durante le puntate si potranno scorgere videocassette, floppy disk e computer desueti immersi in sonorità di quell’epoca, ma di certo il plot non è basato unicamente sul facile sentimentalismo ancorato al passato recente.

Una scelta condivisibile, vista la recente e numerosa offerta mediatica che punta ad offrire spettacoli che possano facilmente fare proseliti con sceneggiature che riecheggiano alla nostalgia più sfrenata.

Il centro della storia di Generazione 56k è il difficile rapporto di Daniel e Matilde; questi ultimi possono contare su di un solido e importante rapporto con tutti i loro amici, alcuni dei quali interpretati da comici del gruppo dei The Jackal, come Fabio Balsamo e Gianluca Colucci.

UN PROGETTO POCO ADATTO ALLA SERIALITÀ’

Durante le prime puntate di Generazione 56k si possono saggiare subito le buone interpretazioni degli attori coinvolti e le bellissime ambientazioni marittime, che non coinvolgono solo Procida ma anche Napoli.

Gli interpreti, sia nelle vesti di adulti che nei loro alter ego più piccoli, sfoggiano una buona naturalezza recitativa, unita ad una discreta caratterizzazione dei personaggi in generale.

Se pensate che la partecipazione dei The Jackal significhi anche ridere a crepapelle dovrete ricredervi, perché Generazione 56k è una storia unicamente sentimentale e priva di tutte quelle simpatiche freddure e battute che i giovani commedianti ci hanno abituato a godere durante questi anni.

Generazione 56k vuole sopratutto presentare una storia d’amore e interpretare il segno dei tempi, fatto di tante insicurezze nel futuro che i trentenni di oggi devono affrontare.

Quello che non convince troppo è la struttura seriale di Generazione 56k, che dopo alcune puntate presta il fianco ad una narrazione che non prevede alcuni colpi di scena particolari o spunti narrativi che si prestano bene ad essere affrontati e gestiti in più puntate consecutive.

La sceneggiatura rimane focalizzata sulla dolce amicizia di Daniel e Matilde e rinuncia quasi del tutto a dare spazio, per esempio, alla vita e alle vicende interpersonali dei loro carissimi amici.

Questi ultimi sono calati nel ruolo di coprotagonisti, di cui però si accennano solo alcuni particolari personali e intimi.

Vista la trama che vede i due innamorati principi della scena, forse era meglio gestire la storia approfittando di un classico lungometraggio, che potesse contare su di una durata effettiva minore.

Dove vedere Generazione 56k
COMMENTO
Generazione 56k è una serie televisiva sicuramente gradevole da guardare, ma che purtroppo presenta una scrittura che, di primo acchito, sembra proprio pensata più per un film piuttosto che per uno show seriale. Questo perché si denota una trama che, al di là dei riferimenti al passato dei protagonisti e quindi di divertenti cambi di linea temporale, si basa fortemente su Daniel e Matilde e sulle loro complicate vicende amorose. Con un totale di otto episodi, ognuno con una durata che non supera i 30 minuti, Generazione 56k a metà stagione inizia a patire la mancanza di vere e proprie situazioni originali e soprattutto di snodi importanti nella trama che possano tenere lo spettatore sulle spine pronto per affrontare una nuova puntata. Con una sceneggiatura che inoltre non vuole approfittare troppo dell’effetto nostalgia per intrattenere lo spettatore e la rinuncia ad una impronta comica propria dei The Jackal, Generazione 56k si presenta a tratti leggermente monotono nella ciclica presentazione di siparietti sentimentali in cui convogliano sempre e solo i due protagonisti. Generazione 56k è una visione leggera e sicuramente piacevole da affrontare, ma che forse non si trova del tutto a suo agio con una struttura da serie televisiva. Comunque, se volete godere di un racconto sentimentale delicato e mai volgare, immersi in paesaggi impreziositi propri dell’isola di Procida, di certo non vi pentirete della visione.
6.9
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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