Arnold Albertson è un noto regista che scrive per il teatro e la televisione, e si sta accingendo a sbarcare a New York per iniziare le prove di quella che sarà una commedia teatrale che solcherà il palcoscenico di Broadway.
La protagonista della sua pièce è la moglie, assieme ad un noto attore inglese, di nome Seth, conosciuto anche per la sua capacità di sedurre le donne. Ma non tutti gli attori sono stati scelti, e manca soprattutto un’attrice che dovrà impersonare una squillo.
Sono proprio le squillo che Arnold ama frequentare, ma in modo piuttosto curioso: dopo aver esaurito il classico rapporto sessuale con ognuna di loro, lo strambo regista ama aiutare queste donzelle donando loro 30.000 dollari, affinché possano esaudire i loro desideri di una vita e magari costruirsi un futuro con un lavoro diverso da quello attuale.
Isabella è proprio una di queste prostitute che farà la sua conoscenza e riceverà l’inaspettata somma. Il suo sogno è quello di diventare un’attrice famosa, e così, senza sapere che il regista della rappresentazione teatrale è il suo cliente, si presenta alle audizioni.
Tutto può accadere a Broadway è una commedia degli equivoci molto divertente. Tutti i personaggi del film riescono ad intrecciare le loro vite in una girandola di comicità che potrebbe essere tranquillamente associata a quella del Woody Allen degli anni ’70 ed ’80.
Isabella è la prostituta più tenera ed affabile che si sia mai vista al cinema (dopo la grande Julia Roberts) e riesce ad apparire quasi pura nella sua ingenuità.
L’attrice Imogen Poots è incredibilmente brava ad essere così stralunata, ma nel contempo sicura delle sue capacità, anche se con scarsa fiducia verso la società in generale.
Sono proprio le donne a rendere la commedia brillante: nel cast c’è anche Jennifer Aniston, compagna nel film del braccio destro del regista Albertson. Psichiatra e psicanalista, ha un carattere esuberante e cinico, e fa uso di diverse parolacce per sottolineare i suoi ragionamenti spesso astrusi.
Ma anche il cast maschile è degno di nota, perché l’Owen Wilson che conosciamo per le sue commedie riuscite ma spesso molto leggere, sa destreggiarsi abilmente in scena, con quel suo atteggiamento calmo e dimesso verso tutte le gaffe a cui va incontro che faranno sbriciolare il suo matrimonio.
La sceneggiatura riesce nella difficile impresa di descrivere, senza alcuna confusione narrativa, tutte le personalità di ogni personaggio del film. Spesso si fa uso del telefono per far intrecciare innumerevoli dialoghi dal ritmo compulsivo ma mai confusionari.
Dopo l’amato strumento per chiacchierare, un luogo preferito dal regista per rappresentare i suoi attori è proprio quel teatro dove si consumano le prove, universo di battibecchi, frecciatine e ripicche di mogli, mariti e compagni last minute.
Un film che potrebbe essere visto come una commedia teatrale oppure una commedia teatrale vista come un film.
A voi la scelta che più preferite. Qualsiasi lettura critica che vogliate dare al film, resta comunque una variabile fissa: la capacità di far ridere servendosi di situazioni surreali nella loro rappresentazione ma intrise di una realtà dal sapore agrodolce.