E’ impossibile non farsi trascinare dalla fantasiosa ed entusiasmante favola che l’autore Carlo Collodi scrisse nel tardo ottocento.

Pinocchio, il piccolo burattino che diventa animato per mano della Fata Turchina, è ancora un personaggio che riesce a rapire l’immaginario collettivo, dal momento che intraprende esperienze magiche ed avventurose che non risultano mai datate.

Come sappiamo bene la favola di Collodi, dopo essere nata come racconto cartaceo, ha fortuna anche attraverso media ben differenti dalla lettura, come la televisione ed il cinema.

Sono numerosi gli adattamenti di Pinocchio, ultimo dei quali il film diretto da Matteo Garrone del 2019, che aveva come scopo quello di mostrare una storia il più fedele possibile a quella originale.

Il pregio principale della storia di Pinocchio è quello della versatilità: il racconto di Collodi negli anni ha saputo adattarsi perfettamente ad un tipo di narrazione che potesse offrire sia un’ambientazione più tetra che tratteggiasse personaggi più cupi, sia ad un tipo di racconto più scanzonato, ideale per un pubblico di bambini.

Proprio questo tipo di spettacolo è quello offerto dal film Disney+ Pinocchio, diretto da Robert Zemeckis e con Tom Hanks nei panni dell’uomo che creerà un fantastico burattino animato.

LA TRAGEDIA DELLA SOLITUDINE

La versione di Pinocchio che Disney offre in streaming è un film in live action che si vuole parzialmente discostare dalla fiaba originale.

Fin dai primi fotogrammi del film possiamo notare come il personaggio di Geppetto abbia un passato diverso da quello che noi tutti conosciamo, un passato di sofferenze che spinge l’uomo a creare un burattino fatto di legno proprio per tamponare in parte questa sua grossa mancanza affettiva.

Le prime scene vedono comparire subito anche il simpatico Grillo Parlante, tratteggiato con la sua solita espressione bonaria, ma caratterizzato stavolta da un look tipico di un insetto girovago e senza meta che non ama le fisse dimore.

Le fattezze di Geppetto sono proprio quelle che ricordiamo bene nel famoso cartone animato che Disney produsse nel 1940.

Anche Il Grillo Parlante e Pinocchio hanno le stesse sembianze di quelle animate, stavolta riprodotte in una più moderna e sofisticata computer grafica.

D’altronde anche il film Pinocchio, proprio come successe con Mulan e Lilli e il vagabondo, fa parte di quei film che la casa di Topolino vuole espressamente produrre simili alle loro controparti animate ma con l’ausilio di effetti grafici spettacolari e una storia parzialmente rimaneggiata.

Una scelta che, soprattutto con Pinocchio, ha destato non pochi dissapori tra tutti i cultori del film animato originale.

Dopo aver visto il risultato finale, il famoso burattino appare caratterizzato bene e risulta essere grazioso e simpatico anche se modellato al computer.

Le nuove tecnologie, inoltre, hanno permesso di mostrare inedite e fantasiose capacità del burattino, che lo renderanno protagonista di scene piuttosto movimentate e adrenaliniche.

UNA STORIA A TRATTI DIVERSA

Sebbene la storia principale di Pinocchio di base sia quella che noi tutti conosciamo a memoria, Disney ha optato per alcuni piccoli cambiamenti estetici e l’inserimento di alcuni personaggi inediti.

A cominciare dalla Fata Turchina, dall’aspetto ben diverso da quelle che ricordavamo, fino all’incontro del famoso burattino con una ragazza dalle spiccate doti artistiche durante la sua disavventura con Mangiafuoco.

Anche le creature che caratterizzavano il capolavoro animato del passato, ora possono comparire ben più minacciose, enormi e spaventose grazie alle meraviglie della grafica digitale.

Proprio parlando della computer grafica, questa è usata diverse volte durante il film, anche per dare forma a personaggi minori quali il gatto di Geppetto di nome Figaro e il suo pesciolino rosso Cleo.

L’uso degli effetti speciali computerizzati ha permesso, soprattutto pensando a Cleo, di far compiere a questi animali espressioni particolari tipiche dei cartoon Disney.

In generale la qualità della computer grafica risulta essere buona, soprattutto quando vedremo entrare in scena il Gatto e la Volpe, credibili nella loro recitazione potendo contare su animazioni digitali pregevoli.

UN RITMO PIUTTOSTO VELOCE

Il Pinocchio di Robert Zemeckis è chiaramente pensato per un pubblico giovane, che di certo non ha alcuna voglia di annoiarsi davanti a scene eccessivamente lente.

Pinocchio può contare su di una regia che esalta un tipo di narrazione vivace, che descrive i diversi incontri di Pinocchio con un ritmo narrativo sempre brioso e a prova di noia.

Questo tipo di narrazione, sebbene risulti il più delle volte divertente, purtroppo sacrifica la descrizione di alcuni personaggi chiave che avranno a che fare con il burattino animato, a cominciare da Mangiafuoco.

L’enorme uomo ossessionato dal denaro, interpretato da Giuseppe Battiston, nel poco tempo che ha a che fare con Pinocchio non riesce del tutto a mostrare la sua peculiare personalità, anche perché durante quei momenti il burattino avrà a che fare con un nuovo personaggio femminile che, a conti fatti, risulta essere caratterizzato in modo superficiale.

Anche i numerosi burattini estremamente vivaci di Mangiafuoco sono del tutto assenti, rendendo l’incontro di Pinocchio con questo aggressivo uomo un siparietto che manca del tutto della sua forza malinconica e a tratti tenebrosa.

Discorso diverso invece per la rappresentazione del paese dei balocchi, luogo reinterpretato con successo non solo come il regno del gioco e della pigrizia, ma anche della vera e propria dissolutezza che sfocia nella violenza.

Inoltre, sempre parlando delle scene che coinvolgono Lucignolo, la sceneggiatura si prende la libertà di mostrare anche alcuni oscuri aiutanti del Cocchiere che porta i bambini al paese dei Balocchi. Un’idea vincente che rende il racconto a tratti terrificante ed entusiasmante.

Dove vedere Pinocchio
COMMENTO
Il remake del cartoon che ha reso Pinocchio una guest star anche nell’immaginario dei bambini negli anni ’40 risulta essere un film a tratti svogliato nella sua realizzazione. Il burattino con le fattezze del cartone originale in computer grafica risulta essere caratterizzato bene e ricalca in modo fedele le simpatiche espressioni che amammo nell’opera originale. Tom Hanks, dotato di grande parrucca e di baffoni bianchi, sebbene risulti tutto sommato affabile, appare anche abbastanza caricaturale nelle sue espressioni e nel suo modo di parlare. La computer grafica, come ho già scritto, è stata impiegata anche per altri personaggi, a cominciare dagli animali domestici di Geppetto. Non si riesce a comprendere perché sia stata utilizzata la tecnologia digitale anche per il gatto Figaro, che non offre espressioni così particolari che dovessero giustificare l’utilizzo di immagini ricreate artificialmente. Una scelta forse dettata per offrire un’atmosfera che ricalcasse il più possibile quella del cartone animato ma che, a conti fatti, risulta forzata e rende il gatto profondamente innaturale nella sua realizzazione. Le piccole novità rispetto al racconto originale non riescono sempre ad arricchire la storia, soprattutto pensando al personaggio che Pinocchio incontra con Mangiafuoco. La narrazione di Pinocchio risulta dotata di un buon ritmo, che è ideale per intrattenere il pubblico dei più giovani, che potranno anche canticchiare le buone canzoni durante i momenti in stile musical tipico dei prodotti Disney. Arrivati al finale del film notiamo con dispiacere come questo sia frettoloso e riesca solo ad esprimere un banale messaggio fin troppo retorico. Il tutto conferma come questa produzione sia stata gestita a tratti con superficialità, anche se dietro la macchina da presa vi è un certo Robert Zemeckis. Pinocchio è un film idoneo per il pubblico più giovane ma che non riuscirà a conquistare gli appassionati della favola di Collodi e dell’opera animata Disney degli anni ’40.
6.8
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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