Dreamfall Chapters

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Era il 2006 quando il mondo dei videogiochi vide uscire Dreamfall: the Longest Journey, convincente sequel dell’avventura grafica The Longest Journey.

Sviluppato da Funcom, The Longest Journey era dotato di una sceneggiatura discretamente complessa, che poneva diversi interrogativi anche una volta finito il gioco, cosa ideale per mettere in cantiere un seguito ufficiale.

Seguito che uscì grazie alle donazioni di una riuscita campagna di Kickstarter, che permisero al progetto di prendere vita nelle mani degli sviluppatori di Red Thread Games. E fu così che nacque l’ottimo Dreamfall Chapters per PC. Era il 2014, ed il gioco venne commercializzato con l’uscita programmata di diversi capitoli, proprio come il recente Life is Strange oppure la serie videoludica The Walking Dead di Telltale Games.

Oggi, nel 2016, PS4 ed Xbox One possono godere di una versione ad hoc del gioco, che permette loro di godere di diversi miglioramenti destinati soprattutto alla grafica, con modelli poligonali migliorati ed animazioni più curate.

La trama di Dreamfall Chapters è piuttosto intricata: la sceneggiatura prevede diversi personaggi nel canovaccio narrativo, ognuno di essi ambientato in diverse ambientazioni.

Il ruolo chiave è quello di Zoe, una ragazza sognatrice che attraverso le sue particolari capacità oniriche dovrà ristabilire l’ordine tra diversi mondi. All’inizio del gioco osserveremo Zoe in un letto, in un vero e proprio stato comatoso.

Ma la ragazza, grazie ai suoi poteri, potrà viaggiare con la mente (e con il corpo) in diversi mondi, come in quello di Arcadia, fatto di magiche caratteristiche dove il protagonista sarà Kian, oppure quello di Stark. Quest’ultima dimensione sarà caratterizzata da un setting futuristico e prettamente cyberpunk, luogo ove vive Zoe e dove sarà proprio lei ad interagire.

Il gioco ci mette nei panni, da come avrete capito, di diversi personaggi uniti da un destino comune. Questo permette al giocatore di vivere avventure con trame completamente diverse.

La sceneggiatura del gioco è piuttosto intricata e fatta di diversi colpi di scena. Questi ultimi sono utili a fare appassionare il giocatore ed a solleticare la sua curiosità durante il progredire del gioco.

I dialoghi presenti metteranno il giocatore di fronte ad alcune scelte da compiere. Le conversazioni del gioco, oltre ad essere recitate a voce in maniera perfetta, permettono anche l’uso di sottotitoli.

Purtroppo l’idioma italiano, proprio come nella versione PC di un paio di anni fa, non è contemplato nemmeno nei testi scritti.

Ogni volta che apparirà un bivio concettuale da scegliere, il gioco permetterà (cosa utile ed a tratti innovativa) che la scelta da fare sia approfondita ulteriormente dal personaggio, affinché il giocatore abbia un’idea perfettamente chiara di quello che potrebbe succedere nel corso del gioco e soprattutto dei sentimenti del protagonista riguardo quella presa di posizione.

Tutte le nostre scelte non influiranno sul finale del gioco, ma sono ben congegnate all’interno della trama di gioco. Dreamfall Chapters si sviluppa come una vera e propria avventura grafica con diversi enigmi. Il nostro personaggio, inquadrato in terza persona, si muove all’interno degli scenari tridimensionali potendo contare su alcuni oggetti da usare e soprattutto su dialoghi da scambiare con gli altri personaggi  non giocanti.

I puzzle che sono presenti nel gioco non sono così intricati, cosa che potrebbe deludere il giocatore alla ricerca di enigmi che possano solleticare la materia grigia. Così non sarà, perché ogni ostacolo difficilmente richiederà più di qualche minuto per essere risolto in maniera positiva.

Muovendo la telecamera virtuale, un comodo cursore cambierà forma per far sapere al giocatore quando potrà interagire con quella parte di scenario oppure con quel determinato oggetto. Sarà poi un semplice menù a collocare gli oggetti tutti assieme per poterli esaminare oppure combinare. Niente di nuovo, ma progettato in maniera funzionale.

COMMENTO
Dopo aver convinto tutto il pubblico che predilige giocare con il PC, Dreamfall Chapters, ovviamente, non delude nemmeno in ambito console, dove mantiene, anche a distanza di due anni, tutto il fascino di un progetto curato e dai toni originali. Questa edizione finale del gioco, venduta ad un prezzo assolutamente appetibile, può permettere a tutti coloro che non hanno avuto il piacere di giocare al prodotto Funcom di farlo comodamente seduti sul divano con in mano il proprio joypad, godendo anche di piccoli miglioramenti tecnici. Sebbene l’impianto visivo generale non sia poi così diverso da quello per PC (macchine notoriamente più performanti se dotate di buon hardware), si possono ravvisare effetti di illuminazione più complessi e convincenti, assieme a modelli poligonali sicuramente più rifiniti. Discorso diverso per le animazioni, ancora abbastanza superficiali in più di un’occasione. Anche il frame rate a volte appare incerto, con piccoli rallentamenti. Niente che possa pregiudicare l’esperienza di gioco, ma vista l’edizione per console ci si aspettava una maggiore limatura tecnica. E’ un peccato che l’italiano non compaia anche in questa edizione per console. E’ sicuramente consigliabile una discreta conoscenza della lingua inglese per poter cogliere tutti i dialoghi e le sfumature concettuali che il gioco propone nella sua intricata trama. Il gioco, al di là della barriera linguistica, è decisamente affascinante, con una trama che abbraccia l’universo fantasy, il cyberpunk e, perché no, anche una punta di horror. Dreamfall Chapters è dunque un acquisto consigliato, sempre che non abbiate già intrapreso l’avventura di Zoe su computer. Certo sarebbe ideale aver giocato The Longest Journey prima di intraprendere le peripezie della dotata Zoe, per capire ancora meglio la sceneggiatura. Il gioco offre un breve riassunto delle vicende, ma questo sunto non appare poi così chiaro.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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