Diretta da Mike Flanagan, regista amante dell’horror che ha già firmato film come Ouja L’origine del Male e l’ottimo Il Gioco di Gerald, sempre su Netflix, Hill House è una serie TV liberamente tratta dal romanzo di Shirley Jackson.
Diversamente da quest’ultimo, che mette al centro della storia la casa stregata più famosa della letteratura del XX secolo, la serie TV Netflix sceglie di rendere protagonisti sopratutto i coniugi Crane con i loro cinque figli Steven (Paxton Singleton), Luke (Julian Hilliard), Nell (Violet McGraw) Shirley (Lulu Wilson) e Theodora (McKenna Grace).
La mamma Olivia, architetto, è interpretata da Carla Cugino (già vista ne Il Gioco di Gerald), mentre il Padre Hugh (Henry Thomas) è un costruttore. La sceneggiatura sceglie di mostrare come incipit la vita, apparentemente tranquilla, del nucleo familiare che si consuma all’interno delle misteriose mura di Hill House.
Carla avrebbe come forte desiderio quello di restaurare l’enorme magione per poi rivenderla e trasferirsi in un altro appartamento. Un sesto senso che forse prevede gli eventi che, ineluttabilmente, accadranno dentro quelle mura. Mura sporche di sangue che attendono il momento migliore per spaventare i loro inquilini.
PRESENTE, PASSATO E FUTURO
La vita, dentro un’abitazione come quella, non può essere del tutto normale, ed i momenti di tensione che la famiglia Crane vive dentro la casa accrescono in modo esponenziale. A partire da rumori sinistri e violenti, fino ad arrivare ad apparizioni misteriose, la loro quotidianità non può più essere consumata in un edificio così maligno.
La tensione non può che esplodere fino al punto di rottura, quando tutta la famiglia decide di dare un taglio netto alla loro vita dentro quella casa. Da quel momento in poi lo script della serie TV decide di focalizzare il racconto nel futuro. I cinque figli adesso sono adulti e vivono la loro vita secondo le loro scelte.
Shirley è diventata una specializzata nel restauro di cadaveri (ottimo escamotage per mostrare l’orrore della morte oltre a quello del soprannaturale), mentre Theo presta aiuto ai bambini come psicoterapeuta. Scelte non sempre felici, come nel caso di Luke, che si lascia ammaliare dall’eroina e cerca a tutti i costi di liberarsene.
E poi c’è Nell, che denuncia gravi disturbi di paralisi del sonno, che riesce a controllare grazie a suo marito che ha grandi competenze proprio in questo delicato campo. La parte centrale della serie comincia proprio da Nell, che contatta gran parte della sua famiglia per affrontare gravi problemi che tornano da un passato, purtroppo, mai sepolto.
LA FORZA DELLA FAMIGLIA
Assieme a Nell inizia la parte più importante della serie TV di Flanagan, quella che vede la famiglia Crane riunirsi per affrontare gli orrori che il passato non vuole in alcun modo rigettare. Questa è la molla che il regista sfrutta per iniziare il racconto seriale, composto da dieci episodi, che permetterà di mettere in scena una storia horror fatta di lunghe pause e momenti, apparentemente, morti, ideali per far salire la suspense nello spettatore.
Forte di una regia molto coinvolgente, Hill House non ha alcun desiderio di spaventare secondo i dettami delle produzioni horror per teenager. Sebbene ci siano momenti che richiamano alla mente il “pop-corn movie” da godere con gli amici, lo spavento facile non è proprio quello che caratterizza la serie.
Flanagan ha scelto di sfruttare una storia a tratti inedita, composta dal mosaico della differenti vite dei figli di Oliva e Hugh Crane, per creare un intreccio che possa mischiare l’orrore soprannaturale a quello, spesso ben più spaventoso, che si cela dentro di noi ed il nostro passato.
Le manifestazioni spettrali sono dunque un ritratto non solo della dimensione spettrale che non è possibile comprendere in questa vita, ma anche un richiamo a tutti i loro problemi psichici che pretendono un forte intervento per essere risolti.
Hill House risulta essere un horror che oramai non si basa più sull’espediente del jump scare per intrattenere il pubblico, ma vira verso una narrazione adulta e più complessa, che predilige una visione d’insieme della paura e mette al centro del racconto la casa spiritata come teatro delle nostre paure recondite interne, nate durante il delicato periodo della nostra infanzia.