E’ consolante notare come anche il quinto capitolo della saga cinematografica degli X-men anche stavolta riesca a restituire allo spettatore una perfetta miscela di intrattenimento, humour ed una buona sceneggiatura che valorizzi questi personaggi del fumetto.
Non sempre due media vanno d’accordo tra di loro, o quantomeno spesso è difficile cercare di carpire l’equilibrio che possa far diventare un fumetto cult in un ottimo film con attori in pelle e ossa.
Non parliamo più di disegni su di un foglio di carta, parole onomatopeiche che suggeriscono la spettacolarità degli scontri fra i supereroi oppure la piena libertà di creare sceneggiature fuori dal normale: qua si parla di cinema e di attori che ci mettono la faccia.
Un eroe in calzamaglia spesso può rendersi ridicolo su celluloide se non supportato da un buon regista, un’ottima sceneggiatura ed i migliori effetti speciali su schermo.
La saga degli X-men, su grande schermo, non ha mai sofferto di questi problemi: a partire dai primi due film diretti dal talentuoso Bryan Singer, tutti gli episodi apparsi al cinema hanno restituito sempre un ottimo feedback allo spettatore amante del fumetto, come a quello che apprezza gli effetti speciali e i film d’azione in generale.
Anche stavolta, grazie all’aura protettiva e ispiratrice del creatore del fumetto Stan Lee, gli X-men non sbagliano il colpo.
Finalmente scopriremo le origini di coloro che hanno iniziato la più grande battaglia fra i mutanti, rei secondo gli uomini normali di possedere poteri eccezionali e spesso pericolosi.
Proprio gli esseri umani saranno l’obiettivo da stanare per Erik Lensherr, quel Magneto che finalmente potremo osservare fin da bambino, da quando riuscì a scoprire i suoi eccezionali poteri mentali all’interno del campo di prigionia per gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Non poteva mancare nemmeno la presenza dell’idealista professor Charles Xavier, ancora giovane e capace di camminare con le sue gambe.
Con la loro amicizia si intreccia la storia dei primi mutanti a fare la loro conoscenza, reclutati proprio da loro due per capire come far comprendere a tutti questi esseri particolari di come la differenza sia spesso una ricchezza e non una condanna.
Un intreccio narrativo che, come negli altri episodi, punta i riflettori su tematiche delicate come il razzismo e la paura del diverso, miscelate assieme all’eterno fascino dell’eroe spesso afflitto da problemi esistenziali e da esperienze dolorose, specialmente parlando del personaggio Magneto.
Anche in X-men – L’inizio, il bene e il male non sono due sentimenti distinti l’uno dall’altro, proprio come ne conviene nelle storie moderne e comunque più riuscite.
Magneto non nasce cattivo e non diventerà solo un cattivo. Saranno poche le distinzioni fra buoni e cattivi tipiche delle storie di supereroi datate e un po’ noiose.
Merito della sceneggiatura originale del fumetto, ispirata da un geniale Stan Lee, risalente addirittura al 1963.
Il risultato che si può gustare al cinema è la perfetta trasposizione di un fumetto in un film, con qualche accorgimento in fatto di spettacolarità e qualche piccola sistemazione a qualche personaggio (come successe a Wolverine, che nel fumetto aveva un aspetto e un comportamento molto più “bestiale” e rozzo).
Oltre Magneto e Xavier altri personaggi sveleranno il loro passato, come Bestia e Raven. Mancherà all’appello Wolverine nella fisionomia di Hugh Jackman, che però farà una rapida apparizione (e a cui è già stato dedicato un film sulle sue origini).
Anche se il cast del film accoglie attori forse leggermente meno noti rispetto a quelli degli altri episodi, uno statuario Kevin Bacon delizierà gli spettatori rappresentando il vero cattivo di turno senza alcuna umanità, intento a scatenare una terza guerra mondiale e nemico giurato di Magneto per gravi motivi personali.