La comunità di recupero per la tossicodipendenza di Villa Maraini è teatro di quattro storie che coinvolgono ragazzi e ragazze vittime della tossicodipendenza.
Vietato morire è un documentario girato quasi come se fosse un film, in cui la veridicità delle scene vuole indurre lo spettatore a capire fortemente quale abisso possa essere la dipendenza dalle droghe.
La calata romana degli attori, generalmente frivola e sinonimo spesso di allegria, non riesce stavolta a spezzare la drammaticità di storie che sono, purtroppo, molto spesso vere e che non prevedono un lieto fine.
A Villa Maraini ci sono molte persone che dedicano la loro vita a queste persone bisognose di aiuto, e molti di loro sono ex-tossicodipendenti.
In questa modalità si può capire fino in fondo quanto possa essere difficile trovare tutta la buona volontà per eliminare questo vizio che ha come finalità solamente la morte.
Le immagini non vogliono ridurre i personaggi a meri involucri animati privi di senno ma rappresentano le amicizie, nonché gli amori occasionali, che si svolgono all’interno dell’edificio a Roma.
Il regista Teo Takahashi non vuole rinunciare a far sì che queste persone dimostrino in video tutta la loro umanità, soffocata nella droga autodistruttiva e comunque presente.
I rapporti personali tra coloro che si trovano a Villa Maraini sono vivi, sebbene sordidamente mossi dalla voglia di condividere, oltre che un rapporto di amicizia, anche una dose.
Vietato Morire sceglie di mostrare, con alcune interviste, una sincera confessione sul loro carattere e come si pongono di fronte a questa lacerante dipendenza.
Un collage di vita vera, unita (e separata) dalla voglia di “farsi”. E’ doloroso vedere casi di ragazzi che ripiombano nel vizio, dopo innumerevoli giorni in cui non facevano uso di droghe, per un semplice invito a “bucarsi” fatto nel momento in cui erano più vulnerabili del solito.
La droga appare così in tutta la sua orribile identità, come una “spada di Damocle” che pende sulla testa di tutti coloro che ne fanno uso, magari inconsapevolmente convinti di poter smettere facilmente da un momento all’altro.
Vietato morire è una visione importante per la capacità di mostrare l’inferno della vita di tutti i drogati, e riesce a far comprendere con efficacia che, oltre a frequentare persone intenzionate a donare aiuto, la cosa fondamentale per uscire da questo maledetto tunnel sia la volontà personale di uscirne.