Mitch Brockden è un giovane avvocato di successo pieno di sicurezza nelle sue capacità di procuratore. E’ talmente capace che riesce anche a sapere prima del verdetto del Giudice in aula come verrà espressa la sentenza. Ovviamente a favore al suo cliente.

Ma Mitch una sera beve un po’ troppo ed in macchina investe un ragazzo, all’apparenza pieno di ferite inferte dal suo Suv, ma in realtà vittima di una aggressione precedente.

Ma il giovane avvocato ha paura del futuro della sua brillante carriera, e chiama un’ambulanza  da un telefono pubblico ma non si fa trovare sul luogo dell’incidente.

In seguito scoprirà che un altro uomo è stato accusato dell’assassinio di quel povero ragazzo. La coscienza di Mitch barcolla (ma non molla), ed è deciso almeno a curare gli interessi legali di questo ipotetico assassino su quattro ruote.

Un ragionevole dubbio è un thriller fin troppo esplicito. Sebbene la prima mezz’ora di film riservi qualche scena abbastanza emozionante, dopo pochi attimi tutto quello che si poteva sapere sul colpevole nonché cattivo del film che uccide tante innocenti persone è rivelato al povero spettatore,  basito e voglioso di provare palpitazioni come fu con quei bei cult tipo Seven.

Ma Un ragionevole dubbio non è di certo fatto della pasta cinematografica del filmone con Brad Pitt, perché stavolta non si salterà dalla sedia per le emozioni forti, ma si lotterà con se stessi per evitare una lunga carrellata di sbadigli l’uno collegato all’altro senza soluzione di continuità.

Il film non è brutto nell’accezione che diamo ad un’opera realizzata con poco impegno o con soluzioni visive sgradevoli, solo che resta difficile comprendere che utilità abbia mostrare l’ennesimo thriller che non ha nessun merito.

Un ragionevole dubbio non emoziona e non crea alcuna suspense. Il protagonista, leggermente antipatico, si muove sulla scena spesso con il sangue freddo di un poliziotto attempato.

Il serial killer Samuel L. Jackson fatica a delineare una struttura emotiva credibile al suo personaggio, che fino a pochi momenti prima se la prende con gli ex galeotti, ma poi diventa un sanguinario uccisore di donne con figli al seguito.

Perdonate il piccolo spoiler, ma era indispensabile il concetto per descrivere la grande perplessità che si prova dopo che si è guardato questa pellicola.

Un’ora e mezza di un film che narra tutto quello che deve in poco più di 40 minuti, e lo fa con un’estrema disattenzione per tutti gli stilemi tipici del genere del film, che dovrebbero trasmettere ansia, angoscia, azione o quantomeno un po’ di sano divertimento.

Nessuno di questi elementi si ravvisa nella visione di questo film, che risulta privo di una sua personalità.

Dove vedere Un ragionevole dubbio
COMMENTO
Un’ora e mezza di un film che narra tutto quello che deve in poco più di 40 minuti, e lo fa con un’estrema disattenzione per tutti gli stilemi tipici del genere del film, che dovrebbero trasmettere ansia, angoscia, azione o quantomeno un po’ di sano divertimento. Nessuno di questi elementi si ravvisa nella visione di questo film, che risulta privo di una sua personalità.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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