Talk to Me è un film che, fin da quando è arrivato nelle sale americane nel 2022, ha fatto parlare molto di sé. A cominciare dal fatto che la pellicola in Usa era vietata ai minori di 17 anni non accompagnati dai genitori.
Un divieto che dimostra perfettamente come le tematiche e le scene rappresentate in questo film siano piuttosto disturbanti.
Talk to Me ottiene subito un grande successo di pubblico e critica, basti andare sul sito Rotten Tomatoes, che da anni orienta il pubblico americano nella scelta di film e serie televisive, per vedere come campeggi il logo “fresh”, che stabilisce come le recensioni positive siano maggiori di quelle negative.
I registi di Talk to Me sono Danny e Michael Philippou, due youtubers di successo che da anni intrattengono la loro platea virtuale con video perlopiù horror con venature comiche e volutamente sopra le righe.
Distribuito da A24, etichetta nata nel 2012 che ha portato nei cinema film come il pluripremiato Everything Everywhere All at Once, l’ultimo film di Ari Aster Beau ha paura e la pellicola che ha sancito il grande ritorno sulle scene di Brendan Fraser, The Whale, Talk to Me arriva in Italia grazie a Midnight Factory, azienda leader nella distribuzione di film di genere horror.
MAI PORGERE UNA MANO AL MONDO DEI MORTI
Quando perdi una madre in giovane età la vita sembra non sorriderti più. Lo sa bene Mia (Sophie Wilde), che solo due anni fa ha patito uno dei più grandi dolori della sua vita.
Mia da quel tragico giorno in cui ha dovuto dire addio alla persona più importante della sua vita ha cercato in tutti i modi di risollevarsi, soprattutto stando assieme alla sua carissima amica Jade (Alexandra Jensen), una ragazza che le dona volentieri attenzioni per cercare di risollevare il suo morale.
Mia si sente parte di una famiglia quando si trova a casa di Jade, perché può godere anche delle attenzioni di sua madre Sue (Miranda Otto) e della simpatia del fratello minore Riley (Joe Bird).
Il rapporto di Mia con i suoi pari non è dei migliori, perché la ragazza si trova spesso fuori luogo durante le confusionarie feste in cui si fa gara a chi beve di più rischiando di perdere i sensi.
L’unico ragazzo a cui volge la sua attenzione Mia è Daniel (Otis Dhanji), suo caro amico fin dall’infanzia che intrattiene una relazione superficiale con Jade.
Durante un ritrovo che sembrava essere uguale a tanti altri, alcuni ragazzi tirano fuori una mano imbalsamata e una candela, accennando al fatto che se qualcuno stringe questo arto inanimato e recita la parola “parla con me”, potrà vedere degli spiriti.
Incuriosita Mia decide di prestarsi come volontaria di questa strano gioco, scoprendo sbigottita come i suoi occhi siano riusciti a vedere strane presenze una volta che ha recitato quelle fatidiche parole.
UN GIOCO PERICOLOSO
Oltre a vedere questi spiriti, è possibile anche essere posseduti da questi ultimi, per vivere così una esperienza soprannaturale incredibile.
Queste possessioni non devono durare più di novanta secondi, perché queste presenze potrebbero restare dentro il corpo dei vivi anche dopo l’interruzione del macabro rituale.
Incuranti dei pericoli che un passatempo del genere possa procurare, Mia, Jade e Daniel iniziano ripetutamente a vivere queste terribili esperienze.
Ogni possessione è filmata dai telefonini sempre in mano ai loro amici, pronti a condividere questi incredibili momenti con la numerosa platea virtuale dei social media in nome della ghiotta possibilità di diventare popolari.
Sebbene spaventato, anche il minorenne Riley vuole provare l’ebrezza di donare momentaneamente il suo corpo a un essere dell’aldilà.
Il gesto di Riley rappresenterà il punto di non ritorno per Mia, che la trascinerà in un baratro di sofferenze inimmaginabili.
NON ENTRARE AL CINEMA SE SEI TROPPO GIOVANE
Oggigiorno leggere che un film è vietato a una determinata fascia di età è abbastanza raro, visto che le case di distribuzione tendono a evitare questi limiti imposti, perché oggettivamente proibiscono ad una vasta platea di poter vedere il film e quindi l’eventuale successo del lungometraggio al box office potrebbe essere ridimensionato.
Talk to Me è una delle poche pellicole a cui viene imposto un obbligo per i minorenni. Un obbligo che, dopo aver visionato la pellicola, ritengo essere giustificato.
Sebbene il teen horror di Danny e Michael Philippou possa sembrare, dopo una superficiale lettura della sinossi, il tipico esempio di pellicola confezionata per i giovani amanti di questo genere cinematografico a caccia di facili emozioni, la realtà è tutt’altra.
Talk to Me, superata l’impasse della sospensione dell’incredulità, che costringe a pensare che sia quasi normale per dei ragazzi intrattenersi con una mano rivestita di ceramica che fa letteralmente vedere i morti, ha la capacità di offrire scene dall’alto tasso emozionale e una trama per niente superficiale.
Le paurose vicende che coinvolgono Mia non vogliono spaventare tramite i classici jumpscare, utili solo a scuotere momentaneamente lo spettatore quasi per gioco, ma si servono di emozionanti scene che riescono perfettamente a raffigurare il trauma che sta vivendo la giovane protagonista.
Talk to Me è abile nel raffigurare le maligne presenze che questa mano finta riesce a evocare. Non sarà tanto il disgustoso aspetto di questi spiriti a impressionare, quanto il loro ripugnante comportamento, che si esplica in rappresentazioni distorte della sessualità e attraverso gesti autodistruttivi incredibilmente violenti.
Inoltre, qualsiasi spettatore minimamente empatico, non potrà esimersi dal provare una pena sconfinata quando conoscerà più a fondo le dinamiche che hanno portato alla morte la madre di Mia e, soprattutto, quando assisterà alla visione delle pene fisiche che provano le inermi e giovani vittime di questi agghiaccianti abitanti della dimensione dei morti.
Proprio attraverso queste caratteristiche, Talk to Me riesce con successo a coinvolgere emotivamente e a far provare spesso sentimenti di angoscia.
Sentimenti che si provavano durante la visione di alcune pellicole horror degli anni ’70, come The Sentinel, anch’esso un film che sapeva infondere terrore e senso di forte disagio mostrando anime dannate raffigurandole come anziani dediti a peccaminose orge in nome di una condotta deplorevole.
Talk to Me si ispira fortemente a questi pilastri del genere horror, mettendo stavolta al centro della narrazione giovani odierni che, anestetizzando le loro emozioni attraverso uno schermo del cellulare, sembra che non prendano sul serio nemmeno il pericoloso e misterioso mondo dei morti.