Liesel è una bambina che ha perso il fratellino ed è costretta a crescere in una famiglia che non è la sua, perché la madre naturale non ce la fa a garantire il suo sostentamento.

Sono gli anni di Hitler e dell’oscuro nazismo, e Liesel capirà presto che l’umanità in quegli anni è un lusso che pochi possono permettersi.

Storia di una ladra di libri è un racconto cinematografico sicuramente adatto ad una fascia d’età giovane, se non giovanissima.

Sebbene il setting sia ambientato negli aspri anni del Führer, la regia non vuole sporcare il racconto di chiazze di sangue mostrate su schermo, e si limita ad accennare alla spiacevole “caccia agli ebrei” che in quegli anni i tedeschi praticavano fra le strade dei paesi della Germania.

Proprio il paesino in cui è ambientato il film gode di una rappresentazione curata e dai toni, se mi passate il termine, “fiabeschi “per come le casette che sputano fumo dai camini sono ricoperte di neve.

La scenografia è molto curata, mentre la sceneggiatura punta tutta l’attenzione sulla giovane protagonista femminile e sulla sua nuova famiglia, fatta di un padre affettuoso che è ostinato a non iscriversi al partito Nazista, e di una madre che sotto il suo atteggiamento di donna cinica, in realtà ha un cuore pronto a battere per gran parte dei bisognosi ebrei.

Proprio uno di loro,  di nome Max, si farà ospitare per mesi dentro la loro umile cantina per evitare la rappresaglia tedesca, e rappresenterà il fulcro del rapporto di Liesle con la realtà, raccontata attraverso la flebile voce malaticcia di un giovane uomo reo di essere solamente ebreo.

Con Max ed il padre Leslie inizierà ad imparare a leggere, cosa che non ha mai potuto fare a causa della sua vita viziata da una famiglia inesistente a causa della guerra.

La lettura donerà a questo animo femminile così fermo la precoce maturità, anche se  in balia di eventi storici così enormi nella loro drammaticità.

Il film è girato con grazia, ma è afflitto da una certa lentezza nel rappresentare le giornate tutte uguali della nuova famiglia di Leslie.

Sebbene questo ritmo blando tolga una certa verve drammatica al canovaccio narrativo permette però ad un pubblico che ha una età poco adatta per osservare le nefandezze di quell’epoca di imparare cosa significa la disumanità di quegli anni, e soprattutto che nessuna persona può essere denigrata ed imprigionata perché di nazionalità ebrea.

Nel film vengono poi rappresentati anche gli attacchi all’informazione da parte dei nazisti, che si esplicavano con la distruzione totale di libri dati alle fiamme.

La forza d’animo di Leslie, che riesce a salvare alcuni volumi dal fuoco, dimostra come la conoscenza sia il modo migliore per allontanare l’ignoranza ed abbracciare il confronto.

Un altro concetto di importanza seminale che rende il film apprezzabile dal punto di vista concettuale.

Dove vedere Storia di una ladra di libri
COMMENTO
Sebbene il ritmo blando del film tolga una certa verve drammatica al canovaccio narrativo, la struttura lenta permette però ad un pubblico che ha una età poco adatta per osservare le nefandezze di quell’epoca di imparare cosa significa la disumanità di quegli anni, e soprattutto che nessuna persona può essere denigrata ed imprigionata perché di nazionalità ebrea.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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