Eve è una ragazza che è stata rapita da mesi. Mangia poco, è incatenata ad un materasso sporco e ha poche speranze di salvezza.
Ma la speranza a volte si nasconde dietro un mattone che Eve riesce a prendere in mano, ed a trasformarlo in un’arma contundente che farà cambiare nettamente la prospettiva di vita del suo aguzzino.
“Reversal” è un thriller angosciante, montato con scene veloci e stacchi della telecamera che vogliono (e riescono con successo) a far comprendere allo spettatore che la lunga agonia di Eve da prigioniera si sta trasformando in una letale vendetta.
Il suo rapitore sembra essere l’unico uomo che dovrà essere giustiziato dalla ragazza, ma non è così. La sceneggiatura riesce a mostrare con efficacia diverse scene legate al presente ed al passato che compongono il puzzle della vita degli ultimi mesi della ragazza, poco prima che la sua libertà venisse soffocata.
Eve riesce a liberarsi in piena notte, e proprio assieme all’oscurità notturna inizierà un viaggio dell’orrore che le mostrerà come il rivoltante uomo che vorrebbe uccidere presto abbia la capacità di svelarle verità scioccanti.
In questo modo inizia a dipanarsi sullo schermo cinematografico una ragnatela di violenza e di cattiveria che non coinvolge solo la protagonista, che, suo malgrado, avrà l’occasione di divenire una ragazza fondamentale per la vita di tante altre persone.
La notte è lunga, ma mai avara di sorprese. Orribili sorprese che sveleranno alla ragazza – che ora interpreta una vera e propria eroina – verità inaudite su persone alle quali sarebbe stato impossibile, solo poche settimane prima, imputare certe efferate azioni.
Un viaggio, proprio come scrivevo poche righe fa, costellato dall’angosciante presenza di diverse case dislocate in ambienti solitari. Abitazioni spoglie che sembra divengano esse stesse colpevoli di brutali violenze.
“Reversal” è un thriller pienamente riuscito, veloce nella sua regia, scaltro nella rappresentazione della violenza senza essere uno splatter oppure un “torture porn” , genere cinematografico che appartiene a film che mostrano torture inflitte agli attori su schermo.
La cattiveria è la nota del film che più impressiona. Quella cattiveria ancora più impressionante, perché appartiene a persone definite dalla società “normali”, magari con una famiglia e figli al seguito.
Meno di un’ora e mezza per spaventare, mettere tensione e mai annoiare lo spettatore. In sintesi, un film da promuovere.