Ellen Martin (Meryl Streep) e suo marito (James Cromwell) avevano solo intenzione di trascorrere una piacevole vacanza assieme, per ricordare i bei tempi andati in nome della loro amorevole unione.
Ma il destino a volte è intenzionato a rovinare i nostri piani e questo delizioso progetto vacanziero si trasforma in una tragedia per Ellen.
Una tragedia che porta l’anziana e battagliera signora ad indagare su presunte frodi assicurative che coinvolgono la città di Panama e migliaia di società offshore che fanno capo alla società di due bislacchi miliardari.
SOLO PER DENARO
Jürgen Mossack (Gary Oldman) e Ramón Fonseca (Antonio Banderas) sono due soci fondatori di uno studio che mette a disposizione innumerevoli società di comodo per rendere facile la vita finanziaria di miliardari.
Sfruttando i sotterfugi legali e sopratutto i paesi in cui la pressione fiscale è quasi azzerata, questi due uomini hanno creato un impero personale mettendosi a disposizione di soggetti che hanno estremo bisogno di celare i loro guadagni senza che il fisco possa controllarli.
Jürgen e Ramón si mostrano subito al pubblico mostrando un comportamento simpatico e gentile, che fa da apripista a tutta l’atmosfera ironica e leggera del film.
La pellicola non rinuncia, comunque, a mostrare un racconto cinematografico che sottolinei tutta la gravosa situazione che coinvolge la storia di Ellen.
Il plot del film si basa sul libro scritto dal giornalista premio Pulitzer Jake Bernstein, che grazie al suo giornalismo investigativo ha fatto luce sugli scandali che coinvolgevano proprio queste società di comodo.
Solo nel 2016 la stampa denuncia pubblicamente tutti i loschi affari della società Mossack Fonseca, proprio quella gestita da Jürgen e Ramón.
UNA REGIA COINVOLGENTE
Panama Papers offre al pubblico una regia che intrattiene e diverte. La sceneggiatura sceglie intelligentemente di dividere in capitoli la narrazione, per permettere di capire al meglio tutta l’intricata faccenda della Mossack Fonseca.
Il taglio filmico è divertente e squisitamente satirico: Oldman e Banderas sono quasi due macchiette che raccontano le loro disavventure, e nello stesso tempo imbastiscono una personalissima arringa utile a giustificare le loro azioni.
Il loro smisurato amore per il denaro e la ricchezza è solo un atteggiamento che gran parte del mondo civilizzato invita ad assumere, in nome della libertà di mercato che vige soprattutto nella grande America.
L’atmosfera che si respira durante la visione di Panama Papers è quasi tragicomica: il regista Steven Soderbergh è estremamente abile nel far apparire il suo film come convenzionale e quasi comico di primo acchito.
Un’abile mossa per irretire e catturare l’attenzione di chi osserva il film e per far comprendere meglio quanto dietro un’atmosfera spensierata, vi siano invece concetti estremamente importanti con cui imbastire innumerevoli discussioni.
LA VITA E’ TEATRO
Panama Papers oltre al taglio cinematografico brillante offre anche una scenografia quasi teatrale. Proprio come su di un palcoscenico di una pièce teatrale, gli attori che si succedono parlano guardando dentro l’obbiettivo della cinepresa e ricoprono diversi ruoli.
La bravura di questi attori in questo modo è sfruttata in diversi ambienti scenografici. Proprio parlando della scenografia è giusto sottolineare come il regista li faccia apparire decostruiti verso la fine dello spettacolo, per mostrare come lo spazio scenico sia solo una finzione architettata magistralmente, proprio come le società offshore di Jürgen e Ramón.