Montedoro, in Basilicata, è il luogo scelto dal regista Antonello Faretta per il suo film.

Nello specifico, è il piccolo paese di nome Craco a rappresentare il background per raccontare la vera storia di Pia Marie Mann, attrice americana protagonista del film, che si reca in questo luogo desolato ed abbandonato per cercare notizie sui suoi veri genitori.

Craco è un paese fantasma, abbandonato nel 1963 a causa di una violenta frana. Il luogo è discretamente famoso, perchè scelto come meta per girare alcuni film famosi da registi come Francesco Rosi e Mel Gibson.

La donna americana proviene da New York, dalle terre moderne americane, e si ritrova quasi dispersa e confusa nell’entroterra italiano.

Il suo viaggio è difficile da portare a termine, se non fosse per un gentile tassista che le procura un posto dove dormire, ma soprattutto alcuni contatti utili affinché possa arrivare a destinazione.

Craco è un luogo isolato, silenzioso, fatto di tante macerie, polvere ed innumerevoli ricordi. Ricordi che si stagliano nella mente di Pia senza un reale motivo mentre deambula tra le mura, quasi in procinto di frantumarsi, assieme a due donne vestite di nero ed un uomo che conosce il posto.

Il suo peregrinare è fatto di malinconia e dolore. La donna è cosciente che il suo passato non tornerà mai più, ma soprattutto i ricordi che vive sono nebulosi e poco chiari a lei stessa.

Ma alcune notizie arrivano a lei, come quella che descrive sua madre come una donna che fino all’ultimo giorno di vita ha vissuto nella casa in cui è nata.

La regia è statica, ed il racconto sceglie un incedere cinematografico lento, a tratti tedioso per la tematica triste che tratta.

Il parlato è poco, ed il più delle volte è in lingua inglese ed in dialetto lucano. Due lingue che abbisognano di sottotitoli per essere compresi perfettamente dagli spettatori.

Come dire che il globale, rappresentato dalla lingua americana e dal progresso, incontra il locale nella lingua parlata di questi posti oramai sperduti. Tutti e due gli idiomi godono però della stessa autorevolezza da come ce li presenta il regista, impreziositi, appunto, da sottotitoli che possano esprimere fino in fondo i concetti esposti.

Montedoro è un film particolare, che si prefigge di essere una sequela di ricordi del paese che fu, rappresentati da attimi fugaci in cui quest’ultimo era popolato da anime vive.

Quasi una rassegna fotografica di momenti che furono nella mente della protagonista americana. Una pellicola monotematica, di discreta atmosfera e di valore storico.

Difetto del film è la sua sceneggiatura, orientata solamente a rappresentare le esperienze della protagonista, cosa che potrebbe lasciare alcuni spettatori indifferenti.

Dove vedere Montedoro
COMMENTO
Montedoro è un film particolare, che si prefigge di essere una sequela di ricordi del paese che fu, rappresentati da attimi fugaci in cui quest’ultimo era popolato da anime vive. Quasi una rassegna fotografica di momenti che furono nella mente della protagonista americana. Una pellicola monotematica, di discreta atmosfera e di valore storico.
6
Articolo precedenteVeloce come il vento – Recensione
Articolo successivoZona d’ombra – Recensione
Luca Spina
Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
montedoro-recensioneMontedoro, in Basilicata, è il luogo scelto dal regista Antonello Faretta per il suo film. Nello specifico, è il piccolo paese di nome Craco a rappresentare il background per raccontare la vera storia di Pia Marie Mann, attrice americana protagonista del film, che si reca...