Veloce come il vento è sicuramente il film rivelazione della stagione cinematografica italiana.
Quest’ultima, già arricchita di successi come Lo Chiamavano Jeeg Robot, Youth – La Leggerezza e Perfetti Sconosciuti, e’ impreziosita anche dal nuovo lavoro di Matteo Rovere, regista emergente ma dal futuro già segnato di grandi successi.
Veloce come il vento non e’ un film per tutti ma è di sicuro l’emblema del momento di rinascita del nostro cinema, perché rappresenta un progetto nuovo e accattivante.
Il film racconta una storia bellissima, ispirata al mitico e controverso campione automobilistico Carlo Capone, assieme a delle interpretazioni che meriteranno premi e riconoscimenti.
La storia gira intorno alla figura della pilota GT Giulia de Martino (interpretata da Matilde de Angelis) che, a causa della prematura scomparsa del padre, è costretta a fare i conti con il fratello Loris (Stefano Accorsi), ex pilota e oggi relitto della società a causa della tossicodipendenza.
A causa della scomparsa del padre, allenatore e mentore di Giulia, il destino di una famiglia sarà cosi di colpo nelle mani dei due fratelli, che si troveranno a dover chiudere la stagione automobilistica cercando di confortarsi l’uno con l’altro in un disperato scambio di aiuti reciproci.
Rovere ci mette il cuore: armonizza una storia scandita dai rumori incessanti dei circuiti automobilistici e dagli assordati silenzi dei protagonisti, invischiati in una lotta per sopravvivere che stringe l’animo fino all’ultimo secondo del film.
Un capolavoro dunque, una trama variopinta di sfumature grigie che rispecchiano l’animo umano e la vita stessa di certi soggetti, contenti di essere “…disperati, tanto ormai siamo in pochi ad esserlo…”, come dice Accorsi in una scena della pellicola.
I personaggi poi sono la ciliegina sulla torta; belle ed emozionanti le storie, oltretutto ispirate comunque alla realtà, magistrali le interpretazioni degli attori in ballo in questo Rombo di tuono tutto girato tra l’Emilia Romagna, i circuiti italiani e la provincia di Matera.
Matilde de Angelis colpisce per la sua espressività: la diciassettenne nel film e’ una pilota determinata, una donna sensibile che nasconde tutte le debolezze di una ragazza tormentata e cresciuta fin troppo in fretta.
Deliziosa. Ma chi stupisce di più in questo film, e forse in tutta la stagione cinematografica, è Stefano Accorsi.
Il suo Loris, deperito e tossicodipendente, segna la più grande prova sul grande schermo dell’attore bolognese, dimagrito molti chili per demarcare ancora di più la vita distrutta dell’eroe decaduto, spintosi al limite proprio come faceva quando era al volante.
Accorsi con questa prova delinea una linea immaginaria di qualità, alzando l’asticella e portandola ad un livello con cui, chiunque in Italia, da oggi in poi dovrà fare i conti.