E’ da anni che il cinema prende spunto o trafuga bonariamente idee dal mondo dei fumetti. Pensate solo a quante soddisfazioni (e soldi) hanno portato ai botteghini cinematografici e alle case di produzione, per esempio, le decine di film ispirati al cavaliere oscuro Batman oppure a quelli dell’affascinante universo Marvel made in Disney.
In questi anni, in cui il fervente mercato dello streaming casalingo ha il suo maggior rappresentante nel servizio Netflix, anche le produzioni destinate all’home video hanno pensato bene di comprare e sfruttare i diritti dei fumetti per ricavarne un film, oppure, ancora meglio, una bella serie televisiva, che ormai sembra essere il medium che va per la maggiore all’interno dell’emozionante mondo dell’entertainment.
L’ultima produzione Netflix si rifà proprio ad una quotata graphic novel, precisamente dagli autori Joe Hill e Gabriel Rodriguez. Sto parlando di Locke & Key, che dalle profumate pagine cartacee è pronta per diventare una divertente serie televisiva composta da dieci episodi in totale.
UNA FAMIGLIA DISGREGATA
La famiglia Locke non sta passando un periodo propriamente sereno. La morte del pater familias Rendell Locke (Bill Heck) in circostanze violente e soprattutto inaspettate ha creato una profonda ferita emotiva in tutta la famiglia, composta dalla moglie Nina (Darby Stanchfield) e dai figli Tyler (Connor Jessup) , Kinsey (Emilia Jones) e il piccolo Bode (Jackson Robert Scott).
Dopo questo doloroso lutto, i Locke sono pronti per cambiare vita e trasferirsi nella casa dei loro antenati, la suggestiva Keyhouse. L’enorme magione nasconde al suo interno moltissimi misteri, a cominciare dalla presenza di diverse chiavi magiche che riescono a donare al loro possessore incredibili poteri.
Sembra proprio che la casa dove Rendell aveva vissuto da giovane con il fratello Duncan (Aaron Ashmore) sia in qualche modo collegata alla morte prematura dell’uomo. Il mistero è circondato da un’aura magica e tenebrosa: investigare sul passato è indispensabile per ottenere preziosi indizi che potrebbero portare alla risoluzione dell’enigma della sua assurda morte.
I GOONIES INCONTRANO HARRY POTTER
I film che ho citato sono indispensabili per far comprendere come la sceneggiatura di Locke & Key preveda che i protagonisti siano giovani, tutti alla ricerca di un misterioso tesoro, e debbano scontrarsi con forze magiche e maligne contando sul gioco di squadra, proprio come nei fortunati romanzi scritti da J. K. Rowling.
Dai primi fotogrammi dell’episodio iniziale, in cui una splendida regia aerea riprende la macchina della famiglia Locke intenta a macinare chilometri per raggiungere la loro nuova casa, epicentro di una vita che necessariamente deve ricominciare da zero, si respira aria da progetto seriale ben confezionato e soprattutto promettente.
Se le premesse sono buone, anche gli episodi seguenti di certo non deludono: la sceneggiatura è riuscita a caratterizzare quasi ogni episodio di una sua forte identità narrativa, non solo pensando all’attenzione risposta al profilo psicologico dei componenti della famiglia Locke (non per niente uno dei creatori della serie, Meredith Averill, ha già partecipato alla splendida serie Hill House), ma anche rifacendosi ai veri protagonisti di Locke & Key, proprio quelle favolose chiavi con cui è possibile sbizzarrirsi in modi che definire fantasiosi è limitante.
E’ praticamente impossibile annoiarsi durante la visione della serie, perché si è molto invogliati a fare Binge Watching anche solo per scoprire quale nuove diavolerie nascondano le numerose chiavi del racconto.
TRE RAGAZZI IN CERCA DI UN EQUILIBRIO
E’ molto difficile per Tyler, Kinsey e Bode abituarsi alla loro nuova vita. Una nuova città, nuove amicizie e il ricordo di loro padre ancora vivido che rende doloroso andare avanti.
Locke & Key prevede un plot che non vuole solamente intrattenere lo spettatore con effetti speciali e trovate divertenti, ma ha anche l’ardire di offrire una dimensione emotiva e personale ai loro personaggi principali.
Se per Bode, il piccolo della famiglia, in qualche modo è più semplice cancellare le ferite dolorose che si rifanno alla mancanza del padre, Tyler e Kinsey, nel pieno della loro adolescenza, soffrono notevolmente per la perdita di un faro maschile nella loro quotidianità.
Le avventure che i due ragazzi vivranno saranno ideali per permettere loro di accrescere la propria autostima e diventare ragazzi più maturi. La presenza di un nemico da affrontare durante la loro scoperta di sé stessi, permetterà di misurare il proprio coraggio e una determinazione che sembrava essersi persa tra le numerose lacrime spese per il padre.
Un ragazzo in calzamaglia recitava che “da un grande poteri derivano grandi responsabilità”. La stessa cosa possiamo evincerla durante la visione di Locke & Key.
EFFETTI SPECIALI E RECITAZIONE
Essendo chiaramente fantastico il contenuto della serie Locke & Key, è normale aspettarsi l’uso di effetti speciali per mettere in scena situazioni fuori dal normale.
La serie televisiva presenta effetti ben riusciti, che riescono perfettamente a mostrare situazioni emozionanti e visivamente adrenaliniche. Sebbene prima dell’inizio di qualche episodio dello screener che Netflix gentilmente ci ha offerto vi era un grosso disclaimer che recitava come proprio l’uso della computer grafica non fosse ancora definitiva, non ho ravvisato alcuna particolare sbavatura nell’uso degli effetti digitali.
Forse qualcosa di più poteva essere fatta in determinati momenti in cui compare Bode, in cui la grafica digitalizzata risulta in parte innaturale e si nota fin troppo bene l’uso del computer. Un plauso invece ad alcune trovate degli sceneggiatori per mettere in scena le potenzialità delle magiche chiavi, che sono state rielaborate diversamente rispetto al fumetto ma appaiono coinvolgenti come nella lettura originale grazie all’uso di una splendida scenografia.
L’attrice Darby Stanchfield, nei panni della vedova Nina, è sicuramente quella più brava nell’esprimere un discreto numero di emozioni diversificate e sempre molto importanti. Si comportano bene anche i giovani attori Connor Jessup e Emilia Jones, intenti ad essere protagonisti loro malgrado di una incredibile avventura in cui magia, orrore e pathos si mescolano.
Jackson Robert Scott, che impersona Bode, è leggermente inespressivo in alcuni momenti, anche se la sua presenza di tipico personaggio spielberghiano con pochi anni sulle spalle ma molto coraggio e forza d’animo, rende la storia sicuramente più coinvolgente.
Chiude la rassegna del cast principale Aaron Ashmore, nella serie lo zio di Tyler e Kinsey. La sua presenza è abbastanza marginale durante il racconto, e la sua performance attoriale appena sufficiente forse soffre anche del suo ruolo secondario.