La scena dei videogiochi “indie” è spesso ricca di piccoli, grandi, progetti che hanno molto da offrire, soprattutto in termini artistici.

Non sempre la scena indie è sinonimo di qualità eccelsa e di elevato estro artistico, sia inteso, ma il discorso è differente per Little Nigtmares.

Progetto dello studio Tarsier, questo Little Nightmares è distribuito da Bandai Namco, cosa che offre una enorme visibilità al titolo in questione e che lo rende disponibile anche per console come PS4 ed Xbox One, cosa ben diversa se fosse uscito solo nello store Steam, per fare un esempio.

Una visibilità che, dopotutto, in gran parte Little Nightmares si merita. Il gioco ci mette nei (magri) panni di Six, una bambina  vestita di uno spolverino giallo che sfugge da un oscuro ed angosciante complesso che sembra una sorta di carcere.

I luoghi che Six visiterà non solo saranno privi di molta illuminazione, ma anche frequentati da creature enormi ed orribili nelle loro fattezze, con lunghe braccia oppure corpi distrutti dall’enorme mole di grasso che li ricopre.

Il gioco, fin dalle prime schermate, ricorda molto, nella sua giocabilità, un altro piccolo capolavoro della scena indie di nome Limbo. Six, proprio come nell’oscuro gioco citato, si muove per gli stage potendo solamente camminare, arrampicarsi e correre.

Six non potrà reagire agli attacchi delle misteriose creature che lo braccano, ma avrà la possibilità di nascondersi agilmente sotto un mobile oppure dentro gli innumerevoli anfratti che contraddistinguono la struttura di questa fatiscente costruzione.

Ma il giocatore appassionato non sarà portato a pensare solo a Limbo intraprendendo il viaggio di Six, ma anche al regista Tim Burton, per la generale direzione artistica della creature e delle loro fattezze  decisamente fantasiose.

C’è anche lo zampino del capolavoro chiamato Another World uscito per Amiga negli anni ’90. Ho pensato al gioco targato Delphine Software incontrando delle piccole creature nere vermiformi che dovremo spesso evitare saltando e correndo. Sembrano proprio quelle del grande classico che uscì sul computer Commodore!

Il piccolo Six, personaggio decisamente misterioso, potrà contare sulla flebile luce di un accendino per rischiarare piccole parti dello stage, cosa ideale per orientarsi e vedere meglio alcuni oggetti importanti per risolvere puzzle ed enigmi, che non saranno mai troppo difficili da risolvere.

Il protagonista spesso dovrà rispondere al richiamo della fame, sottolineato dal “ruggito” dello stomaco che brontola. La carne è l’alimento che Six preferisce. Qualsiasi tipo di carne, da come scoprirete più avanti giocando.

Little Nightmares è un gioco riuscito, ma che soffre di una sceneggiatura fin troppo misteriosa e di una durata di gioco decisamente esigua, due elementi che potrebbero mettere in serio dubbio l’acquisto del prodotto, anche se quest’ultimo può vantare un ottimo prezzo budget.

COMMENTO
Direi una bugia se affermassi che giocare a Little Nightmares sia noioso oppure privo di fascino. Lungi da me fare questo tipo di affermazioni, perché il piccolo ed appetibile progetto di Tarsier ha dalla sua diversi pregi che sicuramente lo rendono un prodotto da tenere in considerazione. A partire dalla grafica, ben riuscita con l’Unreal Engine che assicura una buona resa dei modelli tridimensionali e delle illuminazioni, queste ultimi credibili e funzionali per mostrare un impianto scenico a tratti impressionante. La telecamera virtuale si esibirà in panoramiche con carrellate all'indietro, ideali per mostrare la scenografia fatta di costruzioni architettoniche fantasiose che non faranno rimpiangere quelle di Oddworld ai tempi di PSOne. Anche la giocabilità è riuscita, a parte qualche piccola imperfezione che si ravvisa di tanto in tanto quando Six deve arrampicarsi o saltare verso qualche sporgenza. Il gioco riesce anche a veicolare una certa tensione nel giocatore. Di certo la sedia resterà ben salda sotto il vostro sedere durante le peregrinazioni di Six, segno che non patirete grossi spaventi, ma qualche volta avere un gigante enorme che vuole stritolarvi oppure mangiarvi sarà sicuramente un’esperienza ansiogena. Il principale punto interrogativo riguardo Little Nightmares, oltre alla breve durata (la mia esperienza è durata poco meno di cinque ore), è quella della sceneggiatura. L’ambientazione è fascinosa, misteriosa e coinvolgente. Peccato che, oggettivamente, non esista alcuna storia che possa essere raccontata riguardo le peripezie di Six. Quest’ultimo incontra alcune mostruosità ed altri personaggi fantasiosi, senza che il giocatore possa capire il senso dell’avventura. Sebbene raccontare storie che possano solleticare la fantasia del giocatore sia divertente, nel caso di Little Nightmares colui che gioca è difficile che possa creare valide teorie riguardo il confuso impianto narrativo. Un vero peccato, perché sebbene si possa chiudere un occhio sulla brevità dell’esperienza, concetto che non tutti gli appassionati credono sia così importante, finire l’avventura senza sapere praticamente nulla della trama è abbastanza disorientante. A parte questi difetti, torno a ribadire che Little Nightmares è un videogioco molto valido e potenzialmente degno di essere giocato. Speriamo in un bel DLC che possa dirci di più sulla vita della sfortunata Six.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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