La figura del Presidente Lincoln non è mai stata descritta, al cinema, con questa dovizia di particolari della sua vita personale, ma soprattutto quella politica.

L’ultima fatica di Steven Spielberg mette in scena gli ultimi mesi del famoso Presidente americano, e sceglie di rappresentare un racconto che descriva, minuziosamente, tutto l’operato politico che fece sì che gli uomini di colore non dovessero più subire la perdita della libertà personale.

I lunghi, a tratti lunghissimi, 145 minuti mostrano l’opera di profonda convinzione che il Presidente dovette fare per racimolare i pochi voti che potessero far vincere la causa degli “abolizionisti”.

Nel frattempo, imperversava la guerra civile in America fra il Nord ed il Sud, e file di cadaveri si mischiavano alla poltiglia fangosa in mezzo ai terreni solcati dai cavalli.

La regia non vuole insistere sul lato spettacolare della vicenda, e sullo schermo si mostrerà giusto un accenno delle baruffe violente che coinvolsero tanti americani pronti a morire per la loro causa.

Il resto del film è basato sulla figura di Lincoln, ma anche sulla splendida interpretazione di Daniel Day-Lewis, praticamente irriconoscibile sotto il trucco che lo rende una delle più grandi figure storiche dell’America.

Il suo profilo importante per la forma spigolosa del naso e del mento, si riflette agli occhi degli spettatori grazie al valente uso delle luci in scena.

Sua moglie, interpretata da una non meno eccezionale Sally Field, sa esprimere con grazia e giusta ansia per la sofferta perdita di uno dei figli a causa di una malattia, e come non riuscisse ad accettare che un altro figlio volesse sposare la causa della guerra ed arruolarsi.

Problematiche importanti per la donna, che fanno comprendere come dietro all’uomo Lincoln forte, sarcastico e generalmente pacifico nei suoi comportamenti, si nascondesse anche un tormento non indifferente per il rapporto con sua moglie così difficile.

Il resto di questa ricercata, immensa ed impeccabile ricostruzione storica cinematografica, offre tutta una serie di scene prive di vitalità, per offrire, invece, tantissimi dettagli della vita politica che investiva il Presidente.

Lo sforzo per seguire questi iter parlamentari e dialettici del protagonista e dei suoi colleghi spesso appare molto impegnativo, soprattutto se non amate il cinema fatto di parole più che di fatti.

Lincoln è un film quasi documentaristico per tutti i particolari, sicuramente interessanti, che svela per far comprendere come si poté arrivare al compromesso che potesse fare abolire la schiavitù.

Tante personalità del Partito Democratico dovettero essere convinte una per una affinché potessero capire che la schiavitù era un grosso errore.
Uomini di spicco che cambiarono il loro pensiero, anche se non potevano ammettere, davanti alla legge, che l’uguaglianza razziale fra bianchi e neri fosse possibile.

Incredibile notare come allora vinse la causa della liberazione ma rimase la convinzione che i bianchi fossero una razza diversa.

Questo film offre tanti spunti dialettici, che magari già molte volte sono stati affrontati al cinema, ma ha dalla sua parte la capacità di rendere reali molte situazioni storiche che mai nessuno è riuscito a trattare in modo così completo.

Uno Spielberg impegnato, questo, lontano dai suoi progetti più fantasiosi, ma non per questo meno propenso a meravigliare chi vedrà questo film per le profonde, scomode, verità che riesce a rendere vivide.

In un mondo ancora afflitto da una grossa disuguaglianza di fondo, il film acquista un’importanza non indifferente.

Dove vedere Lincoln
COMMENTO
Questo film offre tanti spunti dialettici, che magari già molte volte sono stati affrontati al cinema, ma ha dalla sua parte la capacità di rendere reali molte situazioni storiche che mai nessuno è riuscito a trattare in modo così completo.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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