Alberto (Riccardo Rossi) è un medico della mutua ma che in realtà avrebbe voluto fare il cardiologo. Una volta al mese presta servizio in un centro anziani dove collabora con una psicologa, Irene, (Anna Foglietta) è molto diversa da lui: maniaco e pignolo all’inverosimile lui, spontanea e disordinata lei.
Ma Alberto, separato dalla moglie da dieci anni, è anche il padre premuroso di Bianca, (Benedetta Gargari), una ragazza di 15 anni che sta per fare l’amore per la prima volta.
Scoperto il “fattaccio” leggendo “per sbaglio” il diario della figlia, Alberto escogiterà un piano per cercare di far desistere la figlia dall’intento: la porterà a cena con due vecchi amici, Marina (Fabrizia Sacchi) e Giovanni (Stefano Fresi) e cercherà di convincerla a rimandare la faccenda, forse a maturità ottenuta.
“La prima volta di mia figlia”, prodotto da Ascent e Dean Film con Rai Cinema è distribuito da Universal con 160 copie: si tratta dell’esordio alla regia del comico Riccardo Rossi, mattatore spesso in tv e soprattutto in teatro, dove da anni registra il tutto esaurito in varie parti d’Italia.
Questa pellicola, girata in sole quattro settimane e mezzo e con un budget molto ridotto, esce nelle sale della nostra penisola non a caso il giorno della festa del papà, per “celebrare” in un colpo solo tutte le ansie o timori che il capofamiglia possa avere nella sua esistenza: la crescita dei propri figli.
Peggio, della sua unica figlia. Alberto è un uomo metodico che vive in una bolla di finta realizzazione.
Questa bolla andrà piano piano in frantumi quando si troverà a parlare francamente alla figlia, non riuscendoci ed essendo piano piano disarmato dal linguaggio giovanile moderno, bisognoso di racconti, esperienze e ricordi e non di out out e gelidi rimproveri.
A quel punto Alberto, per cercare di comunicare con la figlia, dovrà per forza ammettere e riconoscere le proprie debolezze, re-inventandosi così un nuovo finale per il legame famigliare.
Il film è lo specchio di un regista all’esordio, con qualche piccolo errore stilistico e con un tessuto narrativo a volte troppo prolisso e statico, colmo di flashback e dialoghi a volte ridondanti.
A parte questo, La prima volta di mia figlia è anche qualcosa di sorprendentemente affascinante dovuto proprio alla grazia con cui il debuttante Riccardo Rossi racconta questo tema così consueto e di difficile conversazione.
Il film non è banale, anzi, i racconti dei protagonisti della loro “prima volta” sono puri, delicati e senza alcun fastidioso pregiudizio comico. Rossi, proprio durante questi flashback, dirige un secondo cast di giovani, spesso alla loro prima interpretazione cinematografica, in maniera autorevole e originale, un “Moccia 2.0” che potrebbe segnare una strada numerosa di altri brillanti racconti giovanili.