La recensione de La coda del diavolo, thriller tratto dal libro di Maurizio Maggi con protagonista Luca Argentero. In onda il 25 novembre 2024 su Sky Cinema Uno e in streaming su NOW.
È una Sardegna diversa quella che è ritratta nel film La coda del diavolo. Se siamo abituati a pensare all’isola italiana come una località illuminata dai raggi solari, la regia di Domenico De Feudis va controcorrente e mostra un perenne cielo plumbeo che ruba il colore e trasforma il paesaggio in una istantanea grigia e monocromatica.
In questo ritratto oscuro e desolante Luca Argentero ricopre il ruolo di Sante Moras, un ex poliziotto che ora lavora come guardia carceraria.
Un tempo Sante viveva a Torino e, per cause misteriose, ha dovuto cambiare lavoro e trasferirsi lontano dalla sua città natale.
Il personaggio di Luca Argentero è un uomo stanco, che riesce con fatica a dormire la notte e, proprio per questo motivo, sceglie spesso di dedicarsi ai turni notturni e accumulare straordinari.
Sarà proprio durante la notte che Sante si troverà coinvolto in un drammatico evento che cambierà la sua vita.
LE URLA DI UNA RAGAZZA CHE SI PERDONO NELLA CAMPAGNA SARDA
I primi minuti del film di Domenico De Feudis dimostrano chiaramente come questo thriller abbia un taglio narrativo asciutto e realistico.
La cinepresa riprende una località sperduta nelle terre sarde, ove una ragazza si trova imprigionata. Le sue urla sono soffocate dal fazzoletto che le copre la bocca e i suoi occhi sono così pieni di lacrime che quasi non si riesce a scorgere il loro colore.
Questa ragazza è prigioniera di un uomo dall’aspetto trasandato e con i vestiti sporchi, che si rivolge alla prigioniera con parole dal tono sprezzante in lingua sarda.
Gli eventi che succederanno saranno drammatici e costringeranno l’uomo in questione a venire a contatto con Sante Moras in prigione.
Il loro incontro darà vita a eventi inaspettati che faranno figurare Sante come colpevole di un omicidio, costringendolo a fuggire e a cercare di scovare la verità, una verità che trasuda di cattiveria e sangue.
BRACCATO
Sante riesce miracolosamente a fuggire dal carcere in cui lavora e a far perdere momentaneamente le sue tracce.
Il commissario Tommaso Lago (Francesco Acquaroli) diventa la sua nemesi, un uomo che è convinto della colpevolezza di Sante e deciso a tutti i costi di trovare l’uomo.
Non è facile per la guardia carceraria fuggire dalla (presunta) giustizia ma fortunatamente trova un’inaspettata alleata in Fabiana Lai (Cristiana Dell’Anna), abile giornalista che segue il caso che riguarda alcune ragazze scomparse e che vede in Sante l’uomo ideale affinché possa scoprire finalmente la verità.
Se all’inizio il ritmo narrativo del film di Domenico De Feudis era piuttosto esiguo, anche se impreziosito da un’atmosfera lugubre e soffocante, approfittando della fuga di Sante la cinepresa inizia a mostrare scene più movimentate, soprattutto quelle ambientate in strada, teatro di tamponamenti e inseguimenti pieni di pathos.
Anche quando Luca Argentero è impegnato a far fronte a combattimenti a mani nude contro personaggi immischiati in torbidi affari, La coda del diavolo riesce a offrire siparietti realistici e credibili, impressionanti al punto giusto quando compaiono flotti di sangue a seguito di ferite da armi di fuoco.
Le scene più violente sono orchestrate in modo congeniale, perché avvengono spesso in momenti inaspettati e dunque riescono, proprio per questo, a trasmettere una certa enfasi drammatica.
Se La coda del diavolo risulta convincente nella sua atmosfera volutamente cruda, in cui la speranza che il bene vinca contro il male è pari a quella di fermare le copiose onde del mare, quello che non convince appieno è la descrizione del personaggio di Luca Argentero, che lascia troppi dubbi allo spettatore riguardo il suo passato.
Di Sante sappiamo ben poco, e questo rende il film di Domenico De Feudis paragonabile quasi a un lungo plot di una serie televisiva, che intente continuare il suo racconto attraverso altri episodi.
Arrivati ai titoli di coda de La coda del diavolo ci si rende conto come il film probabilmente avrà un seguito che possa svelare meglio il personaggio interpretato da Luca Argentero; sebbene sia accettabile l’idea di futuri lungometraggi, purtroppo la storia di questo film risulta esposta a svariati interrogativi e quindi eccessivamente superficiale nella sua struttura narrativa.