La quotidiana tranquillità che si vive nella casa di riposo Villa Bianca un giorno viene scossa irrimediabilmente dall’arrivo di Carlo (Alessandro Fella), un ragazzo viziato e benestante che ha provocato un indicente mentre era ubriaco, e Manuel (Roberto Gudese), giovane accusato di spaccio colto in fragrante mentre vendeva droga.

I due dovranno scontare un anno di lavori socialmente utili, rispondendo agli obblighi morali di un importante ruolo che impone loro di rispettare e curare gli anziani ospiti che dimorano in quella struttura.

Una sfida che sembra difficile da portare a termine per i due ragazzi, abituati a vivere in modo sregolato e a comportarsi in modo irriverente disprezzando le regole.

IL RACCONTO DI MOLTEPLICI VITE

Sebbene dall’incipit di questa recensione possa sembrare chiaro che i protagonisti di Il punto di rugiada, nuovo film di Marco Risi in arrivo nei cinema il 18 gennaio 2024, possano essere Carlo e Manuel, la verità è ben diversa.

Quello che sorprende dopo aver visto il film di Marco Risi è il fatto che la sceneggiatura del film non prevede un canonico protagonista, ma voglia raccontare e fare luce su molteplici personaggi, che possano veicolare, attraverso le loro esperienze di vita, innumerevoli sfumature dell’animo umano ed emozioni.

A Villa Bianca albergano numerose esistenze, che grazie alla loro età avanzata hanno la capacità di donare grande saggezza ai due ragazzi, inizialmente sprovveduti e chiusi nella tipica arroganza giovanile, arroganza che presto dovrà franare di fronte alla grande ricchezza intellettuale che questi anziani hanno da offrire.

Oltre alla presenza di vite vissute, che si stagliano agli occhi di Carlo e Manuel come preziose testimonianze di amore, malattia, morti e dolorosi rimpianti, nelle stanze private di questa elegante casa di riposo si possono rinvenire anche diverse testimonianze di come la potente passione artistica divampi nell’animo dei residenti.

Basti pensare a Dino (Massimo De Francovich), che non si separa mai dalla sua macchinetta fotografica con cui riesce a catturare momenti, di primo acchito, banali di ogni giornata.

Le foto, rigorosamente in pellicola, riescono a diventare materiale per divertire e fare riflettere quando i volti dei soggetti degli scatti vengono ritagliati e incollati su scene fantasiose e a tratti oniriche.

Un modo semplice ma geniale per comunicare lati inediti della personalità di chi diventa protagonista di questo estroso collage.

Osservando queste opere su carta, supporto ben lontano quindi da quello imposto dall’imperante digitalizzazione che costringe a rinunciare alle gioie della fisicità di un oggetto, Carlo si incuriosisce e inizia a conoscere l’essere umano che sta dietro alla creazione di questa fantasiosa raccolta di immagini, un uomo che non ha vergogna nell’esibire tutti i suoi molteplici dubbi esistenziali.

Oltre alle meraviglie della fotografia, nel film si dà grande risalto anche alla magnificenza della poesia, grazie all’entrata improvvisa in Villa Bianca di Federico (Luigi Diberti), anziano che a causa di una impietosa malattia sta perdendo la memoria e la coscienza di sé. Ma non tutto è perduto, perché gran parte del profondo e sensibile ego di Federico vivrà per sempre nei suoi scritti poetici, che ogni giorno Manuel gli legge.

Proprio recitando queste poesie il ragazzo a poco a poco si innamora, senza nemmeno accorgersene, di questa arte oramai perduta, che permette tramite dei versi di raccontare tutto lo scibile e gli infiniti scorci emotivi che alloggiano nell’animo.

VILLA BIANCA È IL LORO CENTRO ESISTENZIALE

Una casa di riposo è il centro dell’universo di vita degli anziani che la occupano. La stessa cosa succede a Villa Bianca, ove vivono numerosi residenti di età avanzata, che con grande forza di volontà (e spesso un certo entusiasmo) cercano di passare le giornate socializzando fra di loro.

I personaggi tratteggiati nel film sono disparati e, grazie al loro comportamento, si riesce con facilità a capire molto di loro e il lavoro che facevano, soprattutto pensando a Pietro (Eros Pagni), ex colonnello che ama usare una dialettica prettamente marziale per rivolgersi ai suoi nuovi amici.

Pietro, all’inizio, sembra quasi una simpatica macchietta quando si mette a bofonchiare riguardo l’intrinseco valore democratico che il servizio militare aveva in Italia, garantendo una incredibile democraticità all’interno delle caserme, ove vi erano sia ricchi che poveri nonché residenti di tutta Italia, che fossero del nord come del sud.

Non appena conosciamo di più su questo personaggio, quest’ultimo si arricchisce di un enorme spessore e svela grandi dolori che lo hanno coinvolto a causa del rapporto drammatico che vive con suo figlio.

Se gli ospiti di Villa Bianca è naturale che vivano sempre all’interno di quelle mura, la stessa cosa succede anche al personale adibito alla gestione delle loro complicate esigenze, come Luisa (Lucia Rossi), stoica infermiera che adesso deve gestire anche la condotta di Carlo e Manuel.

Anche Luisa avrà una grande valenza all’interno del racconto cinematografico, soprattutto quando riuscirà a conoscere meglio il vero carattere di Carlo.

TUTTI I SENTIMENTI DEL MONDO

Il punto di Rugiada è un film che riesce con naturalezza a raccontare svariati sentimenti e situazioni di vita attraverso una immagine, una battuta oppure un semplice sguardo.

Queste sono caratteristiche degne solo di film che possono contare di una messa in scena notevole e su di una sceneggiatura curata.

Ambientato perlopiù all’interno della casa di riposo, il film di Marco Risi non riesce mai a essere narrativamente ridondante, perché non perde mai l’occasione di tratteggiare ogni personaggio del film in modo univoco.

Attraverso diversi espedienti narrativi verranno affrontate diverse tematiche come l’educazione, i differenti gusti sessuali e il delicato tema dell’eutanasia.

Tutti questi importantissimi argomenti riescono a essere decifrati facilmente dallo spettatore, perché sono immersi in un contesto umano e pragmatico.

I diversi gusti sessuali, la depressione e la mancanza di voglia di continuare a vivere sono concetti che non vengono spiegati attraverso leziosi concetti filosofici e sociologici, ma, diversamente, sono proposti in modo spontaneo attraverso le parole e i comportamenti degli anziani della casa di riposo.

Un grande valore aggiunto del film di Marco Risi, che in questo modo riesce a essere un’opera cinematografica di grande portata realistica.

Dove vedere Il punto di rugiada
COMMENTO
Il punto di rugiada è in film che mi è piaciuto molto, perché con estremo garbo e grande intelligenza ha la non comune capacità di mostrare argomenti delicati e tabù per molti (soprattutto durante questo periodo storico contraddistinto da un esagerato politically correct) attraverso una messa in scena realistica, che approfitta della bravura di tutti gli attori coinvolti per farli recitare con una grande naturalezza e una spiccata e pungente ironia. Il film di Marco Risi è una corale e riuscita lettera d’amore verso il genere umano, da quello più giovane a quello più anziano, portatore di dolore ma anche di estremo amore, nonché verso l’importanza dell’arte, da sempre viatico essenziale per affrontare al meglio le difficoltà della vita. Attraverso un invidiabile uso del montaggio e della macchina da presa, Il punto di rugiada inoltre riesce a tratteggiare in modo perfetto le personalità dei numerosi personaggi coinvolti nel film, donando loro uno spessore non indifferente che assicura una certa fidelizzazione da parte dello spettatore. Non c’è una morale nel film di Marco Risi, ma solo una vivida rappresentazione dei sentimenti umani, che non necessariamente devono portare all’autodistruzione ma che possono essere anche forieri di grandi e inattesi cambiamenti.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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