E’ solo grazie alla scoperta del fuoco che l’uomo riuscì a fendere le tenebre e così a vedere cosa si celasse dentro al buio.

L’assenza di luce e quindi l’impossibilità di scorgere cosa ci circonda è una delle paure ataviche più frequenti.

La luce ha la capacità di mostrare il mondo circostante e con esso anche le ipotetiche avversità che potrebbero attentare alla nostra vita.

In epoca antichissima i pericoli più comuni erano rappresentati da fiere feroci. In  tempi moderni gli esseri umani non temono più queste minacce; ora queste primitive paure prendono di mira soprattutto i bambini, creature indifese che temono la presenza di una mostruosità sotto al proprio letto, pronta ad assalirli mentre dorme.

Fantasticherie che spesso svaniscono naturalmente nel corso degli anni, ma che nel mondo del cinema trovano riscontro nella realtà, proprio come succede nel nuovo horror diretto da Rob Savage, The Boogeyman.

UNA PERDITA CHE DEBILITA L’ANIMO

Le prime scene di The Boogeyman mostrano una cameretta di un bambino durante la notte fonda. Alcune fioche luci  mosse da un giocattolo adornano i muri di questa stanza, creando un’atmosfera rassicurante.

Bastano pochi secondi perché la scena si trasformi e lasci intendere che qualcosa sta tramando nel buio. Una minaccia che la cinepresa non fa vedere ma di cui fa ascoltare i suoi acuti grugniti. L’incipit del film esprime chiaramente come questa creatura non abbia alcuna pietà per le sue vittime, chiunque esse siano.

Tratto da un racconto di Stephen King contenuto nella raccolta horror intitolata A volte ritornano, in The Boogeyman  sono protagoniste la liceale Sadie Harper e sua sorella minore Sawyer, entrambe scioccate  dalla recente e inaspettata morte della madre.

Il padre Will, anch’esso sofferente, è un terapista che sembra voglia soffocare il proprio dolore distraendosi con il lavoro; i suoi molteplici impegni non gli permettono di offrire quel necessario supporto psicologico alle sue due figlie.

Sadie ha un estremo bisogno di sfogare tutto il suo disappunto e la sua rabbia contro l’enorme sofferenza che prova, una sofferenza a cui non vuole rinunciare perché, in qualche modo, le sembrerebbe di dimenticare l’amorevole figura materna che ha perso da poco.

La ragazza passa gran parte delle sue giornate con le cuffiette nelle orecchie sentendo della musica ad alto volume. Un gesto che denuncia chiaramente come l’adolescente voglia chiudersi in un suo mondo personale in cui è solo lei al centro dell’attenzione e  nel quale i suoi amici e le altre persone non sono contemplate in alcun modo.

La piccola Sawyer è una bambina che, dopo la perdita della madre, ha esacerbato le sue fobie, la cui più gravosa era rappresentata dalla grande paura del buio.

La bambina è solita dormire con molteplici luci accese e abbracciando una palla luminosa, che occasionalmente fa rotolare per illuminare angoli parzialmente oscurati della sua cameretta.

La famiglia di Will è ferita e in preda al dolore ma, soprattutto, svuotata della forza d’animo necessaria per far fronte a qualcuno, o qualcosa, che voglia infliggergli ulteriori pene.

COSA SI NASCONDE NEL PROFONDO BUIO?

Un giorno il campanello suona e Will riceve una visita inaspettata: un uomo che chiede veementemente i suoi servigi come psicologo.

Quest’estraneo racconta come abbia perso in poco tempo i suoi tre figli senza un’apparente motivo. Questa persona sembra in preda a deliri mentali, soprattutto quando afferma che uno dei suoi figli un giorno gli abbia disegnato una orribile creatura su di un foglio che affermava volesse ucciderlo.

Il viso di quest’uomo così infelice si riga delle sue lacrime mentre racconta, con un grande senso di colpa, come non abbia mai dato adito a queste fantasie del figlio, che reputava erroneamente di poca importanza.

L’arrivo di questo misterioso paziente sarà l’inizio di un incubo per Will e le sue due figlie, che vivranno esperienze soprannaturali e terribili conoscendo una orribile e violenta presenza apparire quando la luce lascia il posto alle tenebre.

Quest’uomo non ha solamente espresso tutto il suo immenso dolore per quello che ha vissuto, ma ha anche portato una sorta di maledizione nella famiglia di Will.

Da adesso in poi il buio non è solo mancanza di luce ma, differentemente, il momento ideale per incontrare un essere maligno che non conosce il significato della benevolenza e che si ciba della sofferenza altrui.

UNA REINTERPRETAZIONE EFFICACE

The Boogeyman, pur prendendo spunto dalla storia del re dell’horror King, reinterpreta in parte gli avvenimenti, perché sposta il focus del racconto sulla famiglia di Will e non su Lester Billings, il nome dell’uomo che ha visto morire i suoi figli senza un reale motivo.

Basare la vicenda su Sadie e Sawyer permette di descrivere con minuzia il terribile periodo che stanno passando e come soffrano a vivere una vita priva dell’amorevole presenza della madre.

La sceneggiatura mostra spesso frammenti della giornata dell’adolescente Sadie, alle prese con alcune compagne del liceo che, con mancanza di tatto, la scherniscono e accrescono così il disagio della ragazza.

Ovviamente c’è spazio anche per mostrare il personaggio di Will, un padre di famiglia al momento disorientato dalla perdita della moglie e incapace di dare quel sostegno emotivo alle sue due figlie.

Will ama profondamente Sadie e Sawyer, ma è attanagliato dal vuoto che la morte della moglie ha lasciato nella sua esistenza.

Il film di Rob Savage dedica molto tempo a scene che mostrino chiaramente come il nucleo familiare sia sfaldato; un’intenzione narrativa che, oltre a creare un certo legame emotivo tra i personaggi del lungometraggio e il pubblico, sarà fondamentale per descrivere il motivo principale che spingerà Boggeyman a scegliere proprio loro come nuove vittime.

Con una sceneggiatura del genere, l’intenzione di The Boogeyman non è quella di spaventare con metodi grossolani come frequenti jumpscare, ma invece instillare in primis nello spettatore un sentimento di forte afflizione per questa famiglia.

Un rammarico necessario affinché poi vengano vissuti con grande pathos tutti i drammatici avvenimenti che coinvolgeranno Will e le sue figlie.

Dopo che i protagonisti del film sono riusciti a coinvolgere lo spettatore, la trama di The Boogeyman destina spazio a momenti di tensione in cui viene usato il concetto di buio come soggetto ideale per creare scene in cui si palesa in modo più esplicito questa terribile creatura.

E’ chiaro dunque come The Boogeyman  voglia offrire un tipo di film horror che, proprio come succedeva nel romanzo capolavoro di  Stephen King It, punta a mettere in risalto non solo gli orrori soprannaturali ma soprattutto quelli reali e quotidiani, in questo caso rappresentati dalla morte improvvisa di una persona cara oppure dall’incessante mancanza di forze nell’affrontare un ruolo genitoriale che impone di proteggere i propri figli durante una tragedia così importante.

Dove vedere The Boogeyman
COMMENTO
Essendo un film horror, in molti si staranno chiedendo se The Boogeyman è un lungometraggio che possa fare molta paura. La risposta è no, perché la pellicola di Rob Savage non punta a creare quel senso di timore servendosi di banali escamotage quali scene improvvise in cui compaiono mostri accompagnati da effetti sonori roboanti oppure mirabolanti effetti di computer grafica che mostrano fantasiose creature. Come già descritto nella recensione, The Boogeyman, durante la gran parte dei 90 minuti della durata dello spettacolo, vuole infondere nello spettatore una sorta di senso di appartenenza alla famiglia di Will, per poi emozionarlo con scene ad alto tasso di adrenalina nelle ultime scene del film. Questa sceneggiatura comporta anche alcuni momenti che risentono di un ritmo narrativo blando, che per tutti gli amanti degli horror più vivaci potrebbe rappresentare una nota di biasimo. Al di là di questo, The Boogeyman ha molti pregi da offrire, come una caratterizzazione (anche prettamente estetica) della creatura riuscita, perché la rende non solo un orribile essere omicida e senza pietà, ma anche un soggetto che ha altre capacità oltre a quelle meramente offensive. C’è poi la questione del buio, che il film usa, soprattutto nella fase finale del racconto, come gancio narrativo ideale per mettere in seria difficoltà la famiglia di Will, proprio come succedeva nell’incredibile corto dal titolo Lights Out (di cui poi uscì anche un lungometraggio ma decisamente meno efficace). Insomma, tutti gli amanti dell’horror sono invitati in sala a vedere The Boogeyman , perché assisteranno a un buon spettacolo horror che reinterpreta in modo ottimale la storia originale di Stephen King.
7.8
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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