Non deve essere facile ricoprire il ruolo di personaggio secondario in un videogame. I protagonisti di un gioco hanno la fortuna di essere comandati da veri giocatori in carne ed ossa, vivendo così esperienze ogni giorno diverse; per un PNG (personaggio non giocante) la storia è completamente diversa.

Prendiamo l’esempio di Guy: nella noiosissima parte di un comune impiegato di banca vestito con una banale camicia e pantaloni color cachi, questo ragazzo virtuale ogni giorno deve vivere sempre le stesse esperienze, senza che succeda nulla di nuovo.

Guy vive in “Free City”, un gioco votato al multiplayer ove i giocatori possono letteralmente sfogare qualsiasi istinto belligerante sparando, depredando ignari passanti e organizzando rapine in banca.

Nella città fittizia di Free City succede di tutto, ed è cosa comune mentre si passeggia incrociare un enorme carro armato che indirizzi il suo potente arsenale su di un edificio per puro divertimento.

D’altronde è questa la magia dei videogame, la possibilità di fare potenzialmente proprio tutto quello che ci passa per la mente, senza avere alcuna conseguenza morale o legale.

Guy ogni giorno si sveglia con la memoria resettata, affinché non ricordi che la sua esistenza virtuale è solo un susseguirsi di giorni praticamente identici, al servizio di appassionati giocatori che devono sfogare il proprio testosterone nei panni di un avatar minaccioso.

Ma cosa potrebbe succedere se un giorno Guy divenisse cosciente di essere solo un PNG e volesse cambiare per sempre la sua vita?

LE MERAVIGLIE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Un giorno è un impiegato di banca vestito sempre uguale, il giorno dopo un tostissimo nuovo giocatore di Free City armato di tutto punto, che indossa i famigerati occhiali da sole, oggetto che distingue i veri giocatori da quelli che vivono in Free City come parte del codice di programmazione.

Guy ora è un uomo che sta sviluppando la sua complessa intelligenza artificiale, che gli ordina di farla finita di vivere supino e sottostare a regole che non gli permettono di sviluppare la sua personalità.

L’incontro con “Molotov Girl”( interpretata da Jodie Comer), attraente ragazza alla ricerca di un video molto particolare che si trova all’interno del mondo di gioco, sarà la molla che farà scattare nel nostro Guy la voglia di voltare pagina definitivamente, in nome della rivalsa di tutti i poveri e sfruttati personaggi non giocanti.

Molotov Girl è una vera giocatrice, che tempo fa sviluppava  con passione videogiochi con  Keys (Joe Keery). Quest’ultimo oramai lavora al soldo di Antoine (Taika Waititi), odioso proprietario della società che ha sviluppato Free City.

Antoine in passato ha potuto comprare da Keys il codice sorgente di un promettente progetto videoludico a cui stavano lavorando Keys e Molotov Girl. Ma sembra proprio che lo spocchioso Antoine non si sia limitato a questo e si sia appropriato anche di altre proprietà intellettuali di cui non poteva disporre.

ANARCHIA VIRTUALE

Durante la prima mezz’ora di Free Guy risulta estremamente divertente osservare come il simpatico Guy (Ryan Renolds) passi le sue giornate virtuali, fra caffè sempre uguali e chiacchierate composte da frasi fatte con il suo migliore amico nonché guardia di sicurezza della banca Buddy (Lil Rel Howery).

Ogni giorno Guy e Buddy subiscono almeno una rapina in banca ad opera di malviventi che sfoggiano assurdi outfit, decisi a derubare tutti i loro soldi per salire di livello nella classifica generale del gioco.

Questi furti sono vere e proprie routine a cui i due sono abituati. Anche fuori dalla banca in cui lavorano è un vero e proprio inferno, con macchine che sfrecciano senza badare alle leggi stradali, elicotteri che sparano missili per distruggere edifici e passanti che si divertono a prendere a ceffoni qualsiasi persona incontrino.

In pratica quello che potrebbe succedere in qualsiasi capitolo di Grand Theft Auto, serie videoludica di successo realmente esistente ad opera della Software House Rockstar Games,  che da anni  miete successi ogni volta che propone un nuovo capitolo.

Il film di Shawn Levy sicuramente si ispira a Grand Theft Auto per imbastire il suo mondo virtuale, così da divertire ancora di più tutti gli spettatori appassionati di  GTA al cinema, consci di come abbiano passato ore nei panni di gangster virtuali attraverso l’epopea elettronica di Rockstar Games.

UNA STORIA DA RACCONTARE

Sebbene sia spassoso vedere tutta la strabordante anarchia che regna in Free City, Free Guy vuole (giustamente) intrattenere anche offrendo una storia ben precisa.

Quando compare in scena Keys, inizia a delinearsi il vero racconto del film, che giustifica inoltre la partecipazione di Molotov Girl a Free City.

Dopo aver abbandonato da tempo il ruolo del ragazzo tracotante nella serie Netflix Stranger Things, Joe Keery risulta più a suo agio in ruoli che lo vedono interpretare figure positive, come in questo film.

Keys è un bonario (e intelligente) programmatore indie, che assieme alla sua amica stava per creare il gioco dei suoi sogni.

Ma senza un publisher che possa gestire commercialmente il proprio prodotto, è difficile che un progetto riesca ad arrivare sugli scaffali pronto per essere venduto. L’antipatico Antoine non credeva nel loro lavoro, e ha trasformato il tutto in un videogioco fatto di violenza e azione.

Il ruolo di Taika Waititi riflette quello di molti grandi dell’industria dell’intrattenimento digitale, che  preferiscono investire in progetti visti e rivisti piuttosto che rischiare in trovate originali ma che potrebbero non conquistare il plauso del pubblico.

Il rapporto burrascoso tra Keys e Antoine rappresenta il fulcro della sceneggiatura di Free Guy, che divide in due parti distinte il racconto, composto da una parte in cui Guy partecipa alle sue avventure virtuali con Molotov Girl e l’altra in cui viviamo le vicissitudini del personaggio di Joe Keery nel mondo reale.

Spassosa la possibilità di osservare la vera identità dei giocatori coinvolti in Free City, rappresentata spesso da curiosi ragazzini che amano impersonare avatar muscolosi e pieni di tatuaggi del tutto diversi dal loro vero aspetto fisico.

Dove vedere Free Guy
COMMENTO
Free Guy funziona perfettamente come film, con un Ryan Renolds calato abilmente nei panni di un anonimo personaggio che presto saprà sviluppare la sua personalità virtuale e mostrare un preciso atteggiamento scevro da qualsiasi condizionamento. Ma non è solo Reynolds ad essere convincente nella recitazione e conquistare il pubblico: Joe Keery e Jodie Comer risultano ideali nella parte di giovani programmatori indie accomunati da una grande amicizia e Taika Waititi dà il meglio di sé per risultare un odioso riccone a capo di una società che produce solo videogiochi che abbiano successo approfittando della violenza offerta. Anche i personaggi secondari, come l’amico di Guy Buddy e il programmatore che lavora con Keys di nome Mouser, interpretato da Utkarsh Ambudkar, riescono a lasciare un segno nella storia, grazie ad una sceneggiatura complessiva piuttosto curata. Sarebbe stato facile imbastire un plot che offrisse solo una storia calata in un videogioco, approfittando della libertà di idee che il mondo virtuale permetteva di sfruttare, ma invece Free Guy sceglie la strada di un racconto stratificato, che si riflette sia dentro che fuori Free City. Questo permette non solo di rendere il film piacevole anche per coloro che non conoscono molto il mondo dei videogame, ma anche godere di un menu cinematografico vario. Se questo non bastasse, Free Guy offre anche siparietti che hanno come oggetto situazioni care ad alcuni film pop oramai diventati cult, per entusiasmare così la platea cinematografica. Dopo Jungle Cruise, Free Guy è un altro film Disney da vedere al cinema per ridere ed emozionarsi, sentimenti che di questi tempi hanno un valore inestimabile.
8.2
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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