La  famosa saga videoludica Castlevania della software house Konami, con Dracula al centro della sceneggiatura ed un cacciatore di vampiri impersonato dal giocatore intento a stanarlo, ha da sempre rappresentato la punta di diamante della software house giapponese.

I videogames della serie, approdati anche in sala giochi, sapevano miscelare sapientemente azione a quell’atmosfera horror che rende il prodotto affascinante e tenebroso.

Comparsa nel lontano 1986 sulla console ad 8 bit Nes di Nintendo, offriva un canovaccio narrativo che, di fatto, si limitava a far comandare un personaggio su schermo che doveva distruggere mostruosità e saltare su ripide piattaforme.

Ma nel marzo del 1997, quando Konami lanciò Symphony of the Night, tutta la serie poté giovare di un nuovo personaggio chiamato Alucard.

Figlio di Dracula e di una donna umana, la sua figura inaugurava un nuovo corso per il franchise, fatto di una sceneggiatura intrigante, al livello dei migliori anime (o manga su carta) in circolazione.

Netflix, da sempre attenta ai desideri del pubblico, ha deciso saggiamente di ricavare una serie TV animata dal ricco universo narrativo fatto oramai non solo di Dracula, ma anche del sopracitato Alucard, come della genia dei Belmont, cacciatori di vampiri armati di sangue freddo e di una frusta benedetta per squarciare il cuore nero delle bestie di Dracula.

I primi dubbi sulla serie TV riguardavano la sceneggiatura: quest’ultima sarebbe stata adatta ad un pubblico adulto, oppure solo composta da una serie di disegni animati che sfruttassero il buon nome della serie per presentare combattimenti anonimi senza un filo narrativo?

Potete stare calmi: Castlevania ha una sceneggiatura piuttosto matura, che ha come tematica principale la religione e la cattiveria umana.

Dracula è ancora il capo delle tenebre, e sicuramente il suo cuore è ricolmo di cattiveria sprezzante. Ma il telefilm lo presenta come un essere senziente, che scatena la sua nefasta ira a causa di un grande dolore.

Un meccanismo di causa ed effetto, che pone Vlad come un cacciatore di anime che, ancora prima, è stato cacciato e ferito dall’opera degli esseri umani.

Non mancheranno altre icone della serie, ad iniziare da Trevor Belmont e la sua frusta, assieme ad Alucard, alter ego di suo padre intenzionato a porre fine alla sua potente ira.

La serie TV di Castlevania mi ha sorpreso positivamente. Dall’annuncio di Netflix fino ad oggi, ho cercato  sapientemente di non accumulare chissà quali aspettative, non perché non mi fidassi dell’operato di Netflix, ma semplicemente perché, da giocatore di vecchia data dei videogiochi, avrei potuto assumere, inconsapevolmente, pregiudizi non ideali per godere di questa serie animata.

Dopo la visione dei (soli) quattro episodi ho deciso che la strada intrapresa dagli sceneggiatori è quella giusta. La sceneggiatura è matura, fatta di profonde critiche verso l’operato della religione cristiana all’interno della città di Valacchia nella metà del 1400. In quell’epoca coloro che osavano studiare le scienze venivano macchiati di esoterismo malevolo, e successivamente bruciati al rogo.

Proprio da un rogo nasce tutto l’incipit della serie, un rogo fatto della carne di un essere umano colpevole solamente di aver voluto aiutare gli esseri umani a progredire.

Ma la Chiesa non vuole questo, e si serve della violenza più subdola e selvaggia per mantenere il suo potente status quo. Anche i reietti sono il leitmotiv di Castlevania: persone esiliate e disprezzate perché contrarie ai massimi sistemi che hanno come vessillo un messia crocifisso.

Ma questo Dio non approverebbe mai l’operato di quei preti macchiati di sangue, come si evince chiaramente dal dialogo di una creatura del male verso un vescovo poco prima di mangiare le sue carni.

Roba che scotta ragazzi, che riesce ad adattare perfettamente un copione con temi così importanti con i personaggi di fantasia del famoso videogioco. Un  incastro perfetto, che consuma le sue battaglie morali e fisiche tra le mura del castello di Dracula, servendosi della frusta di Trevor e la spada di Alucard.

Gli episodi sono solo quattro, e più che la prima stagione rappresentano un lungo prologo che vuole creare il team di personaggi chiave della serie che combatteranno Dracula.

Ma in mezzo alla verbosità di alcune scene, vi saranno anche momenti di azione, che metteranno in scena le armi tipiche dei Belmont, come pugnali volanti, asce oppure una pericolosa bottiglia di acqua santa, che feriranno a morte lugubre creature che spargeranno i loro intestini in mezzo alle buie strade. Castlevania è un’ottima serie ed un incoraggiante incipit per la saga animata, che per fortuna è stata già confermata per la seconda stagione.

Mi auguro che la second season abbia più episodi, perché se è vero che è “ideale alzarsi dal tavola con un po’ di appetito”, dopo la visione di queste poche puntate il mio appetito da cultore delle Serie TV è decisamente al culmine.

Dove vedere Castlevania