Tratto dal famoso romanzo di Lev Tolstoj del 1877, “Anna Karenina” è un film che mette al centro del palcoscenico l’attrice Keira Knightley nei panni di Anna, una donna che, innamoratasi follemente del conte Vronsky (Aaron Johnson), decide di interrompere il suo matrimonio ed andare contro le ferree regole della società russa dell’ottocento.
Il film si giova di una regia originale, che vanta una gestione dello spazio scenico come se fosse presente: la maggior parte del film è un teatro che fa le veci agli ambienti in cui si svolgono le scene.
Sono proprio questi spazi, per lo più angusti, ad essere assortiti con fondali differenti, in cui le distanze fra i luoghi lontani in cui interagiscono gli attori sono azzerati; molto spesso una semplice scalinata rappresenta la strada da percorrere perché un attore cambi del tutto il luogo della ripresa.
Sebbene si capisca dove la scena è girata e i diversi ambienti differenziati in modo preciso, la sagoma del palcoscenico spesso divide una scena dalle altre. Questo rende il film irretente ed accostabile ad una piéce teatrale dalle scenografie ineccepibili.
La telecamera si prodiga in diversi piani sequenza che coinvolgono lo sguardo dello spettatore mentre Anna coglie le attenzioni del suo futuro amante e detentore del suo destino.
Nella seconda parte del film, quando oramai la fiamma del sentimento è accesa e il dado è tratto, la scena si concede anche alcune ambientazioni all’aperto, soprattutto in grandi campi di grano, come per dare ampio respiro al volgersi degli eventi sotto la vera luce del sole.
Il ritmo del film si dilata mentre la protagonista, sofferente, esplicita verità scomode al povero marito Alexei Karenin (Jude Law), reo di non concedere il divorzio alla moglie.
Le paturnie di Anna cozzano contro la sua voglia di riscatto sociale e la fermezza con cui crede al suo nuovo sentimento, a dispetto della feroce legge della borghesia russa che vorrebbe annullare socialmente la donna.
Allo spettatore il compito di ammirare i meravigliosi costumi di scena, e continuare a sorprendersi di fronte alle scelte registiche che rendono il background di scena apparire improvvisamente dopo che un portone si apre oppure una candela affievolisce.