Abbiamo visto al cinema e recensito per voi Una terapia di gruppo, film comico diretto da Paolo Costella che presenta un brillante cast composto da Claudio Bisio, Margherita Buy, Claudio Santamaria e Valentina Lodovini.

Tratto dalla piece teatrale di Laurent Baffie e dall’adattamento spagnolo di Julián Quintanilla intitolato Toc Toc, Una terapia di gruppo racconta di sei pazienti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo che si ritrovano tutti assieme con lo stesso appuntamento nella sala d’aspetto di un famosissimo luminare della psicoterapia.

C’è stato un grosso malinteso, perché non è possibile che tutti abbiano lo stesso orario di visita! Come se non bastasse, il dottore non è in studio e sembra che abbia avuto un grosso contrattempo che lo obbliga a stare lontano dallo studio.

Questi odiosi contrattempi costringono questi sei pazienti a passare del tempo assieme, organizzando involontariamente una corale terapia di gruppo in cui ognuno mette a nudo le proprie défaillance psicologiche.

SEI PAZIENTI FIN TROPPO IMPAZIENTI

Ci sono voluti mesi per prenotare un appuntamento con questo benemerito dottore, e ora che è arrivato il giorno in cui quest’ultimo può visitarli, i protagonisti di Una terapia di gruppo si ritrovano abbandonati in questa ordinata e accogliente sala d’aspetto.

Sebbene Sonia, la segreteria dello studio (interpretata da Lucia Mascino), sia piuttosto gentile con loro e cerchi in tutti modi di contattare il dottore, risulta impossibile raggiungerlo.

L’odiosa attesa di questi intrepidi e problematici soggetti li costringe in qualche modo a socializzare tra di loro. Tra questi pazienti vogliosi di farsi visitare spicca Federico (Claudio Bisio), che soffre della sindrome di Tourette.

Federico, sebbene di primo acchito appaia un tipo bonario e simpatico, da un momento all’altro è capace di proferire parolacce senza senso, accompagnate il più delle volte da strani versi e fantasiosi tic.

Anche se non è facile dialogare con Federico, Emilio (Claudio Santamaria) riesce con successo a trovare un modo di fare amicizia con lui, cosciente di come questi turpiloqui non siano volontari.

Claudio Santamaria nel film Una terapia di gruppo.
credit: Riccardo Ghilardi

Socievole e chiacchierone, Emilio soffre di una vera e propria ossessione per il calcolo matematico; questa patologia lo porta sempre a contare qualsiasi cosa gli capiti sotto mano, ad iniziare dagli scalini che ha percorso per arrivare davanti alla porta dello studio.

Federico ed Emilio conosceranno presto anche Bianca (Valentina Lodovini), attraente donna germofobica che porta con sé sempre un pratico spray per pulire oggetti e superfici con cui deve interagire e Annamaria (Margherita Buy), donna assalita dall’ansia e dalla mania del controllo totale.

Ma non è finita qui, perché ben presto arriveranno anche altri due pazienti: Otto (Leo Gassmann), giovane che non riesce a non staccare gli occhi dal suo cellulare e che ha una grande paura di perdere occasioni di lavoro vitali per la sua carriera, e la dolce Lilli (Ludovica Francesconi), maniaca della simmetria che non cammina in modo normale su di un pavimento se questo presenta linee da calpestare.

Una terapia di gruppo di Paolo Costella prima immagine ufficiale
credit: Riccardo Ghilardi

UNA ROCAMBOLESCA AUTOGESTIONE

Il tempo passa e il famigerato luminare proprio non si vede. La logorroica Sonia non sa più che dire per cercare di giustificare l’incredibile ritardo del dottore e cercare di placare questi sei pazienti alla ricerca del loro terapeuta salvatore.

Federico, tra una parolaccia e un dito medio in bella vista, propone di organizzare una sorta di terapia di gruppo, una trovata che potrebbe in qualche modo aiutare ognuno di loro a placare e cercare di gestire i loro disturbi ossessivi.

Sebbene la reticenza regni sovrana, con fatica Federico riesce a spingere ognuno a raccontare i loro disagi e a cercare di affrontare i propri traumi condividendoli con altre persone.

Attraverso questa raffazzonata terapia di gruppo potremo conoscere le storie dei personaggi del film di Paolo Costella, storie che affrontano anche tematiche molto serie, pur gestendole con piglio comico.

A tal proposito è da sottolineare soprattutto la storia di Bianca, una donna che soffre di queste fobie a causa di una bruttissima esperienza in cui la sua privacy è stata violata in maniera deprecabile.

Anche Lilli si ritrova a dover stare attenta a dove mette i piedi perché anni fa ha sofferto la perdita di una persona molto cara e questa sciagura le ha fatto comprendere il triste significato della parola solitudine.

Bianca e Lilli nel film sono le portavoce del lato più commovente del film di Paolo Costella, che attraverso le loro disavventure riescono, oltre a far ridere di gusto, anche a stimolare una riflessione su come la mancanza di rispetto e amore porti a generare non solo enormi dispiaceri ma anche problematiche psichiche.

Valentina Lodovini in una scena del film Una terapia di gruppo.
credit: Riccardo Ghilardi

UN CAST AZZECCATO E AMABILE

Parlando di Una terapia di gruppo è impossibile non soffermarsi sull’analisi del cast, che è la parte più importante del film e che con la loro abilità recitativa detiene le sorti della riuscita o meno del lungometraggio.

È fin troppo semplice promuovere Paolo Bisio nella parte di colui che soffre della sindrome di Tourette: l’attore e comico piemontese si trova a suo agio (e risulta bravissimo) nei panni di un personaggio sboccato (ma mai volgare sia inteso) pieno di tic e che produce fantasiosi versi con la bocca.

Anche Margherita Buy si trova in una sorta di “comfort zone” recitativa nella parte della donna che dispensa a più non posso ansia. Fin dai tempi del cult con Carlo Verdone Maledetto il giorno che ti ho incontrato l’attrice romana ha mostrato un grande talento nel recitare nei panni di un soggetto che vive in costante compagnia di una incessante ansia.

Claudio Bisio in una scena del film Una terapia di gruppo.
credit: Riccardo Ghilardi

Una bella sorpresa invece vedere Claudio Santamaria recitare in modo così spontaneo e convincente nella parte di un soggetto socievole e simpatico, ma anche spesso tagliente nelle sue affermazioni dissacranti e tipiche di un uomo che proprio non riesce a mostrarsi formale anche a cospetto di un estraneo.

Convince anche Valentina Lodovini, anche perché il suo personaggio è quello che potenzialmente può veicolare una grande varietà di emozioni grazie alla toccante storia della sua vita.

Peccato però che la Lodovini la vediamo troppo spesso nei panni della femme fatale carica di sensualità e poco in parti che sottolineino la sua innata empatia. Poco male, ci sarà modo di apprezzarla anche in altri ruoli.

Passiamo agli interpreti più giovani: Leo Gassman riesce nel non facile compito di comparire come un personaggio divertente ma che non appare come una macchietta; l’incessante richiesta dello smartphone da parte del suo personaggio risulta spassoso ma, al contempo, permette di riflettere come ognuno di noi, dopotutto, dipenda da quei piccoli aggeggi portatili in cui oramai risiedono tutti i nostri effetti personali più importanti.

Concludiamo con Ludovica Francesconi: la giovane attrice riesce a donare al suo personaggio quella squisita sensazione di tenerezza e fragilità, una fragilità non intesa come debolezza ma invece come lucida coscienza dei propri limiti emotivi, atteggiamento ideale per cercare di affrontarli in nome di una vera e propria rinascita interiore.

Dove vedere Una terapia di gruppo
COMMENTO
Una terapia di gruppo è un film divertente che, partendo da un soggetto non originale, riesce a presentare una struttura narrativa comunque arricchita di situazioni e personaggi inediti. Il film di Paolo Costella sfoggia un cast perfetto, che riesce attraverso l’ottima interpretazione di ognuno di loro a veicolare diversi tipi di emozioni, non necessariamente legate al genere comico, soprattutto pensando al ruolo di Valentina Lodovini, una donna vittima di un atto meschino di cui se ne parla sempre troppo poco. Se avete timore che il film, ambientato in gran parte dentro una sala di attesa, possa annoiare non abbiate paura: i tempi comici sono gradevoli e la sceneggiatura riserva anche un finale piuttosto insolito e inaspettato, che tratteggia inoltre perfettamente il ruolo di Claudio Bisio, che inizialmente potrebbe sembrare fin troppo esagerato nei suoi atteggiamenti.
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Luca Spina
Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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