Il 2013 è un anno che tutti gli appassionati di videogames ricordano con estremo piacere, perché vide l’uscita, in esclusiva per la terza console Playstation, di The Last of Us, survival horror programmato da Naughty Dog che collezionò giudizi entusiastici.

The Last of Us immergeva i giocatori in un mondo virtuale in cui l’umanità era stata devastata da una epidemia causata dal fungo patogeno Cordycpes, che rendeva gli esseri umani alla stregua di morti viventi estremamente violenti.

Al di là di una sceneggiatura videoludica fortemente ancorata ad un immaginario da film horror con una impronta post-apocalittica, il vero punto di forza di The Last of Us era la capacità di focalizzare la trama sul rapporto che nel gioco si crea tra i protagonisti Joel ed Ellie.

Il primo un uomo ormai disilluso che patisce la perdita di una persona troppo importante nella sua vita, la seconda una giovane ragazza ribelle che custodisce un segreto estremamente importante.

UN GIOCO DESTINATO A CONQUISTARE ANCHE ALTRI MEDIA

In pieno stile Naughty Dog, i programmatori che già avevano stupito gli appassionati con la serie prettamente avventurosa e dal taglio spettacolare intitolata Uncharted, The Last of Us offriva un approccio visivo sorprendente e, cosa ancora più importante, un approccio narrativo che ricordava molto quello cinematografico.

Tutte queste caratteristiche di The Last of Us lo rendevano un candidato ideale affinché potesse travalicare il medium videoludico e raccontare (oppure espandere) la propria storia anche affidandosi ad altri mezzi di espressione quali il cinema oppure il fumetto. E’ proprio quest’ultimo che offrì, nel 2013, una storia inedita che descriveva l’infanzia di Ellie prima dell’incontro con Joel.

Riguardo un adattamento cinematografico se ne parlò spesso ma il progetto non andò mai in porto.

Sebbene The Last of Us (almeno per ora) non arriverà in sala, nel 2020 HBO annunciò la produzione di una serie televisiva, con la direzione affidata a Craig Mazin, che si era già occupato del formidabile show Chernobyl,  in coppia con Neil Druckman, uomo di punta nella realizzazione del videogioco per Playstation.

Una coppia promettente, che donava a tutti gli amanti del prodotto originale tante speranze per godere di un’ottima trasposizione sul piccolo schermo.

IL  RACCONTO SERIALE COME MEZZO PER APPROFONDIRE

Con Pedro Pascal nei panni di Joel e Bella Ramsey in quelli di Ellie, la serie di The Last of Us si snoda attraverso nove puntate, della durata variabile che va da 45 minuti fino ad un’ora.

Una timeline considerevole, che permette agli scrittori di offrire una sceneggiatura che possa tratteggiare al meglio il carattere dei due protagonisti e il loro inaspettato rapporto che si andrà a creare durante il pericoloso viaggio che dovranno affrontare.

Joel, un uomo che da tempo desidera soffocare i suoi sentimenti in nome di un atteggiamento disincantato e impietoso, ha come compito quello di portare fuori dalla zona di quarantena Ellie, una quattordicenne priva di disciplina che tende a ribellarsi a qualsiasi autorità.

La libertà è un concetto che in questo nuovo mondo è vanificato da una forza militare che sorveglia uomini e donne con piglio dittatoriale, che prevede anche l’eliminazione fisica di ogni soggetto che non vuole sottostare a queste regole.

Sono già venti anni che il mondo è sotto il giogo di una tremenda epidemia che ha costretto la quasi totalità degli esseri umani a diventare vittime di funghi patogeni, che conquistano e prendono possesso del corpo per moltiplicarsi.

Basterà il morso di un contagiato a far perdere per sempre la propria umanità e divenire un essere che nel tempo si trasformerà in un clicker, un essere informe che emette versi spaventosi.

COME IL VIDEOGIOCO, MA CON UNA MARCIA IN PIU’

Le primissime scene di The Last of Us mostrano un monologo che descrive come un fungo patogeno possa essere estremamente pericoloso se potesse attaccare anche gli esseri umani.

Un incipit che svela chiaramente come il costrutto narrativo della serie non abbia come desiderio quello di creare suspense nascondendo volutamente quale sia la causa della dipartita del genere umano.

Non si tratta di The Walking Dead, ove nemmeno si accennava a come gli uomini fossero diventati zombi: in The Last of Us il compito principale è quello di dare massima risonanza alla descrizione del carattere e dei sentimenti dei protagonisti e dei rapporti che si creano tra di loro.

Chiunque abbia già goduto dell’opera originale su Playstation si accorgerà ben presto come la trama sia assolutamente fedele a quella del videogioco.

Proprio per questo durante la prima puntata assisteremo a come Joel e sua figlia Sarah stiano cercando di fuggire dall’assalto di uomini e donne apparentemente impazziti, che desiderano solo uccidere chiunque gli si pari davanti.

Sono scene concitate, tese ed emozionanti, sia per chi già conosce il plot di The Last of Us, sia per chi si approccia per la prima volta all’opera di Neil Druckman.

E’ da sottolineare come alcune scene soffrano della sindrome del déjà-vu, riportando in mente tanti altri blockbuster hollywoodiani che hanno tematiche che vedono l’umanità soggiogata da inaspettate minacce, come per esempio il fortunato filone cinematografico di John Krasinski A Quiet Place.

SPAZIO ALL’INTROSPEZIONE

Dopo la puntata di esordio che fa battere il cuore all’impazzata, The Last of Us inizia la certosina opera di descrizione dei personaggi principali e del loro complicato status emotivo.

La recitazione di Pedro Pascal è convincente e quella di Bella Ramsey, soprattutto durante le puntate finali, risulta essere una prova attoriale notevole che riesce a dare un grande spessore al suo personaggio, anche se questo esteticamente differisce notevolmente da quello che apparve sulla console Sony.

Sebbene la trama ricalchi perfettamente quella del videogioco, aggiungendo inoltre alcuni personaggi inediti, quello che differenzia lo show HBO dal videogame è la scelta di non mostrare numerose scene spaventose  che descrivano quanto la minaccia dei clicker sia ingente.

HBO aveva già da tempo rivelato come nella serie l’epidemia potesse essere trasmessa solo a seguito di una ferita provocata da un portatore di Cordycpes, differentemente dall’opera videoludica a cui si ispira, che invece metteva in gioco anche delle pericolose spore, che se inalate infettavano un soggetto.

La scelta di eliminare del tutto questo particolare, pare a seguito della difficoltà degli attori di recitare con delle maschere a gas, poneva l’accento sulla voglia di presentare un racconto che volutamente abbandonava moltissimi dei momenti di puro terrore che invece erano molteplici nel gioco Playstation originale.

Nello show HBO quello che risalta è il racconto della vita dei personaggi principali nonché quelli secondari, per creare un ricco mosaico di storie che possano descrivere sapientemente come l’umanità riesca ancora a saper provare sentimenti durante un periodo storico così tragico.

The Last of Us, nella sua trasposizione seriale, vuole parlare soprattutto di dolore, di sopravvivenza e del significato ancora pieno di potenza dell’amore, in tutte le sue innumerevoli sfumature che contraddistinguono il genere umano.

Dove vedere The Last of Us
COMMENTO
The Last of Us permetterà a tutti gli appassionati di videogames che si sono innamorati del gioco esclusivo Playstation di rivivere una seconda volta la straziante ed emozionante avventura di Joel ed Ellie, potendo godere di una sceneggiatura che inserisce anche altri personaggi, ideali per potenziare emotivamente un plot che vuole puntare su di un racconto più introspettivo piuttosto che legato alla mera presenza di scene spettacolari. D’altronde dopo aver fatto indigestione di serie come The Walking Dead e dei suoi infiniti spin-off, la serie HBO intelligentemente non punta a mostrare ridondanti animatronics mostruosi oppure una sequela di combattimenti tra i sopravvissuti e le minacce che incombono. Attraverso una colonna sonora firmata da Gustavo Santaolalla, lo stesso compositore del videogioco, che accarezza dolcemente le corde della chitarra per offrire melodie malinconiche, The Last of Us punta a coinvolgere lo spettatore tratteggiando perfettamente la personalità dei personaggi, soprattutto quando mostrano il loro lato più umano e vulnerabile. Sebbene il risultato finale dello show HBO sia encomiabile, dopo aver visionato l’intera stagione rimangono alcuni dubbi riguardo la volontà di offrire così poche scene adrenaliniche e spaventose, allontanandosi in questo dalla struttura narrativa del racconto videoludico, che instillava spesso puro terrore e momenti mozzafiato. Se questa mancanza probabilmente sarà ben accetta da coloro che hanno già fruito dell’opera da cui deriva la serie, il discorso potrebbe essere differente per il pubblico che approccia allo show HBO per la prima volta senza sapere nulla delle vicende di Joel ed Ellie. Quest’ultimo, difatti, potrebbe trovare la serie, nella sua totalità, a tratti eccessivamente lenta e verbosa.
7.8
Articolo precedenteGiornata della memoria: la programmazione di Sky per ricordare le vittime della Shoah
Articolo successivoMissing, l’angosciante thriller di Will Merrick e Nick Johnson a marzo è nei cinema: il trailer
Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
the-last-of-us-recensione-della-serie-sky-ispirata-al-cult-game-playstationIl 2013 è un anno che tutti gli appassionati di videogames ricordano con estremo piacere, perché vide l’uscita, in esclusiva per la terza console Playstation, di The Last of Us, survival horror programmato da Naughty Dog che collezionò giudizi entusiastici. The Last of Us immergeva...