Essere un figlio unico spesso significa dover vivere i primi anni della propria vita soffrendo di una sorta di solitudine congenita, che si prova proprio perché, durante i delicati anni della formazione caratteriale e dei primi approcci con il gruppo dei pari, non vi è un altro bambino con cui condividere queste scoperte.
Diversamente, quando accanto a noi vi è un fratello oppure una sorella, la compagnia è assicurata e questo permette un continuo confronto verbale e comportamentale con un altro soggetto.
Nel film diretto da Roberto Capucci Mio Fratello, mia sorella, Tesla, interpretata da Claudia Pandolfi, sono anni che patisce la mancanza di suo fratello Nicola (Alessandro Preziosi).
E’ da tempo che non si hanno più notizie di Nicola, almeno fino a quando si presenta al funerale di loro padre, un uomo amante della scienza che ha lasciato un testamento molto particolare.
Le sue ultime memorie rivelano un patto successorio che costringerà i due fratelli a condividere l’appartamento ove abita da tempo Tesla.
UNA CASA PIENA DI AMORE E DI ANSIA
Tesla non vive sola in casa ma con i suoi due figli Sebastiano (Francesco Cavallo ) e Carolina (Ludovica Martino).
Sebastiano è un ragazzo amante della musica che suona il violoncello ma che purtroppo soffre di una forma di schizofrenia ad alto funzionamento. Il ragazzo abbisogna di continue attenzioni, e proprio per questo l’atteggiamento di Tesla si è trasformato ben presto in quello di una madre che dispensa un affetto che rasenta l’ossessività.
Carolina è una giovane e brillante ragazza, che divide un freddo rapporto con la madre. Carolina non usa la parola “mamma” per rivolgersi alla donna che le ha donato la vita, ma usa chiamarla con il suo nome. Un atteggiamento che denota una considerevole distanza affettiva.
La quotidianità di Tesla con i suoi due figli si trascina stancamente , perché è costellata da un ritmo di vita profondamente abitudinario, che priva Sebastiano dalla possibilità di uscire spesso da casa. I rapporti sociali del ragazzo si consumano soprattutto con Emma, una graziosa ragazza che impartisce lezioni di musica.
L’ANARCHIA CHE RESTITUISCE L’ORDINE DELLE COSE
All’arrivo di Nicola in casa di Tesla il (fittizio) equilibrio che Tesla sembrava avesse costruito decade quando si confronta con il carattere anarchico di suo fratello.
Amante della disciplina sportiva del kitesurfing, Nicola durante i lunghi vent’anni di silenzio con sua sorella e i suoi nipoti ha vissuto in nome della completa libertà. Una libertà che gli avrà permesso di vivere a modo suo, ma che lo ha privato di tutto il potenziale amore che i suoi cari potevano offrirgli.
Il personaggio interpretato da Alessandro Preziosi sembra, di primo acchito, un elemento di disturbo nella routine di Tesla, ma presto sarà chiaro come il suo disordinato modus vivendi possa in qualche modo donare, soprattutto a Sebastiano, nuove esperienze ed input emotivi utilissimi per assaporare momenti di vita inediti.
Non mancheranno i dissidi tra Tesla e Nicola, esacerbati dal fatto che il fratello è scomparso per venti lunghi anni senza un apparente motivo.
La storia di Nicola è ben più articolata di come sembri e verrà fuori molto presto grazie all’avvicinamento con la sorella.
LA FORZA CATARTICA DELLA RECITAZIONE
Credo che un ritmo compassato in un film non sia un difetto, soprattutto se questo offre una sceneggiatura che esalta l’ottima recitazione di tutti gli attori che fanno parte del cast.
Mio fratello, mia sorella è un film con una sceneggiatura che non ha alcuna intenzione di mostrare i personaggi di questa storia progredire grazie alle loro nuove esperienza di vita.
Il cinema, dopotutto, ci ha abituati ad apprezzare plot che spesso prevedono storie in cui al centro del racconto vi sono attori che cambiano il loro comportamento e, così facendo, la loro personalità, magari per chiudere la sceneggiatura con un gradito happy ending (che oggigiorno è sempre più raro).
Il film di Roberto Capucci non ha queste pretese trasformistiche: Tesla e Nicola si confronteranno fra di loro unicamente per rendere note tutte le défaillance sentimentali e comportamentali.
L’avvicinamento di questi due fratelli è orchestrato dagli sceneggiatori per togliere il velo a tutte le costruzioni concettuali che permettevano ad entrambi di vivere (ma sarebbe più giusta la parola “sopravvivere”).
In mezzo a loro vi sono due giovani figure, Carolina, che decide di togliere quasi subito il disturbo per cercare la strada della sua vita lontano dal soffocante nido materno, e Sebastiano, un ragazzo dall’animo dolce e poetico che è rinchiuso in un cervello che purtroppo denota molti malfunzionamenti.
In Mio fratello, mia sorella la recitazione riveste un ruolo fondamentale. Claudia Pandolfi, con il suo viso emaciato e lo sguardo consumato dall’agitazione e da una vita sentimentale solitaria, è abile nel mostrare un comportamento spazientito; abituata a reprimere e ingoiare tutto il suo disagio, la rabbia di questa donna spesso nemmeno si manifesta.
Quando invece il suo dolore prevarica il suo finto equilibrio emotivo, Tesla riesce ad urlare e manifestare tutto il suo profondo dolore con grossa enfasi.
Nicola è il classico uomo che vorrebbe gestire tutte le situazioni disagevoli con un comportamento disinteressato e a tratti ironico. Anche lui, soprattutto quando manifesterà le sue gravose cicatrici esistenziali, riuscirà ad espellere tutte le incomprensioni che lo hanno costretto a stare lontano dalla sorella.
Sebastiano per loro due rappresenta il deus ex machina: il ragazzo, indirettamente, funge da specchio riflesso di tutte le angoscianti situazioni emotive irrisolte che divampano negli animi di Tesla e Nicola.