L’agente Aaron Cross (Jeremy Renner) sostituisce lo scettro di protagonista fuggitivo in questo nuovo film della serie Bourne Identity, e riconferma come gli intrighi internazionali non abbiano mai fine, anzi siano affetti da una certa tendenza a diventare quasi materia da fumetto.
The Bourne Legacy non è un vero e proprio sequel, o perlomeno vuole esserlo spostando l’attenzione su di una trama inedita assieme ad un protagonista nuovo di zecca, pur restando l’”aurea” di Jason Bourne all’interno della sceneggiatura.
Vi sentite confusi? Avete perfettamente ragione per esserlo. Le cose stanno messe in questo modo: Jason Bourne, storico protagonista della serie, è ancora vivo, e sta scappando per non essere acciuffato dai servizi segreti.
Il suo nome e le sue gesta vengono continuamente citate dai protagonisti del film, e questo escamotage lo rende quasi presente nel film.
Stavolta compare davanti alla telecamera un altro agente, Aaron, che deve smascherare i piani segreti degli scienziati della CIA, colpevoli di somministrare delle medicine per potenziare l’intelletto e la forza fisica di questi agenti.
Questi ultimi sono completamente sacrificabili affinché l’opinione pubblica non sappia cosa stesse tramando il governo americano, a causa del terremoto mediatico che provocò anni fa Jason Bourne. Aaron deve cercare di salvare la pelle da coloro che invece promettevano di proteggerlo.
Il film esprime una “doppia anima”: sebbene la trama sia decisamente fantasiosa, al limite di come potrebbe apparire in un nuovo episodio di Batman (uomini potenziati chimicamente ed un governo omicida non è proprio uno scenario da film realistico), la prima parte del film appare pregna di atmosfera.
L’agente Aaron viene mostrato mentre si allena in Antartide, fra un bagnetto ed una scalata a decine di gradi sotto zero.
La regia rende la cosa quasi accettabile, sacrificando l’enfatizzazione delle scene e facendo si che il rumore del vento e della neve che cade siano spesso gli unici effetti sonori.
Spicca soprattutto l’angosciante scena in cui uno scienziato decide di uccidere, in preda ad un raptus omicida, tutti i suoi colleghi in un laboratorio. La drammaticità del momento è ficcante.
La seconda parte del film invece presta il fianco al più classico film di azione (sebbene girato in modo impeccabile), con sparatorie e soprattutto inseguimenti. Compare anche un altro agente, in poche scene, che sembra quasi far le veci di un novello e più striminzito Terminator, viste le percosse che servono per farlo desistere.