Nel 1991 il matrimonio di Lady Diana con il Principe Carlo è al collasso. Non è solo la figura di Camilla a togliere linfa vitale al rapporto coniugale tra i due, ma anche la piena consapevolezza che la vita di corte non fa per questa energica ed esuberante principessa del Galles.

Spencer, diretto da Pablo Larraín, vuole raccontare i tre fatidici giorni in cui Lady D, nel 1991, ha trascorso le vacanze di Natale con suo marito e la propria parentela regale.

Il ritrovo fu quello della proprietà di Sandringham, nel Norfolk. Un posto ameno immerso nelle campagne inglesi, poco distante dai luoghi ove Diana passò la sua infanzia, circondata dall’affetto di suo padre.

IL NATALE DELLA DISCORDIA

Una favola ispirata a una vera tragedia. Poche, semplici e ficcanti parole che campeggiano sullo schermo poco prima che il film inizi.

Un perfetto riassunto concettuale di quella che è stata la vita di Lady D, un’esistenza circondata dallo sfarzo regale ma pregna di dolorosi rimpianti.

Dopo aver mostrato questa frase, Spencer mostra la prima immagine del film, che ritrae un paesaggio di campagna in cui svettano alcuni alberi privati del loro fogliame a causa del rigido abbraccio invernale.

L’attenzione è subito rapita dall’intensità dei colori scelti per la  fotografia, che appaiono sbiaditi e caratterizzati da una cromia tendente al giallo.

Una scelta artistica che permette allo spettatore di calarsi perfettamente nella malinconica atmosfera del film.

La cinepresa di seguito mostra una stradina vuota, che dopo pochi attimi accoglie la figura di una Porsche, una macchina simbolo dell’agiatezza dei primissimi anni ’90.

Dentro il veicolo vi è una figura femminile dai capelli biondi intenta a capire come raggiungere il luogo ove dovrà passare settantadue ore della sua vita assieme al marito e alla sua importante famiglia.

I festeggiamenti natalizi dureranno dalla vigilia di Natale fino al giorno di Santo Stefano. Tre giorni che appaiono infiniti.

Ad interpretare Lady Diana è Kristen Stewart, che subito sfoggia uno sguardo languido che ricorda perfettamente quello della sposa del Principe Carlo.

Lady D  è sola in macchina e non ha nessuno che possa assisterla. Una situazione paradossale per una figura del suo rango, ma anche una chiara dimostrazione di come la donna sia affamata di indipendenza.

UNA PRIGIONE FATTA DI TRADIZIONI

La principessa del Galles non fa in tempo a varcare la soglia di questa enorme residenza di campagna che subito viene assalita dalle storiche tradizioni che coinvolgono la famiglia reale.

La donna dovrà sedersi su di una sorta di bilancia per scoprire il suo peso corporeo. Dopo le festività questa buffa usanza dovrà essere ripetuta, e sarà quasi un obbligo per ognuno degli invitati essere testimoni di come abbiano preso peso dopo i vizi alimentari natalizi.

Confrontarsi con il suo peso per Lady D è un gesto difficile da vivere, perché la donna da tempo ha dei gravosi disturbi del comportamento alimentare, che la costringono spesso ad abbuffarsi e poi a liberarsi del cibo ingerito tramite l’emesi. Un atto che dimostra chiaramente come lo stato emotivo della principessa del Galles sia compromesso.

Iniziano così le odiose vacanze natalizie di Lady D,  che la costringeranno a confrontarsi con un marito con il quale non riesce nemmeno a proferire parola e con una suocera che rappresenta la donna più importante dell’Inghilterra.

I FANTASMI DEL PASSATO E LA VOGLIA DI EVADERE

Durante i 111 minuti di visione, Spencer riesce con successo a raccontare l’enorme insofferenza di Lady Diana verso le etichette regali.

Con una regia volutamente lenta, che in questo modo ha la capacità di mostrare come il tempo dentro quelle enormi stanze sia quasi sospeso in nome di tradizioni vecchie di secoli, il film di Pablo Larraín orchestra scene che trasudano angoscia.

Sono soprattutto i momenti in cui Diana è impegnata a nutrirsi durante i sacrali pasti natalizi quelli in cui si ravvisa l’enorme afflizione di questa donna.

L’atmosfera durante questi rinfreschi è triste e il silenzio che circonda gli importanti commensali coinvolti è palpabile. La cinepresa riprende camerieri affaccendati a servire seguendo gesti che si ripetono per ognuno di loro e all’unisono, creando quasi una curiosa coreografia.

Alcuni violini con la loro musica spezzano il silenzio ed intendono intrattenere il lauto pasto riservato alla Regina e ai suoi parenti.

Servendosi delle vibranti sonorità dei violini, il film sottolinea il disagio che imperversa nell’animo di Diana, che si sente attanagliata dalla totale mancanza di libertà. Il cibo una volta arrivato nello stomaco diventa una morsa a cui non si può resistere e di cui è meglio liberarsene al più presto.

Non è solo il nutrimento quotidiano il problema di Diana, ma la completa gestione della sua giornata. La donna non ha nemmeno la possibilità di scegliere come vestirsi.

Ogni pregevole abito a lei destinato riporta una chiara etichetta che descrive il momento in cui deve essere indossato. Durante questo soggiorno, non è previsto che Diana abbia la facoltà di scegliere il suo look, perché le liturgie regali avranno il sopravvento.

Lottando con queste restrizioni e la voglia di evadere, Kristen Stewart riesce a delineare con successo il complicato ed amato personaggio di Lady Diana, mostrando una recitazione sentita e credibile; anche il fisico della Stewart è stato modellato per essere quello della principessa del Galles, apparendo smagrito proprio come doveva essere in quel periodo buio.

Con l’ottima performance attoriale di Kristen Stewart e con una regia che sa delineare perfettamente i mali dell’animo di Lady Diana, Spencer si candida ad essere uno dei film più rappresentativi del carattere di questa importante donna, che non è mai riuscita a sottostare alle costrizioni di una vita regale che spesso cancella l’individualità per omaggiare le etichette di un passato fin troppo soffocante.

Dove vedere Spencer
COMMENTO
Fin dai primissimi fotogrammi il film di Pablo Larraín intende chiaramente mostrare come l’animo di Lady Diana soffrisse in quel periodo della sua vita. Per farlo il lungometraggio sceglie il momento in cui la donna ha dovuto passare le vacanze natalizie con la sua famiglia, una famiglia che da tempo non reputa più simbolo di amore e di sicurezza affettiva, ma solo di distanza ed acredine. Si salvano solo i figli di Diana, due bambini purtroppo in preda ai disordini sentimentali dei genitori e testimoni di come la sofferenza della madre oramai sia troppo ingente per essere nascosta ai loro occhi. Spencer, durante le due ore di durata complessiva, offre un ritmo compassato, assolutamente idoneo per mostrare come in quella enorme residenza di campagna il tempo sembrava quasi che si fosse fermato. A scandire il ritmo di quelle giornate vi erano solo le scomode tradizioni regali, che i componenti della famiglia di Diana ossequiano servendosi di atteggiamenti che non lasciano spazio ad alcuna spontaneità. Tutto l’opposto del carattere di Diana, personaggio pubblico icona di quegli anni che amava distaccarsi dalle etichette regali e immergersi nella variopinta cultura pop. Si sottolinea la grande perfomance attoriale di Kristen Stewart, che ha modellato anche il suo corpo per apparire come Lady Diana. I numerosi primi piani della regia, inoltre, incorniciano perfettamente il suo languido e infelice sguardo, che da sempre caratterizza la figura della triste principessa che sarà impossibile dimenticare.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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