Il personaggio dell’acchiappafantasmi, complice l’indimenticabile film di Ivan Reitman del 1984, è vincente all’interno di una sceneggiatura cinematografica.
La lotta tra l’uomo e le forze soprannaturali, che si consumi con l’ausilio di armi fantasiose che producono flussi luminosi (che non devono mai essere incrociati, mi raccomando!) oppure lugubri esorcismi, è da sempre fascinosa e perfetta per essere inscenata al cinema.
La stessa cosa deve averla pensata Christian De Sica, attore e soprattutto mattatore comico romano, che ha deciso di dirigere un film divertente che presentasse all’interno della sceneggiatura diversi richiami al seguito genere horror.
TRE FRATELLASTRI CHE SI RITROVANO
Thomas (interpretato da Christian De Sica) è un ex mago della televisione che, a seguito di un bizzarro incidente durante una trasmissione televisiva, ha perso ogni credibilità ed è costretto a racimolare qualche soldo qua e là tramite squallidi festival provinciali.
A dirla tutta, Thomas non ha un euro in tasca, ed è costretto anche a sopportare le furiose lamentele di sua moglie, che lo reputa un fallito con un taglio di capelli decisamente inappropriato per la sua età.
Il suo fratellastro Carlo (Carlo Buccirosso) non è che se la passi meglio: residente da anni nel settentrione ma di sangue napoletano, conduce una vita di insuccessi imprenditoriali al soldo del suocero e di sua moglie, che dall’alto della sua statura gli impartisce ordini di ogni genere, affinché riesca a rendere felice il suo ricco paparino.
Thomas vive a Roma, lontano da Carlo. Ma la morte del loro padre a Napoli, costringerà i due a rivedersi e a scoprire di avere un terzo fratellastro, un singolare tipo di nome Ugo (Gian Marco Tognazzi), che vorrebbero stesse confinato in una clinica psichiatrica perché spesso denuncia di vedere e sentire presenze soprannaturali.
Un padre unico e tre madri differenti. Una situazione paradossale da cui nascerà una particolare unione che porterà alla creazione di un business quantomeno inaspettato.
LA POTENZA DELLA FALLACE SUGGESTIONE
Per puro caso Thomas si ritrova a compiere un incantesimo ad una facoltosa (e credulona) signora. Questo evento creerà attorno ai tre fratelli un’aurea da “maghi infallibili” che hanno l’insolita capacità di risolvere questioni puramente soprannaturali.
La città di Napoli ora adora Thomas, Carlo e Ugo. Quale occasioni migliore per guadagnare tanti soldi e diventare dei veri e proprio cacciatori di fantasmi?
Quello che i tre non si aspettano è che i sottili e tenebrosi confini tra lo scibile e quello che non si può (e non si deve) conoscere sono stati sgretolati con i loro interventi da Ghostbusters improvvisati. Thomas e i suoi fratelli hanno dato a vita ad una serie di pericolosi eventi che potrebbero mettere in serio pericolo tutta la città partenopea.
L’HORROR CHE FA RIDERE
In principio Christian De Sica voleva girare con Boldi il remake del film L’Oscar Insanguinato di Vincent Price. Il film doveva avere un’ impronta non solo horror ma anche comica.
Non se ne fece più niente, perché i diritti del film proprio non si riuscivano a trovare. Ed ecco che nasce la sceneggiatura di Sono solo fantasmi che, sebbene abbia un plot del tutto diverso, non abbandona l’idea del genere horror comedy.
Sono solo fantasmi si presenta dunque come un film in cui De Sica non vuole solo raccontare una storia comica, ma che all’interno della sceneggiatura offre anche diverse scene horror, coadiuvate da discreti effetti speciali.
Christian De Sica non rinuncia del tutto alle sue celebri battute, caratterizzate spesso da un gergo abbastanza volgare, ma reso unico dall’irresistibile inflessione dell’attore e regista romano che, innegabilmente, strappa più di una risata.
Il film, comunque, non è eccessivamente volgare, perché oltre al bonario comportamento di De Sica presenta anche una sceneggiatura in cui hanno una grande importanza anche i personaggi di Carlo e Ugo.
L’impronta horror della storia è costellata, oltre che di momenti comici, anche di scene grottesche che raccontano con successo il modus vivendi di noi italiani e, in particolare, dei napoletani.
Al di là degli splendidi paesaggi marittimi, la città partenopea vive di caos e di traffico, nonché di un gigantesco entusiasmo che pervade ogni abitante della città. Un vero e proprio stile di vita che riempie il film di suoni e voci di una città sicuramente inconfondibile.
Oltre alla calata romana di De Sica, il film offre anche un’estrema varietà dialettale, da ritrovarsi nell’impronta linguistica tipica del nord di Carlo, derivata dai tanti anni vissuti al settentrione, fino a quella particolarissima degli attori Francesco Bruni e Valentina Martone, che con estrema abilità riescono ad esprimersi con il dialetto puteolano, particolare lingua madre della città di Pozzuoli.