Lara Croft, la ragazza più famosa di tutto il mondo dei videogiochi quando ancora non erano un medium così celebre, torna per una nuova avventura.

Oltre a vivere un nuovo viaggio avventuroso, Lara Croft in Shadow of the Tomb Raider vuole essere protagonista sui nostri schermi per raccontare ancora alcuni frammenti della sua vita. E’ una ragazza che vuole apparire semplice al di là delle sue doti straordinarie,  e soprattutto decisamente diversa dalla “pupa virtuale” con una taglia di seno spropositata come appariva nei primissimi episodi di fine anni ’90.

In Shadow of the Tomb Raider saremo protagonisti di un incredibile viaggio che ci porterà a scongiurare una terribile minaccia Maya, simile a quella che si vociferava quando il nuovo secolo 2000 stava per affacciarsi.

Ricordate tutte le leggende che venivano attribuite alla famosa profezia del popolo che si insediò in Mesoamerica? L’anno 2000 doveva essere quello di svolta, una svolta che erroneamente era vista come una tremenda calamità che doveva ridurre il pianeta in frantumi.

Tutto ciò non è successo, almeno nella nostra vita reale. Ora che invece ci accingiamo ad accendere il computer o la console per vivere le nuove avventure dell’amata archeologa, le cose stanno diversamente e le minacce sono tangibili e profonde.

STESSE DINAMICHE, MA UN NUOVO RACCONTO

Shadow of the Tomb Raider non si discosta molto dal gameplay che già abbiamo apprezzato con il penultimo capitolo della serie, quel Rise of the Tomb Raider in cui conoscemmo la compagna del padre Ana ed abbiamo solcato i territori siriani.

La nostra storia avventurosa inizia in Messico, durante i Día de los Muertos, particolare festa messicana che non si limita solamente a ricordare i defunti ma anche a festeggiare con maschere ed altre vivaci ricorrenze.

Da subito lo sguardo del giocatore è rapito dalla splendida grafica, che riesce a sbalordire per la maniacale cura che è stata riposta per dotare gli ambienti di tutti i più piccoli particolari. Una tecnica ideale per rapire il giocatore e fargli credere di fare un credibile tour in Messico.

Gli effetti di luce, che giocano con i fuochi d’artificio serali per creare mosaici cromatici che adornano lo schermo del televisore, creano un’atmosfera davvero magica. Per il giocatore non vi è altra scelta se non quella di camminare lentamente e di sacrificare momentaneamente l’idea di far correre Miss Croft; perdersi tutti quei dettagli e rinunciare a qualche chiacchierata con la gente del luogo sarebbe un errore imperdonabile.

Dopo questa meraviglia tecnica è tempo di prendere confidenza con i controlli e la mappa del gioco. La situazione, per tutti coloro che hanno giocato il capitolo precedente, è decisamente confortevole perché, in sostanza, è rimasta immutata.

L’ottima gestione della mappa ed il tasto che fa comparire la bussola per orientarsi durante le traversate di Lara è rimasto,  una decisione che ritengo intelligente vista la sua perfetta gestione.

Anche l’uso delle armi e degli oggetti è proprio la stessa, con archi, pistole e mitragliatrici che hanno la possibilità di essere potenziate tramite le soste nei campi base.

UNA MAPPA E TANTI TESORI NASCOSTI

La mappa virtuale di gioco è un vero e proprio libro aperto, e le sue pagine sono composte da decine e decine di tesori e missioni nascoste che la nostra archeologa può vivere, a seconda della volontà del giocatore. Qualora volessimo prendere parte solo alla missione principale, potremmo liberamente farlo.

Certo ci perderemmo diverse occasioni per arricchire la nostra esperienza ludica durante le acrobazie da compiere dentro umide tombe segrete, oppure rinunceremmo a conoscere ancora di più le lingue del posto e così immergerci in un racconto videoludico che vuole non solo intrattenere il giocatore, ma anche trasmettere della sana cultura parlando dei costumi di popolazioni antiche che andremo a visitare.

Ma non ci saranno solo polverosi tesori da scovare, ma avremo anche la capacità di cacciare animali diversi, ognuno dotato del suo manto da cucire per rimediare una vera e propria veste ideale per aumentare alcune capacità della protagonista.

UNA GUERRIERA DAGLI OCCHI LANGUIDI

Lara Croft è una ricercatrice ed un’archeologa. Ma la sua anima è anche quella di guerriera, una guerriera che non ama la violenza fine a se stessa, ma che riesce ad essere letale se in certe situazioni serve uccidere qualcuno per non essere sopraffatti.

Le armi da usare, anche stavolta, saranno molteplici, ad iniziare dalla nostra piccozza, utilissima per scalare pareti rocciose altrimenti inaccessibili ma che può trasformarsi in una terribile arma se rivolta verso la gola di un uomo con violenza.

Nell’inventario di Lara compariranno anche pistole, fucili automatici, mitra ed un grosso coltello che sembra proprio quello che Sylvester Stallone sfoggiava nel film First Blood, da noi conosciuto come l’iconico Rambo.

Un arsenale di tutto rispetto, a cui spesso però dovremo rinunciare in favore di un tipico approccio stealth. L’archeologa in tal caso potrà sfruttare, stavolta, anche una mimetizzazione creata con del fango (chi ha detto Predator?), per rivestire i suoi lineamenti dolci di fanghiglia scura utile per eclissarsi allo sguardo del nemico.

Anche le possibilità di sgattaiolare dietro le spalle di coloro che attentano  alla nostra vita sono aumentate: ora potremo sfruttare la vegetazione anche a ridosso di muri o diverse superfici per nascondere la nostra figura e preparare così con tutta calma la nostra rivalsa.

LARA, L’ANTROPOLOGA

Ad un certo punto del gioco arriveremo a visitare il misterioso villaggio di Paititi, un posto leggendario del regno inca che nemmeno Lara si sarebbe immaginata di scovare, soprattutto pieno di abitanti che trascorrono una vita tranquilla secondo le loro secolari (e spesso rigide) regole sociali e religiose.

Paititi non rappresenta solo una location tra le altre, ma il vero fulcro di Shadow of the Tomb Raider: un luogo in cui Lara potrà vivere tantissime missioni secondarie e, cosa ancora più importante, conoscere molto di questa famigerata popolazione caratterizzata da una cultura così particolare.

A questo punto, sebbene Shadow of the Tomb Raider possa essere annoverato fra i giochi action-adventure, scegliendo di affrontare le quest secondarie presenti in Paititi il giocatore avrà la possibilità di vivere una sorta di simulazione antropologica. Lara Croft opererà una vera e propria osservazione partecipante tra i nativi del posto, tecnica che usano i veri antropologi per conoscere più a fondo la cultura e le usanze di popolazioni autoctone vivendo letteralmente fra di loro.

Proprio questo farà Lara, e con lei il giocatore: una conoscenza di affascinanti usanze tramite significativi dialoghi con donne e uomini differenti, alcuni dei quali in qualche modo esiliati per aver espresso concetti religiosi contrari a quelli comunemente adottati dalla popolazione.

Momenti di gioco questi più lenti, che in molti potrebbero far insorgere un po’ di noia, abituati ai ritmi isterici di molti prodotti videoludici. Al contrario, ritengo questi siparietti culturali una splendida occasione per far elevare il videogioco a prodotto che sarebbe bene prendere in considerazione piuttosto come opera ludica in tutti i sensi.

COMMENTO
Shadow of the Tomb Raider si presenta come un gioco che trasuda passione da tutti i pixel. Al di là dell’eccellente comparto tecnico, che a tratti mi ha sbalordito nella sua incredibile ricerca di realismo, il gioco è superiore al capitolo precedente in quanto offre maggiore divertimento nelle diverse sezioni di gioco, soprattutto quelle in cui Lara si affanna per trovare una via d’uscita dalle tombe piene di minacce. Le trappole e le nuotate in acque limpide ma piene di piranha non sono mai state orchestrate così bene all’interno del game design, intrattenendo il giocatore senza mai rendere frustrante il suo viaggio pieno di avventura. E poi c’è la sceneggiatura, che stavolta mostra anche gli anni in cui Lara era piccola (ma non indifesa). Un viaggio sempre più intimo nella vita di Miss Croft, che rende l’avventura un must per gli amanti di Tomb Raider. Certo, molte dinamiche sono rimaste uguali e per molti questo potrebbe rappresentare un piccolo difetto, ma vi assicuro che anche stavolta alcuni momenti drammatici del gioco sapranno lasciare un segno. Un gioco pieno di azione, di avventura ma anche di tanta cultura: questo è Shadow of the Tomb Raider. Non lasciatevi sfuggire anche questa nuova interpretazione ludica della più affascinante archeologa di sempre.
8.4
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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