Uscito nel 2017 con una esclusiva temporale destinata ai possessori di PS VR, l’hardware che permette ai possessori di Playstation 4 di godere della realtà virtuale, Resident Evil VII ha offerto per la prima volta nella storia del franchise Capcom un gameplay con una visuale in soggettiva.

Fortemente ancorata alla terza persona fin dagli esordi nel 1996, la serie Resident Evil stavolta doveva per forza di cose proporre la scelta di una visuale in prima persona, per offrire una immedesimazione completa sfruttando il caschetto virtuale di Sony.

Dopo aver atteso alcuni mesi che sembravano non finire mai, anche tutti i possessori della console Xbox e di un PC poterono mettere mano ad uno dei capitoli più paurosi di sempre, che proponeva una tenebrosa sceneggiatura con protagonista non più Chris e Leon, veterani della saga horror, ma Ethan Winters, un uomo che, dopo aver patito la scomparsa di sua moglie Mia , riceve uno strano messaggio ove compare proprio la consorte che lo invita a salvarla in un isolato posto in Lousiana.

Qui Ethan farà la conoscenza dell’allegra (si fa per dire) famiglia Baker, che vive in una villa fatiscente in cui risiedono diverse mostruosità e cadaveri di esseri umani.

Il plot di Resident Evil VII omaggiava cult del cinema pauroso come Non aprite quella porta, che raccontava di famiglie popolate da assassini efferati che amavano godere del dolore altrui.

Un bel cambiamento rispetto agli altri videogame della serie che, specie pensando agli ultimi capitoli usciti, intendevano offrire maggiore azione rispetto all’elemento puramente survival.

In Resident Evil VII Ethan è comunque armato, ma molto spesso appare indifeso contro le atrocità dei Baker, subendo atroci sofferenze e gravose ferite.

UN BRUTTO KARMA

Dal 2017 passiamo in un batter d’occhio al 2021, anno in cui finalmente è disponibile l’ottavo capitolo di Resident Evil., intitolato Resident Evil Village.

In Resident Evil Village protagonista è sempre Ethan Winters, che compare durante le prime scene del gioco immerso in una straniante atmosfera rilassata assieme alla moglie Mia, tre anni dopo gli eventi di Resident Evil VII.

L’incipit del gioco offre una convincente continuità narrativa con quella dell’episodio precedente, che vedeva Ethan finalmente riunito all’amata consorte dopo aver patito orribili esperienze.

Durante la parte iniziale del gioco sembra quasi che tutto vada a  gonfie vele nella vita di Ethan; l’idillio non durerà molto, perché i sadici sceneggiatori di Capcom ci metteranno ben poco ad assestare ai danni del giocatore un simbolico “pugno nello stomaco” presentando eventi a dir poco scioccanti.

Già vi ho detto troppo e non intendo di certo rovinarvi la sorpresa oppure, ancora peggio, macchiarmi del grave reato di spoileratore: sappiate solo che Ethan, dopo aver vissuto un bruttissimo quarto d’ora, si risveglia in Romania, accanto ad alcuni cadaveri di soldati, a due passi da un villaggio che tutto sembra fuorché  una bella location per una rinvigorente vacanza.

Attorno a lui vi è solo neve e un piccolo agglomerato di vecchie case. Non passerà molto prima che Ethan possa udire degli strani versi che sembrano quelli di un lupo feroce.

La verità è ancora più atroce. Questi orribili ululati sono quelli di uomini lupo, assetati di sangue e ghiotti di carne umana.

La nuova odissea horror di Ethan ha inizio: occhi aperti e mano sul joypad, perché questa volta si dovrà sparare molto di più e combattere contro numerosi  nemici.

ADDIO FAMIGLIA BAKER

La storia di Resident Evil Village, ovviamente, è completamente diversa da quella del settimo capitolo.

Capcom nel 2017, entusiasmata all’idea di offrire una esperienza spaventosa in realtà virtuale, aveva limitato la componente action del titolo e la varietà di armamenti presenti, affinché il gameplay potesse offrire un tipo di orrore anche psicologico e sopratutto pieno di jumpscare.

In Resident Evil Village si torna a “giocare” a Resident Evil, ovvero a concentrarsi non solo sulla trama e le scene spaventose (presenti in modo meno incisivo), ma anche sulla capacità di collezionare oggetti e soldi, azioni utili per sfruttare la compravendita di merci virtuali.

Merci virtuali che stavolta potremo comprare e vendere attraverso la comoda presenza di un mercante, rappresentato dalla figura di un grosso uomo fin troppo innamorato del cibo.

Con un bel sigaro fumante e un’espressione tutto sommato gioviale, quest’ultimo ci offrirà una varia mercanzia con cui potremo potenziare le nostre armi oppure ottenere unguenti che curano le nostre numerose ferite.

Un chiaro riferimento a quello che accadeva nell’ osannato Resident Evil IV, in cui potevamo godere per la prima volta nella storia della serie Capcom di un commerciante virtuale.

RITORNO AL FOLCLORE HORROR PIU’ CLASSICO

Lupi mannari, vampiri e un classico castello degli orrori: in Resident Evil Village ci troveremo di fronte a personaggi mostruosi che rappresentano il pilastro dell’immaginario horror, anche se in qualche modo reinventato nelle loro fattezze dagli abili grafici di Capcom.

I lupi mannari appaiono più umani nel loro apsetto, ma dotati di una mascella e di un’arcata dentale che metterebbe in crisi anche il più grande odontoiatra in circolazione; anche i vampiri durante il gioco non sono di sesso maschile ma prettamente femminile.

Vampiresse sensuali ma tremendamente violente, che hanno la cattiva abitudine di trasformarsi in piccoli insetti per sfuggire ai proiettili di Ethan.

Nel gioco tutte loro rispondono ai comandi di Lady Dimitrescu, una altissima e giunonica donna vampira che rappresenta la loro madre.

Fu proprio questo personaggio, presentato mesi prima dell’uscita del gioco da Capcom, a infiammare gli animi dei fan del gioco e dell’horror in generale, perché con le sue sembianze riusciva a indurre un discreto stato di ansia.

Questa enorme vampiressa spesso vagherà per il castello, luogo in cui si consuma gran parte del gioco, intenta ad ucciderci con le sue affilate unghie.

Ethan, almeno all’inizio, potrà solo fuggire da questa minaccia, proprio come accadeva con il cattivissimo Nemesis in Resident Evil 3.

NON MI FAI PAURA!

La stessa Capcom lo ha ammesso: Resident Evil Village, nel complesso, farà molta meno paura del settimo capitolo. Nessuna esternazione fu più vera.

Sebbene molte situazioni in cui saremo coinvolti provocheranno non poca ansia, in generale il ritmo dei battiti del nostro cuore durante le partite a Resident Evil Village non saranno quasi mai accelerati, visto che questo nuovo capitolo intende offrire molta più azione a dispetto dei jumpscare e dell’atmosfera malata che vivemmo in Louisiana.

Torno a ripetere che Resident Evil Village è votato molto di più ad una esperienza prettamente ludica, prevista di tutti quei crismi che non possono mancare in un videogioco moderno e che appagano il giocatore.

Mi riferisco al gusto dell’esplorazione accurata di ogni stanza e del background generale, utile a raccattare tutti gli oggetti e gli scarti di metallo che il gioco mette a disposizione per la creazione di nuovi proiettili oppure oggetti curativi, proprio come nel precedente capitolo.

Riferendosi sempre all’esplorazione, questa è incentivata grazie alla dettagliata mappa che il gioco offre, con ogni area che presenta colori diversi fra di loro, per avvertire il giocatore di tutti i luoghi in cui ancora vi sono potenziali oggetti di cui non ci siamo appropriati.

Richiamare spesso la mappa di gioco, proprio per adocchiare quali posti risultano ancora pieni di item, è un vero e proprio “gioco nel gioco” e risulta piuttosto divertente, soprattutto per gli appassionati che amano completare i giochi nella maniera più esauriente.

REALIZZAZIONE TECNICA

Resident Evil Village è stato provato su di una Playstation 4 Slim. Il gioco può vantare, anche sulla console normale e non in versione Pro, un grande livello di dettaglio, soprattutto quando sfoggia tutti i dettagli architettonici del castello rumeno, arredato con innumerevoli mobili e scale in legno.

Le venature del legno risultano realistiche e credibili, e assieme a degni giochi di luce e di riflessi restituiscono un quadro tecnico sicuramente appagante.

L’aggiornamento dello schermo, che non può vantare i fatidici 60 fps, si mantiene comunque fluido e  reattivo.

Solamente durante le sezioni all’aperto, quando i  numerosi e nodosi rami coperti di neve e le case del villaggio riempiono lo schermo, talvolta si notano alcune incertezze nel frame-rate. Piccoli dettagli tecnici che di certo non implicano problematiche nel gameplay generale, sia chiaro.

Se pensavate di aspettare l’acquisto di una (introvabile) Playstation 5 per godere di una ottima esperienza con Resident Evill Village, sappiate che anche su di una normale Playstation 4 il RE Engine, il motore grafico di Capcom, è stato ottimizzato piuttosto bene.

Sulle console di nuova generazione oppure su di un discreto PC potrete godere magari di una maggiore pulizia grafica e di un più veloce aggiornamento dello schermo rispetto a questa versione Playstation 4; dettagli tecnici abbastanza banali che di certo non impongono di scartare a priori quest’ottima versione Playstation 4.

COMMENTO
Abbandonate le lugubri zone della Louisiana in Resident Evil VII siamo pronti per continuare l’avventura di Capcom nei panni, spesso sporchi di sangue, di Ethan. Quest’ultimo anche stavolta sarà malmenato, trafitto e generalmente martoriato dalle mostruose creature che affronterà; occasioni ideali queste per innalzare l’asticella del gore presente nel gioco e che già era presente in dosi massicce nel precedente capitolo della serie. Resident Evil Village offre un gameplay differente da quello del settimo capitolo, perché vuole omaggiare anche l’esperienza prettamente ludica del gioco oltre a quella cinematografica amplificata dalla visuale in soggettiva. In Resident Evil Village l’imperativo non sarà solo quello di sopravvivere e terminare la nostra spaventosa avventura, ma anche divertire il giocatore rendendolo protagonista della ricerca di numerosi oggetti disseminati nella mappa del gioco e di vendere e comprare merci attraverso la presenza di un buffo e cortese mercante, per potenziare così ogni arma che possediamo. Una esperienza dunque più divertente e meno spaventosa rispetto a quella che vivemmo nel 2017, con una difficoltà generale più bassa e una durata di gioco più contenuta, che difficilmente supererà le 12 ore. Una dozzina di ore che possono essere molte di più se tentiamo di scovare tutti gli oggetti che il gioco offre, servendoci di una mappa che intelligentemente indicherà i luoghi in cui ancora vi sono item da scovare. Resident Evil Village non nasconde la sua natura di gioco che omaggia, stavolta, gli stilemi tipici del filone horror, e lo fa alla maniera di Capcom, ovvero contando su di uno stile visivo appagante e una sceneggiatura che offre una buona coerenza narrativa con il plot della serie.
8.5
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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