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la ruota delle meraviglie – recensione. il nuovo di film di woody allen, che esce per natale, non ha proprio nulla dell’atmosfera natalizia. chi si aspetta, soprattutto dopo il filone iniziato splendidamente con moonlight in paris e proseguito, con meno brio, attraverso to rome with love ( film in costume, gradevole, leggero ma originale) rimarrà deluso. qui abbiamo un film drammatico, solo travestito da commedia; una sorta di pagliaccio triste, che ci permette di vedere, dietro le luci delle meravigliose attrazioni, (l’america?), il fallimento dei tanti sogni americani che vi stanno dietro. sogni che prendono la forma del mito ollivudiano, leit motiv della filmografia alleniana, (cafè society). protagonista ginny, (una winslet che ci assicura subito il valore del biglietto), un’attrice fallita che vive un matrimonio di ripiego con humpty (jim belushi, physique du rôle centrato). movimenteranno la scena anni cinquanta il toy-boy mickey, (justin timberlake, presenza scenica speculare a belushi e altrettanto azzeccata), conteso tra la protagonista e la bella figliastra carolina,(juno temple), in fuga dai gangster dell’ex marito. fanno da sfondo gli incendi appiccati dal figlio preadolescente della protagonista: un richiamo alla passione (vissuta o recitata) che divora? o forse più un’integrazione ai colori caldi della fotografia, che ci mostra questo mondo luna park colorato ed abbagliante: una perfetta metafora ollivudiana. il fulcro del film è femminile, e ci rimanda a pietre miliari della filmografia di allen, (io ed annie viene anche esplicitamente citato). incarnato da una credibile winslet, che interpreta, molto fisicamente ed espressivamente, i dilemmi sulla realizzazione o meno di una vita. abbiamo molti monologhi, alcuni sotto forma di finti dialoghi, ove la presenza dell’altro, l’uomo, (marito o amante cambia poco), è mero pretesto perché la protagonista sveli, mano mano che si procede nel film, le proprie emozioni e stati d’animo, di cui prende coscienza nel momento in cui la situazione di partenza, stabile, per quanto frustrante, scoppia. forse potremmo riscontrare un eccesso di questi momenti, che appesantisco eccessivamente il tono del film e risultano a volte pleonastici. certo, a costituire comunque un bel pacchetto allen, abbiamo tutti i punti di forza del regista. fotografia: un grande storaro, con un’ambientazione magica e in cui le luci ed i colori giocano un ruolo dalla forte valenza semantica; una sceneggiatura che attraversa fin dall’incipit la quarta parete e ci presenta il co-protagonista humpty sia come personaggio che come drammaturgo stesso della commedia umana cui prende parte. alla fine del film, infatti, ci si domanderà: è accaduta la storia narrata, o era una delle storie che stava ideando l’aspirante drammaturgo? dove vedere la ruota delle meraviglie. powered by justwatch
Il nuovo di film di Woody Allen, che esce per Natale, non ha proprio nulla dell’atmosfera natalizia.
Chi si aspetta, soprattutto dopo il filone iniziato splendidamente con Moonlight in Paris e proseguito, con meno brio, attraverso To Rome with Love ( film in costume, gradevole, leggero ma originale) rimarrà deluso.
Qui abbiamo un film drammatico, solo travestito da commedia; una sorta di pagliaccio triste, che ci permette di vedere, dietro le luci delle meravigliose attrazioni, (l’America?), il fallimento dei tanti sogni americani che vi stanno dietro.
Sogni che prendono la forma del mito ollivudiano, leit motiv della filmografia alleniana, (Cafè Society).
Protagonista Ginny, (una Winslet che ci assicura subito il valore del biglietto), un’attrice fallita che vive un matrimonio di ripiego con Humpty (Jim Belushi, physique du rôle centrato).
Movimenteranno la scena anni Cinquanta il toy-boy Mickey, (Justin Timberlake, presenza scenica speculare a Belushi e altrettanto azzeccata), conteso tra la protagonista e la bella figliastra Carolina ,(Juno Temple), in fuga dai gangster dell’ex marito.
Fanno da sfondo gli incendi appiccati dal figlio preadolescente della protagonista: un richiamo alla passione (vissuta o recitata) che divora?
O forse più un’integrazione ai colori caldi della fotografia, che ci mostra questo mondo luna park colorato ed abbagliante: una perfetta metafora ollivudiana.
Il fulcro del film è femminile, e ci rimanda a pietre miliari della filmografia di Allen, (Io ed Annie viene anche esplicitamente citato).
Incarnato da una credibile Winslet, che interpreta, molto fisicamente ed espressivamente, i dilemmi sulla realizzazione o meno di una vita.
Abbiamo molti monologhi, alcuni sotto forma di finti dialoghi, ove la presenza dell’altro, l’uomo, (marito o amante cambia poco), è mero pretesto perché la protagonista sveli, mano mano che si procede nel film, le proprie emozioni e stati d’animo, di cui prende coscienza nel momento in cui la situazione di partenza, stabile, per quanto frustrante, scoppia.
Forse potremmo riscontrare un eccesso di questi momenti, che appesantisco eccessivamente il tono del film e risultano a volte pleonastici.
Certo, a costituire comunque un bel pacchetto Allen, abbiamo tutti i punti di forza del regista.
Fotografia: un grande Storaro, con un’ambientazione magica e in cui le luci ed i colori giocano un ruolo dalla forte valenza semantica; una sceneggiatura che attraversa fin dall’incipit la quarta parete e ci presenta il co-protagonista Humpty sia come personaggio che come drammaturgo stesso della commedia umana cui prende parte.
Alla fine del film, infatti, ci si domanderà: è accaduta la storia narrata, o era una delle storie che stava ideando l’aspirante drammaturgo?
Dove vedere La ruota delle meraviglie