Il caro bollette minaccia anche lo sport in Italia: a rischio le attività dei giovani

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Sappiamo bene come il 2021 non sia stato solo l’anno delle emergenze sanitarie ma anche quello in cui lo sport italiano ha trionfato, visti i successi riscontrati alle Olimpiadi, ai Mondiali ed agli Europei.

Ma attualmente non vi è solo lo spettro della pandemia a mettere in difficoltà lo sport, perché  gran parte del nostro movimento sportivo, specialmente giovanile, rischia di essere colpito ancora.

Dopo le chiusure degli scorsi mesi infatti, arriva anche la crescente inflazione e in particolare l’aumento dei prezzi dell’energia a rendere molto più costosa la formazione di atleti più e meno giovani.

Per gli impianti sportivi sembrano infatti non bastare i 4 miliardi già stanziati dal governo per il caro bollette.

Le chiusure, sommate ai costi per il distanziamento ed ora agli aumenti dei prezzi dell’energia stanno erodendo i margini di guadagno già bassi delle realtà sportive andando a minare la possibilità per molti giovani di praticare sport.

Si stima infatti che per il 2022 l’aumento per i beni energetici si aggirerà intorno al 60% che, sommato ai costi dovuti alla pandemia, porterà quasi a raddoppiare le spese per il funzionamento di piscine e palestre.

Le richieste che sono state fatte al Governo italiano da parte delle associazioni del mondo dello sport comprendono alcuni punti, fra cui la riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 5% anche per l’energia elettrica e l’esenzione delle accise per tutti gli enti no-profit, assieme alla disposizione di contributi economici a fondo perduto speciali.

I soldi preventivati dal governo per i ristori sembrano non bastare per coprire anche queste realtà che coinvolgono le attività sportive.

C’è il rischio concreto della chiusura degli impianti sportivi, importanti centri di aggregazione per i giovani, che spesso grazie allo sport riescono ad allontanarsi dalla strada.

Riducendo gli investimenti nello sport rischiamo di perdere futuri campioni e campionesse. Ne sono esempi, Irma Testa che, cresciuta nella difficile Torre Annunziata, ha trovato una ragione di vita nel pugilato diventando, a soli 23 anni, la prima medaglia olimpica della Boxe femminile italiana, o anche lo stesso Marcell Jacobs che per 9,80 secondi ci ha fatto sentire sul tetto del mondo.