Ispirato ai noti videogame mobile di successo, Five Nights at Freddy’s racconta di Mike (Josh Hutcherson), un ragazzo che inizia a lavorare come guardia giurata presso il Freddy Fazbear’s Pizza, un locale che, pur essendo abbandonato da tempo, abbisogna ancora di una guardia notturna.
Mike lavorando durante orari improponibili e con una paga poco remunerativa, molto presto farà la conoscenza di strani pupazzi che si aggirano nel locale di notte, non proprio intenti ad intrattenere chi vi si para davanti, ma piuttosto desiderosi di uccidere senza pietà.
DAL CELLULARE AL GRANDE SCHERMO
Il successo della serie di videogame nati su mobile e poi esportati su PC e console è presto detto: attraverso una storia ben costruita, il gioco offriva una trama originale, con il giocatore nei panni di una guardia notturna che aveva il compito di sopravvivere per ben cinque notti consecutive dall’attacco di violenti animatroni, che avevano le fattezze di animali come orsi, volpi, conigli e galline.
Con una impostazione da avventura e survival horror, due generi che da sempre sono i più gettonati dagli appassionati di videogiochi, Five Nights at Freddy’s non solo riusciva a mettere in scena pupazzi dalla grande caratterizzazione, che li facevano sembrare minacciosi ma anche piuttosto teneri, ma imbastiva una trama che verteva sulla sparizione di diversi bambini, collegando questa tragedia alla loro comparsa in modo efficace.
La versione cinematografica di Five Nights at Freddy’s prende le distanze dalla sceneggiatura originale dei videogiochi, vertendo grande parte della trama sulla figura di Mike, un orfano che ha la grossa responsabilità di crescere sua sorella minore Abby (Piper Rubio).
La vita di Mike è stata sconvolta tanti anni fa, quando dovette assistere a un avvenimento doloroso e straziante.
Da quel giorno ogni notte il ragazzo rivive quelle terribili esperienze attraverso angosciosi incubi, che non gli permettono di godere di nottate serene, minando così il suo sistema nervoso.
A causa di questi traumi Mike ha spesso sbotti di violenta rabbia, che non gli permettono di tenere un lavoro per più di una settimana.
Una situazione insostenibile, a cui si aggiunge l’odiosa presenza della zia Jan (Mary Stuart Masterson), arcigna donna che vuole ottenere la potestà di Abby affinché possa riscuotere l’assegno mensile di sussistenza.
DA VIDEOGIOCO A HORROR PSICOLOGICO
Il personaggio di Mike ha un grandissimo peso all’interno della storia di Five Nights at Freddy’s, un peso che diventa quasi insostenibile dopo che ci si accorge come, per gran parte della durata del film, è ancora lui al centro dell’attenzione, con la sceneggiatura che continua indefessamente a mostrare i suoi brutti sogni e a raccontare il suo triste passato.
Questa scelta rende Five Nights at Freddy’s una sorta di horror psicologico adatto anche agli spettatori più giovani, i quali molto probabilmente saranno i più entusiasti all’idea di vedere i loro beniamini robot assassini sul grande schermo.
Non devono disperare tutti gli amanti dei videogiochi originali, perché gli animatroni avranno la possibilità di essere protagonisti su schermo, soprattutto quando avranno a che fare con Abby, un personaggio fondamentale affinché si possa scatenare la vena omicida di questi simpatici (si fa per dire) pupazzoni, riprodotti fedelmente all’interno del film e (alleluia!) senza ricorrere agli abusati effetti di computer grafica.
Peccato che tutta la cattiveria degli enormi e silenziosi abitanti del Freddy Fazbear’s Pizza dispensi una quantità piuttosto esigua di sangue finto su schermo, perché le (poche) uccisioni mostrano dinamiche omicide ben poco esplicite, che non otterranno il plauso degli amanti degli horror più impressionanti.
C’era comunque da aspettarselo, visto il PG-13 consigliato per la visione del film, che consente alla casa produttrice Blumhouse (che già si è occupata di horror come M3GAN e The Black Phone) di permettere ad una vastissima platea di giovani appassionati dell’avventura videoludica originale di riempire le sale cinematografiche senza il disappunto dei propri genitori.
I MISTERI DEL GIOVANE MIKE
Sebbene possa essere lodevole il fatto che gli sceneggiatori (sono ben tre quelli che si sono occupati della stesura della sceneggiatura di Five Nights at Freddy’s) abbiano scelto di scrivere una storia perlopiù nuova rispetto al materiale originale, è da sottolineare come il plot risenti di una eccessiva superficialità e sciatteria.
Dopo aver sorbito per gran parte della durata del film i traumi onirici di Mike, il plot finalmente introduce in maniera più consistente la figura dei terrificanti pupazzi e cerca di spiegare come questi ultimi riescano a prendere vita.
Una motivazione che è spaventosa e ha del potenziale per arricchire il film di una grande atmosfera. Atmosfera che viene a mancare dal momento che questa storia è descritta solo verbalmente, rinunciando a quello che è il più grande valore del medium cinematografico: la narrazione per immagini.
Se questa storia, che coinvolge vittime innocenti e indifese, si fosse servita di alcune scene per descrivere l’antefatto, sicuramente avremmo giovato di una impronta emotiva ben più consistente rispetto a un veloce e striminzito racconto.
Scelte incomprensibili che sembrerebbero dettate, inoltre, da un budget ridotto. Anche la descrizione di alcuni personaggi è lasciata al caso, come quella della zia di Mike, interpretata da una Mary Stuart Masterson sprecata per questo ruolo, dapprima messo in luce nel racconto cinematografico e poi abbandonato quasi all’improvviso, forse per merito di un montaggio iniquo.
Alla luce di questi importanti difetti, Five Nights at Freddy’s è da ritenersi come un TV movie horror, fin troppo leggero, che difficilmente è da consigliare per una visione cinematografica, anche se probabilmente l’esercito di giovani giocatori dei prodotti videoludici originali non sapranno resistere all’idea di vedere questi spaventosi animatroni riprodotti in un film a loro dedicato.