Il personaggio di Natasha Romanoff alias Black Widow degli Avengers è sempre stato quello più affascinante e misterioso, anche perché è uno dei pochi supereroi Marvel a non poter disporre di super poteri ma solo di un notevole addestramento, che rende questa donna un combattente straordinario.

Del passato di questo personaggio interpretato da Scarlett Johansson si sa veramente poco; quale occasione migliore dunque per poter godere di un film incentrato unicamente sulla sua vita, per conoscere maggiori dettagli sulle esperienze che hanno portato questa spia a diventare in seguito una eroina Marvel.

Natasha Romanoff fin dalla giovane età ha dovuto affrontare un durissimo allenamento, che l’ha costretta a rinunciare ad una esistenza normale ma soprattutto all’affetto di una vera e propria famiglia.

Sebbene Natasha vivesse con un padre, una madre e una sorella, guardando Black Widow capirete ben presto che tutta l’esistenza di questa donna è stata caratterizzata da una continua rinuncia all’amore per dare spazio alla sua carriera di agente russo.

NON E’ IL SOLITO FILM MARVEL

Fin dalle prime scene si capisce subito che la direzione artistica di Black Widow rinuncia in parte a mostrare il classico film dal filone supereroistico tipico di Marvel per offrire una sceneggiatura più seria e dalle tinte drammatiche.

Con un lungo flashback iniziale possiamo scorgere alcuni momenti chiave della vita di Natasha. Ancora minorenne, questa ragazzina è intenta a fuggire dalla propria abitazione con i genitori e la sorella, per motivi non ancora noti.

Tutti e quattro stavano accingendosi a cenare, ma dovranno interrompere bruscamente il loro abituale pasto serale per organizzare una fuga notturna che non sarà facile da portare a termine, perché seguiti da soldati americani che non hanno alcuna intenzione di fargli lasciare la nazione.

Il pathos che si prova durante queste scene è notevole: la cinepresa riprende con movimenti veloci il padre Alexei (David Harbour) e la madre Melina (Rachel Weisz) affaccendati a mettere in valigia gli oggetti più significativi da portare con sé.

Assistiamo a scene concitate, che saranno perfette per mostrare subito alcune caratteristiche di Alexei e il suo ruolo all’interno di questa vicenda. Purtroppo l’America per Natasha oramai è un luogo di cui resteranno solamente alcuni ricordi.

DONNE TRATTATE COME OGGETTI

La piccola Natasha non solo lascerà il posto ove soleva vivere da alcuni anni, ma conoscerà presto l’uomo che segnerà per sempre il suo destino.

Inizia così per lei una vita contraddistinta dalla rinuncia di affetti familiari, coinvolta in un misterioso traffico di donne, rapite e trattate come se fossero oggetti, per essere addestrate come future e letali spie russe.

Un allenamento che plasmerà non solo il loro fisico ma soprattutto la loro mente, assoggettata al volere del loro capo grazie a condizionamenti disumani.

Su schermo compaiono immagini che ritraggono volti femminili tristi e container in cui campeggiano decine di donne trasportate come vera e propria merce. Scene toccanti che accrescono il pathos del film diretto da Cate Shortland.

In Black Widow il tema delle donne rapite e separate dalla loro vita è affrontato con la massima serietà, per lanciare un silenzioso appello contro la terribile questione della tratta femminile.

SPAZIO ANCHE ALL’IRONIA

Black Widow non vuole di certo apparire come un film unicamente drammatico; con l’entrata in scena di David Harbour, che speriamo di rivedere presto nella quarta stagione di Stranger Things, si nota subito una certa ironia che aleggia intorno al personaggio di Alexei, che impersona Red Guardian.

Eroe russo che nei fumetti Marvel collaborò anche con Captain America, Red Guardian è contraddistinto da un atteggiamento bonario e a tratti ingenuo che caratterizzerà di una sana ironia molte scene del film.

D’altronde Harbour è perfetto nella mise di un ex eroe fuori forma, che fa fatica ad indossare la sua tuta rossa di una misura attualmente inadatta per i suoi fianchi ingrossati.

Trasmette un certo tipo di comicità anche Yelena Belova (Florence Pugh), la sorella di Natasha, nel momento in cui si diletta nel canzonare Black Widow e le sue pose da eroina Marvel.

L’atteggiamento sarcastico di questi due personaggi si incastra perfettamente nella sceneggiatura, che altrimenti sarebbe apparsa fin troppo seriosa.

ADRENALINA E AZIONE

Black Widow è un film caratterizzato da diverse anime cinematografiche. Se possiamo apprezzare la vena drammatica nella rappresentazione dello sfruttamento della tratta femminile, il film offre anche moltissimi momenti di pura azione, che lo rendono una perfetta spy-story in stile Mission Impossibile.

In Black Widow la nostra Natasha sarà protagonista di serrati inseguimenti che la coinvolgeranno a bordo di veloci macchine e motociclette. E’ impossibile non citare la lunga sequenza che ritrae la sua fuga nella città di Budapest, dove assisteremo alla visione di veicoli che compieranno piroette e si lanceranno in corse che regaleranno momenti pieni di emozioni.

Scene che farebbero gola a Tom Cruise per come sono spericolate, che impegnano seriamente l’operato degli innumerevoli stuntman coinvolti.

NON PUO’ MANCARE IL VILLAIN DI TURNO

In un film Marvel non può mancare l’antitesi dell’eroe, quel personaggio che ha votato il suo animo alla cattiveria e che farebbe di tutto per distruggere il bene e chi lo rappresenta.

Anche in Black Widow potremo godere di una figura simile, anche se tratteggiata con sfumature caratteriali diverse dal solito.

Sto parlando di Taskmaster, un pericoloso nemico che porta una maschera simile a quella di un teschio e che può contare su straordinarie capacità offensive.

Natasha dovrà evitare gli attacchi di questo letale villain durante tutto il film, per permettere che quest’ultimo non si impossessi di oggetti troppo preziosi perché possano essere abbandonati in mano del nemico.

Anche lo scontro tra buono e cattivo in Black Widow è rappresentato in maniera originale: Taskmaster in verità non anela alla vita e alla sofferenza di Natasha, ma punta solamente ad ottenere quello che lei possiede.

Un atteggiamento, come poi capirete, perfettamente idoneo alla vera identità che si cela dietro a quello spaventoso ghigno scheletrico che copre il suo viso. Un cattivo che è diventato tale a causa di avvenimenti del passato, che lo hanno reso non solo un carnefice ma anche una vittima.

Dove vedere Black Widow
COMMENTO
Black Widow inaugura l’attesa Fase 4 del Marvel Cinematic Universe soffermandosi sul racconto di un personaggio che in tanti volevano che svelasse di più sulla sua genesi e il suo passato. Con una sceneggiatura che non vuole solo regalare momenti spettacolari ma anche un’occasione per riflettere, Black Widow risulta essere un film raccomandato per tutti gli amanti del genere. Con la presenza di scene action di pregevole fattura e di personaggi riusciti come quello del simpatico Red Guardian, il racconto di Natasha Romanoff caratterizza perfettamente i personaggi che compongono l’atipica famiglia di Black Widow, coinvolti questi ultimi in una vita manipolata da uomini che si servono di loro solo per biechi affari di potere. L’idea di affiancare Florence Pugh all’eroina Scarlett Johansson risulta vincente: la sorella di Natasha caratterialmente si differenzia parecchio da quello della combattente degli Avengers, caratteristica ideale per offrire una dose di leggerezza e di ironia che rende il film piacevolmente divertente in alcuni frangenti. La pellicola inoltre dedica alcuni momenti al confronto tra Natasha e i suoi familiari, per mostrare alcune scene dal taglio leggermente introspettivo che possano far comprendere come la vita di una spia russa durante la Guerra Fredda fosse vissuta in nome della rinuncia degli affetti e della normalità. Come ho già avuto modo di dire, David Harbour è perfetto nel suo ruolo, mentre ho trovato abbastanza dimessa la recitazione di Rachel Weisz. Insomma, Black Widow è un film che, sebbene possiate comprare su Disney+ con accesso VIP, è consigliabile da vedere nei cinema, anche solo per godere di quelle superbe scene d’azione che impazzano sullo schermo.
7.7
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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