Fabrizio (Francesco Russo) è il giovane proprietario di un vetusto ma affidabile camper che sfrutta per il carpooling. Viaggiare assieme ad altre persone è una cosa ideale, soprattutto se permette di dividere le spese per raggiungere una meta comune.
Fabrizio sta per intraprendere un viaggio con altre quattro persone, tutte dirette verso una località sita nel sud Italia. La socialità e il buonumore non mancano, anche perché stimolate dal consumo di numerose birre.
Ma non tutti i viaggiatori sono propensi a fare baldoria, soprattutto Riccardo (Peppino Mazzotta) ed Elisa (Matilde Lutz), estremamente restii nell’esternare qualsiasi sentimento, specialmente se ilare.
La stessa cosa non si può dire della coppia formata da Mark (Will Merrick) e Sofia (Yullia Sobol). Ridanciani e contraddistinti dal tipico entusiasmo che pervade la giovane età, i due sono contenti di assecondare le curiose richieste di Fabrizio, che ama riprendere con una telecamera ogni viaggiatore che sosta nel suo camper, chiedendo loro qualche informazione sulla loro vita.
Dopo aver rotto il ghiaccio con Fabrizio a suon di freddure più o meno riuscite Mark, attratto dall’esperienza di guidare un grosso camper, insiste per mettersi alla guida sebbene il suo nuovo amico sia contrario. Le sue insistenze alla fine riescono a convincere il ragazzo, anche se profondamente restio.
Non sempre guidare per ore è una cosa facile, soprattutto se calano le tenebre e le strade sembrano tutte uguali.
Davanti agli occhi stanchi di Mark compare sulla strada una carogna. Per evitare quell’animale ormai privo di vita il camper colpisce violentemente un albero limitrofo alla strada principale.
Dopo aver perso i sensi, i cinque viaggiatori si ritrovano in una landa desolata, in cui possono scorgere solo una enorme casa dalle forme architettoniche squadrate e spettrali. Inizia il viaggio nell’orrore di Fabrizio e dei suoi nuovi amici.
DAL CINEMA A NETFLIX
Diretto da Roberto Feo e Paolo Strippoli, A Classic Horror Story è il nuovo horror esclusivo di Netflix. Il nome di Roberto Feo sicuramente non sarà nuovo per molti lettori, visto che ha diretto l’ottimo film The Nest, pellicola contraddistinta da una sceneggiatura piuttosto particolare che in pochi attimi ribaltava tutte le convinzioni sui ruoli dei personaggi e cambiava repentinamente genere a tutto lo script.
Proprio per la buona performance di The Nest, vi era una discreta attesa per questo nuovo film dell’orrore, che intende citare alcune leggende tipiche dell’Italia provinciale per creare un plot spaventoso in cui calarsi.
A Classic Horror Story omaggia chiaramente alcuni generi tipici del filone horror, come quello del torture porn, caratterizzato dalla presenza di scene in cui gli attori subiscono diversi generi di sevizie e il sangue compare chiaramente davanti alla cinepresa.
E’ bene sottolineare come il film Netflix non esageri con la rappresentazione dello splatter: sebbene alcune scene presentino immagini inequivocabilmente macabre e violente, di certo la pellicola di Roberto Feo e Paolo Strippoli evita di mostrare dettagli eccessivamente sanguinolenti, permettendo anche alla platea più sensibile di godere della visione del film senza patire eccessive paturnie emotive.
CLASSICO MA ANCHE ORIGINALE?
E’ innegabile che avendo diretto The Nest, ogni appassionato del genere horror che ha potuto saggiare questa particolare pellicola attenda un guizzo di originalità anche in questo nuovo lungometraggio.
A Classic Horror Story , giustamente, non è The Nest, e quindi non intende scioccare gli spettatori con giganteschi colpi di scena che possano sorprendere lo spettatore. Questo film, sebbene sia diverso, presenterà comunque una sceneggiatura pregevole.
Anche se in modo differente, A Classic Horror Story saprà destabilizzare e soprattutto far riflettere. Il film inizialmente sembra una pellicola ben girata che voglia unicamente ricalcare lo stile di tanti altri film del genere; abbiate pazienza e continuate a vedere lo spettaccolo, le cose in seguito saranno ben diverse.
A Classic Horror Story si serve di un plot che a prima vista può risultare semplice, per inscenare una storia raccapricciante che ha la capacità di mettere a nudo tutta la disumanità, l’indifferenza e la boria che contraddistinguono la maggioranza della popolazione umana.
UNA LEGGENDA OSCURA
In A Classic Horror Story i cinque protagonisti del film da un momento all’altro si ritroveranno in una zona disabitata, completamente ignari di come abbiano fatto a raggiungerla.
I loro ultimi ricordi sono caratterizzati da angoscianti momenti in cui il veicolo cercava di evitare la carcassa di un animale morto e colpiva un ostacolo ai lati della strada.
La loro posizione era all’interno di una carreggiata al momento dell’impatto, e non in mezzo al nulla in un territorio di campagna in cui vi è solo una enorme casa come riferimento.
Una casa che sarà l’epicentro dell’orrore per tutti loro, con un arredamento che può vantare orribili quadri che raffigurano tre elementi tipici delle leggende popolari del luogo.
Tre raffigurazioni che si servono di una spaventosa maschera di legno che rappresenta il fulcro della mentalità mafiosa, che pretende che non si veda, non si senta e non si parli mai di quello che succede.
Tramite questi simbolismi A Classic Horror Story riesce a presentare una efficace sceneggiatura che mischia la realtà alla finzione, servendosi di tutta una serie di figure non solo paurose ma anche grottesche nella loro cattiveria, caratteristica utile a rendere il racconto cinematografico più veritiero e angosciante.