Disponibile dal 19 marzo Sky e NOW e diretta da Luca Ribuoli, Speravo de morì prima – La serie su Francesco Totti racconta l’ultimo anno e mezzo della vita del fuoriclasse della Roma, Francesco Totti.

Targato Sky Original  e basato sul libro Un capitano di Francesco Totti e Paolo Condò, lo show Sky mette in scena i giorni più difficili della vita del leader giallorosso, durante i quali ha dovuto misurarsi in frequenti scontri con l’allenatore Luciano Spalletti e l’idea, quasi impossibile da accettare, del ritiro dai campi di calcio.

Con sei episodi in totale, Speravo de morì prima presenta una sceneggiatura che inscena il dramma della fine della carriera di un giocatore eccezionale, non rinunciando però ad una narrazione dal taglio comico e leggero che possa sottolineare così  l’inconfondibile personalità ironica di Totti.

Dopo aver visto i primi tre episodi della serie in anteprima, sono pronto a raccontarvi le impressioni riguardo questa nuova produzione.

L’ULTIMO RE DI ROMA

Francesco Totti è Roma e la Roma è Francesco Totti. Un sodalizio che non si misura solo con il talento del giocatore né con gli innumerevoli gol segnati grazie al suo estro calcistico.

Francesco Totti ha conquistato il popolo romano con il suo profondo attaccamento per la maglia giallorossa, un attaccamento che non lo ha mai fatto allontanare dalla squadra romanista.

Non sono serviti a nulla le innumerevoli offerte di blasonati club esteri, che avrebbero fatto carte false per aggiudicarsi il niño de oro romano: Totti non è mai riuscito ad allontanarsi dalle strade di Roma e dai romani, popolo che adora con la stessa forza con cui ama il pallone.

Ora che l’ex attaccante romanista non calca più i campi di calcio, era quasi obbligatorio che la storia della sua vita e della sua carriera dovesse essere condivisa con il pubblico romano e quello italiano in generale.

UN RAPPORTO CONFLITTUALE

Dopo l’ottimo (e a tratti commovente) documentario Mi chiamo Francesco Totti e il libro Un Capitano uscito nel 2018, era arrivato il momento di creare un nuovo racconto con protagonista Francesco Totti.

La scelta (vincente) è stata quella di adottare un format seriale con protagonista Pietro Castellitto nei panni di Totti e Greta Scarano in quelli di Ilary Blasi.

La sceneggiatura di Speravo de morì prima mette al centro della narrazione il difficile rapporto tra Francesco Totti e Luciano Spalletti, l’uomo con cui il giocatore romano e romanista aveva un forte legame d’amicizia, distrutto in seguito a causa dell’atteggiamento scontroso dell’allenatore fiorentino.

Proprio come succedeva nel libro Un Capitano, Speravo de morì prima porta in scena il punto di vista di Francesco Totti rispetto agli eventi intercorsi con Spalletti.

Sebbene la serie Sky incentri la trama dei primi tre episodi sul rapporto tra Totti e Spalletti, mostrando anche le baruffe e gli scontri verbali avvenuti dentro gli spogliatoi, vi è spazio anche per accennare al passato del fuoriclasse giallorosso e a come sia diventato il grande giocatore che tutti conoscono.

UN CAST IDEALE

E’ impossibile non citare gli attori coinvolti nel dramedy Sky Original, a partire da Pietro Castellitto. Il giovane attore, romano e tifoso della Roma, riesce perfettamente a trasformarsi nel capitano giallorosso grazie a un meticoloso lavoro di studio del personaggio.

Sebbene la somiglianza estetica non sia impressionante, Castellitto è capace di parlare e di esprimersi proprio come il numero 10 giallorosso.

La calata e le espressioni di Castellitto sono estremamente simili a quelle di Totti. Il risultato è una performance attoriale che trasforma l’attore nel fuoriclasse giallorosso, incluso il suo modo di ironizzare su qualunque cosa, vero marchio di fabbrica dell’adorato giocatore romano.

Stesse ottime impressioni per Greta Scarano, che recita nell’importante parte della donna che da anni è accanto a Francesco Totti, Ilary Blasi.

La Scarano, forte anche di una somiglianza più accentuata con la moglie del calciatore, mette in scena in modo congeniale il carattere forte e deciso della Blasi, una donna che rappresenta una colonna portante nella vita di Totti, soprattutto durante il periodo in cui l’atleta dovette decidere, controvoglia, di porre fine alla sua carriera.

Ma Francesco Totti non sarebbe lo stesso senza la rappresentazione della sua famiglia di origine, composta da mamma Fiorella e papà Enzo, rispettivamente interpretati da Monica Guerritore e Giorgio Colangeli.

Con due caratteri praticamente agli antipodi, osservare in scena Fiorella e suo marito gestire tutte le vicissitudini di un figlio così famoso è uno spasso.

Con un atteggiamento dirompente e protettivo, tipico dei genitori più amorevoli, Monica Guerritore è abile nel rappresentare la madre del fuoriclasse.

Enzo Totti nei panni di Giorgio Colangeli, attore che dà il meglio di sé nei ruoli di personaggi romani, è amabile per come viene rappresentato, pacato e simpaticamente rassegnato all’animosità della moglie.

Ruolo importante anche per Gabriel Montesi, che riesce a essere un perfetto Antonio Cassano, grazie al suo modo di parlare e il suo atteggiamento che ricalca quello fuori dalle righe e iperattivo dell’ex calciatore barese.

E’ il turno di Luciano Spalletti, portato in scena da Gian Marco Tognazzi. L’attore romano ha la capacità di cancellare qualsiasi traccia di calata romana nel suo linguaggio, in favore di una dialettica che ricorda le origini fiorentine dell’allenatore.

L’espressione crucciata di Spalletti è ricreata da Tognazzi in modo ottimale, restituendo un quadro visivo decisamente fedele rispetto al personaggio originale.

DRAMMA E LEGGEREZZA

Durante le tre puntate iniziali di Speravo de morì prima si nota facilmente come la sceneggiatura abbia voluto impostare il mood della produzione su toni che si discostassero da quelli tipicamente drammatici per raccontare i momenti più difficili di Totti.

Speravo de morì prima riesce con successo a delineare l’epicità della carriera di Francesco Totti offrendo un racconto che riesce ad essere il più delle volte leggero ed estremamente divertente.

Con l’aiuto di una regia brillante e di irresistibili camei di Paolo Calabresi e Antonello Fassari, due preti che incarnano tutto l’incredibile attaccamento dei romani per il capitano giallorosso, Speravo de morì prima fa ridere, e anche tanto.

Questo non significa che la serie abbia abbandonato qualsiasi richiamo al genere drammatico, perché i momenti bui di Totti sono comunque ricreati tramite una rappresentazione realistica degli avvenimenti, in cui prevalgono credibili discorsi intimi di Totti con Ilary e la rappresentazione di toccanti occhi lucidi dell’abile Castellitto.

Dove vedere Speravo de morì prima
COMMENTO
Abbiamo apprezzato il libro del 2018 e ci siamo commossi con il documentario Mi chiamo Francesco Totti. Ma gli amanti del capitano giallorosso non ne hanno mai abbastanza, e l’occasione per creare una serie televisiva, in tempi in cui i biopic sugli sportivi sembra vadano per la maggiore, non poteva essere sprecata in alcun modo. Ci ha pensato Sky a creare una serie televisiva che, forte della regia di Luca Ribuoli e di un cast eccellente, riesce a ridefinire il termine “biopic” secondo una declinazione più leggera e divertente, ma senza rinunciare all’epicità narrativa. Francesco Totti ha sempre scherzato sulle sue defaillance caratteriali con ironia, e questo atteggiamento viene delineato e amplificato grazie alla caratterizzazione del bravissimo Pietro Castellitto. Ma un solo talento, proprio come nel calcio, non basta per avere successo, e fortunatamente Castellitto può contare sull’abilità degli altri attori, che si prodigano con successo per portare in scena personaggi estremamente somiglianti rispetto alle controparti reali. Le prime tre puntate di Speravo de morì prima scorrono velocemente perché appassionano e divertono. Intelligentemente lo show non perde troppo tempo a mostrare le origini di Totti, perché molte informazioni già le avevamo assimilate nel documentario già uscito, ma si concentra nel mostrare il rapporto e l’acredine con Luciano Spalletti, un uomo che sembrava essere un ottimo amico ma che invece si rivela essere la più grande delusione dell’ex calciatore. Ma c’è spazio anche per raccontare dell’amico Cassano, uomo dagli atteggiamenti fuori dagli schemi e (apparentemente) senza disciplina. Anche altri giocatori sono in scena, come l’amico Daniele De Rossi. Insomma, Speravo de morì prima è una serie altamente consigliata, irrinunciabile per gli spettatori tifosi della Roma, ma appassionante anche per tutti gli altri, che amino il calcio oppure no.
8.5
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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