Quella del pirata è una figura storica notoriamente negativa. I predatori dei mari erano uomini senza scrupoli dediti al saccheggio di altre navi, che con atti violenti si impadronivano di merci altrui in nome di una vita immorale.
Grazie al cinema questi briganti marittimi hanno potuto godere di una sorta di rivalutazione, perché comparivano all’interno di storie non più raffigurati unicamente come terribili razziatori, ma anche come affascinanti uomini che solcavano le immense lande marittime per puro spirito avventuriero.
Ne è un classico esempio la recente saga Disney de I pirati dei caraibi, che ci mostra la figura di Jack Sparrow come un corsaro che sicuramente sfoggia una dubbia moralità, ma che ha anche un animo che riserva alcuni lati piuttosto bonari.
Con One Piece, manga ideato da Eiichirō Oda nel 1997, la figura dei pirati assume un aspetto ancora più complesso e variegato.
Sebbene nell’opera a fumetti di Oda compaiano predoni marittimi senza scrupoli e di una cattiveria innata, il protagonista del manga, poi divenuto un anime di grande successo, è un giovane ragazzo dall’animo incredibilmente buono, che crede fermamente nel concetto di amicizia.
Il suo nome è Monkey D. Luffy, anche detto “cappello di paglia”, proprio perché ama indossare sempre questo copricapo, che rappresenta un prezioso dono ricevuto da una persona a lui molto cara.
One Piece è diventato molto presto un manga e un anime che è stato apprezzato enormemente dagli appassionati, perché offre un mondo dai tratti estremamente fantasiosi.
Annunciata alcuni mesi fa, One Piece è diventata un’ambiziosa serie live action esclusiva di Netflix, che ha l’ardire di mettere in scena tutta la complessa sceneggiatura e i bislacchi personaggi del manga e dell’anime originali.
Affermare che One Piece tratti solo di pirati è un grande errore, perché il mondo ideato da Eiichirō Oda è molto vasto e caratterizzato dalla tipica verve fantasiosa giapponese, che riesce a mettere in scena allo stesso tempo canovacci eroici e strappalacrime assieme a siparietti ironici.
UN GIORNO DIVENTERÒ’ IL RE DEI PIRATI!
Dal momento che sono svariati anni che One Piece è uscito e che la pubblicazione del manga è ancora in corso, non è stato facile costruire una sceneggiatura seriale che in otto puntate riuscisse a mostrare i personaggi principali della creazione di Eiichirō Oda.
In questa stagione iniziale della serie Netflix, giustamente si è deciso di mostrare le origini del personaggio principale e come esso riesca a diventare un pirata, offrendo così una struttura narrativa perfettamente fruibile anche da coloro che non conoscono il materiale originale da cui è tratto lo show.
Sin da bambino Monkey D. Luffy ha come unico desiderio quello di diventare il re dei pirati. Un giorno il destino sembra riservargli un’occasione unica facendogli mangiare un frutto chiamato il frutto del diavolo.
Quest’ultimo è un alimento piuttosto particolare, che se ingerito permette di acquisire poteri unici. Poteri che trasformeranno Luffy in una creatura fatta di gomma che può allungare i suoi arti a dismisura.
Un evento inaspettato, che rende questo bambino magrolino un perfetto combattente, pronto a solcare i mari alla ricerca di tesori nascosti in nome della più totale libertà.
Gli anni passano e Luffy oramai è un giovane ragazzo. È arrivato il momento di trovare una ciurma di fidati alleati e di partire per un lungo viaggio attraverso i mari per cercare di scovare One Piece, un enorme tesoro, lasciato in eredità a chi riuscirà a scovarlo, dal più grande pirata di tutti tempi: Gol D. Roger.
Dopo alcune peripezie Luffy (interpretato dall’attore messicano Iñaki Godoy) incontra i suoi primi amici, Nami (Emily Ellen Rudd), una giovane ladra e Roronoa Zoro (Mackenyu Maeda), abile spadaccino che ha l’abitudine di portare ben tre spade con sé per combattere.
Tre componenti di certo non possono essere definiti una ciurma, ma poco importa: il viaggio di Luffy può iniziare lo stesso in nome di un accorato entusiasmo.
UN CAST AZZECCATO
Uno dei maggiori dubbi riguardo la trasposizione live action di One Piece era la scelta del cast, dal momento che la grafica del manga e dell’anime era piuttosto originale e non sempre particolarmente realistica nel suo tratto.
Il lavoro compiuto da Netflix è lodevole, perché ogni personaggio che si mostra in questa prima stagione è piuttosto somigliante a quello a cui si ispira, a cominciare dal protagonista Luffy.
Oltre al mero aspetto fisico, è da sottolineare come anche le espressività degli attori riescano a cogliere quelle del manga e dell’anime originale. Una caratteristica che li rende piacevolmente familiari a tutti i fan di One Piece.
Sebbene non sempre la fisicità dei personaggi della serie Netflix è accostabile a quella del materiale originale (basti pensare a Nami, molto più filiforme nella sua versione anime), gli attori riescono lo stesso a mostrare in modo convincente la personalità del personaggio che devono mettere in scena, grazie al buon lavoro di sceneggiatura e alla discreta performance attoriale.
UNO SPETTACOLO CHE ONORA L’OPERA ORIGINALE
Fin dalle prime notizie che annunciavano l’inizio delle riprese di One Piece, era chiaro come lo show Netflix intendesse riservare molta attenzione a questo adattamento, coinvolgendo anche lo stesso Eiichirō Oda nella supervisione.
La cura riposta in questo live action è palpabile, non solo per l’ottima scenografia e gli azzeccati effetti speciali che presentano le superbe capacità di Luffy, ma anche perché è chiaro come tutta la produzione si sia impegnata per ricreare quel feeling così particolare che caratterizza le stravaganti avventure che coinvolgono tutti i personaggi di One Piece.
Se con Luffy e i suoi compagni possiamo ammirare uomini e donne che si battono per il bene, One Piece mostra anche villain piuttosto cattivi, spesso accostabili a veri e proprio serial killer schizofrenici.
Se bastasse la loro indole meschina e violenta a renderli temibili, alcuni di loro possono contare su capacità che vanno oltre quelle umane, mostrandosi così ancora più minacciosi (basti pensare al pagliaccio Bagy, un odioso clown molto difficile da sconfiggere a causa delle sue singolari abilità).
Oltre ad una serie di sgargianti costumi e parrucche dai più svariati colori, la produzione Netflix mette in scena anche scenografie convincenti ed effetti speciali ben riusciti, che mostrano anche enormi creature marittime.
Inoltre, servendosi di una regia incalzante che, pur non essendo perfetta, riesce a mostrare efficacemente tutta l’incessante azione dei combattimenti di Luffy e dei suoi compagni, One Piece risulta essere adatto anche a coloro che amano le serie action e le arti marziali in generale.
In effetti sarà difficile che One Piece non attiri l’attenzione di numerosi spettatori, perché il suo canovaccio narrativo è pieno di situazioni che pescano a piene mani da svariate tipologie di film, a partire dai classici cappa e spada e quelli in cui spadroneggiano i combattimenti a mani nude e all’arma bianca, fino ad arrivare al fantasy con la rappresentazione di poteri speciali e di creature mostruose.
Una sceneggiatura dai tratti così eterogenei a cui è bene dare comunque un’occhiata, anche se non si conoscono il manga e l’anime originale.