Sono passati sedici anni da quando Oldboy, il film del regista Park Chan-Wook con protagonista l’attore sudcoreano Choi Min-Sik, arrivò nei cinema italiani.

Secondo capitolo dei tre film che hanno come tema portante quello della vendetta, con il capostipite intitolato Sympathy for Mr. Vengeange e l’ultimo Lady Vendetta, sempre di Park Chan-Wook, Oldboy racconta di Oh Dae-su (Choi Min-Sik), un uomo che viene privato della sua libertà e costretto a vivere dentro una stanza da cui non può uscire.

Oh Dae-su, un soggetto abituato a vivere sprezzante delle regole e con una forte inclinazione a collezionare relazioni superficiali con numerose donne, un giorno apre gli occhi e vede attorno a lui una stanza in cui risiede un piccolo bagno.

La porta è chiusa e sembra che non vi sia alcun modo di uscire da quelle quattro pareti adornate con quadri di dubbio gusto; dentro vi è anche un televisore, simbolo dell’unico intrattenimento a cui può ambire.

Questa camera  anonima  presto diventerà per lui una nuova dimensione di vita, una vita in cui è impossibile vedere la luce del sole, sentire la brezza del vento e socializzare con un essere umano.

I pasti non mancano, anche se spesso sono sempre uguali a se stessi. Ogni giorno attraverso una piccola feritoia alla base della porta uno sconosciuto porge un piatto a Oh Dae-su perché non muoia di fame e possa nutrirsi.

Non sia mai che la sua vita si spenga troppo presto e così possa trovare una salvezza; quest’ultima, almeno al momento, gli è fortemente negata.

ORA IN ALTA DEFINIZIONE

Distribuito da Lucky Red, Oldboy torna nei cinema con una versione restaurata in alta definizione. Ora il film è possibile goderlo in 4k grazie ad una rimasterizzazione avvenuta nel 2019.

Per la nuova uscita nelle sale, Oldboy sceglie un aspetto ancora più nitido grazie al formato HDR, che dona maggiore lucentezza a tutti i colori e una definizione generale più convincente.

Il film inoltre si presenta nel suo formato originale di ripresa 2.35:1 e con audio 5.1. Un restyling visivo e sonoro  che trasmette al film di Park Chan-Wook, vincitore del Gran Premio della Giuria Festival di Cannes nel 2004, una carica emotiva e adrenalinica ancora più forte.

IL REVENGE MOVIE PER ECCELLENZA?

Il sotto-genere cinematografico dei revenge movie non è di certo una cosa nuova, dato che nacque negli anni sessanta, soprattutto nell’ambito di film western di matrice italiana.

La vendetta, quel sentimento così forte da spingere un uomo a compiere gesti inimmaginabili pur di sanare l’incessante voglia di rivalsa, da sempre è il tema cinematografico che più di ogni altro riesce a innalzare il livello emozionale del pubblico, che immancabilmente si immedesima nel protagonista vittima di ingiustizie.

In questi ultimi anni siamo stati inondati di svariati film del genere, che spesso purtroppo basavano tutto il plot solamente sull’atto della ritorsione e non sul significato intrinseco di questo devastante sentimento.

Definire Oldboy “solamente” un revenge movie è limitante, perché il cult di Park Chan-Wook, partendo dal concetto di vendetta, approfondisce  il significato di questo atteggiamento, che non sempre offre la catarsi di colui che consuma la rappresaglia, ma anzi riesce ad avere dei pericolosi connotati auto-distruttivi.

UNA TRAGEDIA AMBIVALENTE

L’incipit di Oldboy, con il povero Oh Dae-su che si ritrova imprigionato in questa stanza, di primo acchito potrebbe sembrare il fulcro narrativo del film.

D’altronde qualunque regista con un minimo di talento, partendo da questo agghiacciante assunto, potrebbe girare un lungometraggio descrivendo unicamente questo personaggio che cerca di sopravvivere privato della sua libertà.

Ma Oldboy è un film diverso, perché la prigionia di Oh Dae-su è solo l’occasione per iniziare a raccontare la storia di quest’uomo, alle prese con una severissima punizione da parte di qualcuno di cui ancora non conosce l’identità.

Una punizione che presto Oh Dae-su conoscerà in profondi dettagli che scavano nel suo passato, fatto di gesti e parole che non ricordava più fossero sue.

Quella di Oldboy è una sceneggiatura che non presenta una vendetta a senso unico, ma che ha la capacità di renderla duplice e mossa da intenti diversi.

La rivalsa, quella da consumare dopo anni di attesa e attraverso un malefico piano studiato nei minimi dettagli, non è quella di Oh Dae-su, ma di un altro misterioso personaggio, capace di fargli provare pene indicibili che vanno oltre il mero dolore fisico.

SANGUE E ARTI MARZIALI

Il canovaccio di Oldboy, come ormai avrete capito bene, è capace di presentare diverse situazioni che coinvolgono numerosi generi cinematografici.

Se il film apre il racconto con scene riconducibili al mistery-thriller, Oldboy in seguito offrirà anche siparietti cinematografici che omaggiano il cinema di azione e di arti marziali.

Sebbene Oh Dae-su non nasca come un personaggio che sappia ingaggiare un combattimento corpo a corpo, l’uomo decide di compiere un duro allenamento che lo renda uno spietato lottatore durante gli anni in cui deve vivere in uno spazio di pochi metri quadri.

Le nocche delle sue mani ben presto si sporcano di sangue mentre colpiscono ininterrottamente il muro per fortificare i suoi colpi. Oh Dae-su conosce l’atto benefico dell’allenamento quotidiano, che gli da’ la possibilità di scoprire muscoli corporei che nemmeno conosceva.

Nasce così un nuovo Oh Dae-su, un personaggio che ora ha l’inedita capacità di risultare vittorioso in una rissa con diversi partecipanti e che soprattutto non ha più paura di vedere il colore rosso vivo del sangue che sgorga dalle ferite dei suoi nemici.

Dove vedere Oldboy
COMMENTO
Oldboy non sfoggia solo una regia che riesce abilmente a donare momenti di pathos, dramma e sfumature ironiche, ma anche una sceneggiatura ricchissima di colpi di scena che hanno un carico emozionale molto intenso. Svelare queste innumerevoli svolte della trama sarebbe un gravoso peccato. Oldboy, anche dopo sedici anni, si rivela essere un film estremamente moderno nella sua direzione artistica, con numerose tecniche registiche che rendono la pellicola un perfetto collage di situazioni tragiche dall’alto tasso drammatico. La stanza in cui Oh Dae-su consuma anni della sua vita rinchiuso è solo la punta dell’iceberg di un plot che scena dopo scena si arricchisce di particolari struggenti. La veemenza emotiva di Oldboy è accostabile a quella di una tragedia greca, in cui gli attori della storia ricoprono diversi ruoli e fanno parte di un disegno narrativo che non prevede l’univoca presenza di colpevoli e innocenti, ma solo esseri umani che devono duellare con il loro karma e ammettere i propri errori. I peccati di cui si è macchiato Oh Dae-su devono essere lavati dalla forza di un profondo dolore, che è reso inimmaginabile in alcuni momenti del film. Consiglio fortemente di vedere (o rivedere) al cinema Oldboy, non solo per godere delle meraviglie dell’alta definizione su di un enorme schermo, ma soprattutto per provare di nuovo un ventaglio di emozioni così forti da lasciare un segno indelebile dentro di noi.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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