Era il 2019 l’anno in cui abbiamo potuto vedere nei cinema Glass, l’ultimo film di M. Night Shyamalan, pellicola che riportava in auge l’entusiasmante storia che iniziò anni prima in Unbreakable, grande successo del 2000 con protagonista Bruce Willis.
La filmografia di Shyamalan, composta da cult movie quali l’indimenticabile Il sesto senso oppure l’emozionante Signs, non prevede sempre film memorabili.
Durante gli anni che vanno dal 2006 al 2013 il regista indiano ha diretto alcune pellicole che non hanno avuto un buon riscontro di critica e di pubblico.
Il malcontento generale degli appassionati dei suoi prodotti cinematografici, unito ad un atteggiamento particolarmente severo dei critici, sembrava avessero già decretato il prematuro esaurimento del suo talento.
Gli anni seguenti video uscire altri suoi progetti, con un budget ridimensionato e soprattutto la partecipazione di attori meno famosi. Film sicuramente meno importanti, ma sempre caratterizzati da una sceneggiatura curiosa, che prediligeva in assoluto le atmosfere da thriller.
Con l’uscita dei recenti The Visit, Split e Glass, rispettivamente del 2015, 2016 e 2019, sembra proprio che Shyamalan abbia ripreso a girare pellicole particolarmente interessanti.
DAL FUMETTO AL GRANDE SCHERMO
Si chiama Old l’ultimo film del regista de Il sesto senso, che arriva nei cinema il 21 luglio. Tratto da una graphic novel francese chiamata Château de Sable di Pierre Oscar Lévy, Old racconta di tredici persone che si ritrovano su di una bellissima spiaggia in balia di forze sconosciute che rendono il tempo che passa molto più veloce.
In poche ore su questo lembo di terra è possibile invecchiare anche di alcuni anni, con tutti gli effetti devastanti che il passare del tempo arreca al corpo e alla mente.
Il film di Shyamalan inizia senza nemmeno far vedere i titoli di testa. Le prime immagini mostrano la partenza di una famiglia all’apparenza serena, composta da padre, madre e due bambini.
Il nucleo familiare è emozionato perché si appresta a trascorrere tre giorni in un resort paradisiaco, in cui dovranno pensare solo a gustare squisiti cocktail e udire il dolce rumore delle onde che si infrangono sugli scogli.
Durante il viaggio in macchina che li separa dalla loro ambita meta, i discorsi che vengono intrapresi da tutti loro hanno spesso come oggetto l’età, il presente e il futuro: un chiaro messaggio rivolto al pubblico in riferimento alla drammatica esperienza che entro breve tempo tutti loro dovranno intraprendere.
Appena arrivati sul posto una bella ragazza offre loro un colorato drink, adornato con diversi e colorati ombrellini di carta per renderlo ancora più appetibile. Inizia così la loro meritata vacanza, in un’atmosfera gioiosa che tra poco tempo sarà sostituita da sentimenti quali angoscia e sofferenza.
UN POSTO SPECIALE
Questa località tropicale è davvero favolosa. Oltre al resort e alla spiaggia privata riservata ai suoi clienti, vi è la possibilità di visitare piccole spiagge che, differentemente dalle altre, sono poco conosciute e quindi più selvagge e affascinanti.
Con una navetta guidata da M. Night Shyamalan, che in questo film compare a tutti gli effetti come un vero e proprio personaggio e non solo come comparsa, l’allegra famiglia, assieme ad altre persone, parte alla volta di questa famigerata spiaggia deserta.
Una volta arrivati sarà offerto loro tantissimo cibo, ordinatamente disposto in contenitori sigillati. Una quantità decisamente eccessiva visto che dovranno passare solo alcune ore in questo piccolo e bellissimo pezzo di terra baciato dal mare.
TEMPUS FUGIT
Arrivati sulla spiaggia, il film di Shyamalan inizia a fare sul serio: i poveri malcapitati non fanno in tempo a scoprire un atroce ritrovamento che iniziano a succedere terribili avvenimenti, legati al ritmo forsennato dello scorrere del tempo.
Alcune ore equivalgono a dozzine di anni; rimanere anche solo un minuto in più equivale a sprecare giorni e giorni di vita.
Una situazione surreale e angosciante, che Shyamalan prontamente riesce a rendere ancora più tesa grazie ad una regia che spesso incalza sui primi piani degli attori, per sottolineare il loro sguardo attonito e spaventato.
La cinepresa, quasi per tenere testa all’incredibile velocità con cui passa il tempo, si muove con veemenza e rotea di fronte ai personaggi sbigottiti da questa terribile situazione che stanno vivendo.
La camera non ha paura dell’acqua e si bagna immergendosi in mare pur di riprendere scene che possano trasmettere tutto il pathos che infonde questa impressionante condizione.
Bambini di sei o sette anni, in pochissimo tempo, diventano adolescenti e richiedono ai loro genitori nuovi vestiti per coprire il loro corpo oramai sviluppato.
I genitori di questi ragazzini cresciuti in pochi attimi sono sbigottiti, e di primo acchito rifiutano i loro nuovi figli, vittime di una crescita smisurata che non permette loro di sviluppare, con lo stesso ritmo, una mentalità adatta alla loro nuova condizione fisica.
SADICO DIVERTIMENTO
In Old non vi è un attimo di tregua e, conseguentemente, di noia. Durante i 100 minuti dello spettacolo Shyamalan non ha contemplato alcun tempo morto, caratterizzando il suo film con continui momenti di suspense e di ansia.
Il regista indiano, forte della sua esperienza, sa bene inoltre come intrattenere lo spettatore, oltre che spaventarlo.
Il veloce passare del tempo non mostrerà solo scene che sottolineano l’invecchiamento dei personaggi coinvolti in questo dramma, ma permetterà di assistere a tutta l’innaturale e rapidissima genesi di altre patologie umane.
In questo modo il film può offrire siparietti gore, con ferite che presentano un modo di reagire innaturale, viziato da ritmi temporali che sono impensabili per un essere umano.
Durante questi momenti così tragici è inequivocabile come lo spettatore al cinema, sotto l’ingombrante ma necessaria mascherina, sorrida con un ghigno dal velato sapore sadico.
Osservare come questi soggetti reagiscano alla smisurata velocità con cui passa il tempo è, allo stesso tempo, angosciante ma anche divertente, soprattutto per gli amanti dell’horror.