Ispirato all’omonimo romanzo di Chiara Palazzolo e in uscita il 21 aprile 2021 sulle maggiori piattaforme streaming, Non mi uccidere racconta della particolare storia d’amore tra Mirta (Alice Pagani) e Robin (Rocco Fasano).
La giovane Mirta, appena incrocia lo sguardo con Robin, sente battere il cuore all’impazzata. Chiaro segno di un fulmineo innamoramento; un atteggiamento comprensibile, dal momento che Robin è il classico ragazzo affascinante e dalle condotte discutibili che fa impazzire le teenager.
Mirta non avrebbe mai creduto che Robin potesse diventare in poco tempo il suo nuovo ragazzo e condividere con lei eterni baci e momenti di pura passione.
Dopo aver letto questo incipit, Non mi uccidere potrebbe essere catalogato come il classico film romantico destinato ad un pubblico giovane, ma non è proprio così.
La morte presto bussa alla porta di Mirta e Robin, senza sapere che l’amore tra questi due ragazzi è così intenso che riesce addirittura a travalicare le dure regole del mondo dei morti.
Inizia così una nuova vita per Mirta, un’esistenza in cui per vivere ha bisogno di cibarsi di carne umana.
UN INIZIO SCOPPIETTANTE
Non mi uccidere inizia mostrando diverse scene montate con brio che ritraggono Mirta e Robin correre in macchina attraverso strette strade.
Il ragazzo è alla guida, e sceglie di fare con Mirta un gioco estremamente pericoloso: guidare con gli occhi chiusi e seguire la giusta traiettoria seguendo solo le fumose indicazioni del suo passeggero.
Un gioco che potrebbe essere mortale per i due. L’atteggiamento di Robin delinea subito il suo carattere spericolato e sprezzante della morte, a dispetto di Mirta, che invece ostenta timore e paura per questa situazione così rischiosa.
Non mi uccidere dunque offre un incipit brillante e movimentato, che fa presagire uno spettacolo di sicuro intrattenimento.
IL RITMO SI ABBASSA
Non passeranno molti minuti prima che si conoscano le sorti di Mirta, sorti che focalizzano la sceneggiatura sulle sue sventure e sul suo nuovo status di ragazza non morta.
A questo punto la regia cambia completamente ritmo, e il plot predilige descrivere con lunghe sequenze lo stato d’animo di Mirta, che vaga disorientata per le strade senza sapere quale sarà il suo destino.
Lo spettatore in questi frangenti si ritrova leggermente spaesato, perché non sa se stia vedendo un film sentimentale oppure una storia d’amore che ammicca al genere horror.
Qualche scena gore (ma senza esagerare, i più impressionabili possono stare sereni) fa presagire toni spaventosi, che però non si concretizzano mai, dal momento che lo script è troppo preso a mostrare Mirta alle prese con la sua nuova dieta alimentare prettamente carnivora e i suoi dubbi esistenziali da novella zombie.
IRROMPONO ALTRI PERSONAGGI
Se la partecipazione di Sergio Albelli e di Anita Caprioli, i rispettivi genitori di Mirta, è abbastanza marginale, quando entrano in scena Silvia Calderoni e Fabrizio Ferracane la storia inizia a regalare maggiore suspense.
I due attori sono decisamente importanti affinché si comprenda in modo chiaro cosa è capitato alla protagonista del film; inoltre i due personaggi con le loro gesta regalano qualche minuto di sana azione.
Scene vivaci che risultano anche girate bene e coinvolgenti: peccato che siano troppo poche all’interno della durata complessiva del film, che è di appena novanta minuti.
Non mancherà nemmeno il piccolo colpo di scena, ideale affinché Mirta prenda considerazione della sua nuova sé e riesca a prendere in mano il suo futuro, in cui dovrà sicuramente sporcarsi le mani di sangue.
Ma, cosa fondamentale rispetto al passato, ora potrà scegliere lei le vittime secondo le sue regole.
UOMINI PERFIDI
Dopo aver concluso la visione di Non mi uccidere, risulta difficile capire chi sia il vero cattivo. Un merito della sceneggiatura è quello di rappresentare tante figure moralmente ambigue all’interno della storia, senza mostrare così la banale rappresentazione del bene contro il male.
Quello che è chiaro, alla fine della visione, è che spesso i veri mostri non sono sempre coloro che amano il sangue caldo e la carne umana.
In Non mi uccidere inoltre la figura maschile è permeata di incredibile negatività: che siano fedifraghi, violentatori oppure rabbiosi cacciatori di (presunte) streghe, gli uomini del film sono visti sotto un’ottica alquanto negativa, che non lascia spazio a tante interpretazioni.
Insomma, in questa storia l’uomo si macchia sempre di odiose malefatte ai danni di donne (spesso) indifese; queste ultime dovranno reinventare in qualche modo la loro morale per non soccombere di fronte a tali odiose violenze e abbracciare uno stile di vita devoto alla vendetta.
Una vendetta sanguinosa, approfittando di un corpo difficile da abbattere e di una forza triplicata.