Una banda di poliziotti corrotti è protagonista del crime-thriller Codice 999. Poliziotti che un tempo fecero un giuramento per servire e proteggere gli innocenti, ma che ora sono intenti a rapinare banche per appropriarsi di denaro.
Ma Codice 999 non è il “solito” thriller adrenalinico che usa un canovaccio narrativo che mette in scena i buoni contro i cattivi.
Nel film non compaiono personaggi del tutto positivi o negativi, ma ognuno di loro compie le sue (efferate) azioni mosso da un movente preciso: quello dell’amore.
Michael, ex membro delle Forze Speciali che è a capo della banda, è costretto a compiere queste rapine per cercare di riabbracciare suo figlio Felix.
Tempo fa, una dannata unione sentimentale con una splendida donna legata alla potente mafia russa ha fatto si che nascesse un bambino.
Anche Irina, interpretata da una glaciale Kate Winslet, è mossa dai sentimenti. Spietata boss, tiene in pugno Michael perché possa recuperare delle informazioni basilari affinché suo marito in cella possa finalmente uscire.
E poi ci sono gli interpreti positivi, o perlomeno che dovrebbero essere positivi, come il detective Jeffrey Allen, che cerca in tutti i modi di proteggere suo figlio poliziotto che viene coinvolto nei loschi piani della banda di Michael.
Jeffrey è trasandato, vestito con cravatte inguardabili. Il suo migliore amico è l’alcool, ma non disdegna nemmeno la droga.
L’attore Woody Harrelson, dopo la prova attoriale della serie TV True Detective, è abilissimo nell’apparire un personaggio fuori dalle righe, che si batte per stanare il male. Ed è abile a farlo, perché conosce bene l’abisso ed il buio che si cela dentro di sé.
E poi nel cast compare anche Norman “Daryl” Reedus, affiancato dall’ormai lanciato Aaron “Breaking Bad” Paul.
Il film presenta un cast variegato, scelto con cura, che riesce a dare spazio emotivo a tutti, senza che nessun attore prevalga sull’altro.
Ognuno di essi presenta debolezze e ripensamenti. La redenzione è presente nei pensieri di molti di loro, ma quest’ultima dovrà essere pagata con il sangue e con la morte.
Codice 999 è un thriller denso di emozioni, crudo e realista nella rappresentazione della delinquenza dei quartieri malfamati americani.
Il regista John Hillcoat non si fa remore a mostrare teste mozzate posate su di un cofano di una macchina, lasciate come avvertimento da giovani completamente tatuati e pronti ad usare le loro armi con incredibile naturalezza.
Gli agenti entrano in questi quartieri con caschi, ma soprattutto con scudi antiproiettile, che rappresentano una delle poche speranze per non essere uccisi e tornare a casa la sera dalle persone a loro care.
La telecamera raffigura i molteplici inseguimenti in modo dinamico, con l’obbiettivo che si muove spesso in maniera disordinata, rappresentando così in maniera ideale tutte le emozioni che lo spettatore prova mentre i poliziotti cercano di stanare e raggiungere il malvivente di turno.
Un film consigliato a chi ama il realismo della delinquenza mostrata al cinema, che si fa beffe di tutte quelle sceneggiature che amano romanzare anche un mestiere, quello del poliziotto, che non lascia spazio alla retorica ma solo alla sopravvivenza quotidiana.