Tratta dal romanzo di Marco Missiroli, la nuova serie Netflix Fedeltà racconta della relazione di Carlo e Margherita, una coppia sposata da circa cinque anni che da un momento all’altro inizia a nutrire un forte desiderio di libertà sentimentale e sessuale.

Carlo (Michele Riondino) è uno scrittore che ha al suo attivo un romanzo pubblicato e che sta cercando, con fatica, di ultimarne un altro. Sebbene la voglia di scrivere non gli manchi, l’ispirazione non è sempre presente.

Fortunatamente Carlo non si guadagna da vivere solo con la scrittura, perché il suo lavoro principale è quello di professore part-time in un istituto che offre corsi di scrittura creativa.

Margherita (Lucrezia Guidone) lavora in un’agenzia immobiliare. Il suo impiego non le offre la realizzazione lavorativa che ha sempre sognato.

La donna, difatti, dopo la laurea in Architettura avrebbe preferito un impiego come interior designer piuttosto che come semplice venditrice di immobili.

I due vivono un matrimonio, di primo acchito, pieno di passione e di reciproco amore. Ma un giorno le frustrazioni sopite possono tornare a galla e farci cambiare qualsiasi punto di vista, compreso quello sentimentale.

Iniziano così ad affiorare desideri incompatibili con quella fedeltà coniugale che anni prima avevano giurato di rispettare nella buona e nella cattiva sorte.

DESIDERI RECONDITI

Sembra assurdo pensare che una coppia come la loro potesse desiderare altro, soprattutto dopo che alcune scene hot li ritraggono mentre si concedono una coinvolgente passione.

I due corpi avvinghiati di Carlo e Margherita non lasciano spazio ad altre interpretazioni: il loro sesso è focoso, tipico di due anime che esplicano un grande desiderio erotico.

Le loro emozioni carnali si accendono in un battibaleno. Poco importa dove essi possano trovarsi, qualsiasi luogo in quel momento può essere adibito a conturbante nido d’amore.

Carlo e Margherita però sono allo scuro di un dettaglio fondamentale: il sesso non sempre è amore, anche se due corpi sono attratti l’uno dall’altro in maniera così intensa.

Il seme dell’insoddisfazione inizia a germogliare nei loro cuori. Carlo nota Sofia (Carolina Sala), giovane studentessa che posa il suo dolce sguardo in maniera conturbante sul suo viso, mentre Margherita fantastica siparietti maliziosi con Andrea (Leonardo Pazzagli),  fisioterapista a cui si rivolge per risolvere il dolore a una gamba causato da una vecchia caduta.

L’INIZIO DEL CAMBIAMENTO

Inizia così una nuova fase in questa coppia così affiatata, una fase fatta di tentazioni, tentennamenti e ripensamenti.

Il peccato carnale e il tradimento diventano delle ancore di salvezza per le loro vite, contraddistinte al momento da un enorme empasse sentimentale.

La serie Netflix, composta da sei puntate in totale, vuole descrivere proprio le complesse sensazioni che Carlo e Margherita provano, rifacendosi ad un plot dal contenuto semplice e caratterizzato da molteplici scene che offrono una intensa carica erotica.

Oltre alla coppia protagonista i personaggi chiave sono Sofia e Andrea, i due Deus Ex Machina che potrebbero avere il potere di cambiare radicalmente le vite di Carlo e Margherita.

Fedeltà non tratta il concetto di tradimento e amore in modo retorico: la studentessa di Carlo e il fisioterapista di Margherita non rappresentano un possibile nuovo coinvolgimento amoroso, ma una via d’uscita dalla loro esistenza diventata noiosa e sempre uguale a sé stessa.

Sofia ed Andrea sono coloro che sussurrano ad entrambi, attraverso le tentazioni dell’eros, come potrebbero diventare due persone differenti se imboccassero la via del cambiamento.

Sebbene le puntate siano in totale poche e la loro durata sia inferiore ad un’ora, Fedeltà durante il suo racconto seriale concede troppo spazio ai dubbi che si insinuano nei due protagonisti, rendendo la struttura narrativa poco brillante e necessariamente lontana dal concetto di intrattenimento.

Osservare la vita di Paolo e Margherita e la loro quotidianità sicuramente serve per familiarizzare con i personaggi e renderli quasi delle persone a noi vicine.

Spiare le loro pratiche sessuali, inoltre, è innegabile che esalti il lato più voyeur di ognuno di noi ed instilli un sentimento erotico non indifferente.

Ma questo non sempre basta, perché lo  show Netflix non offre grossi stimoli narrativi che possano indurre lo spettatore a continuare la visione con trepidazione.

Dove vedere Fedeltà
COMMENTO
Michele Riondino e Lucrezia Guidone sicuramente sono stati scelti con cognizione di causa per la parte di Carlo e Margherita. Un uomo e una donna di bell’aspetto che possano facilmente riuscire nell’impresa di mettere in scena una credibile storia che si fonda sul concetto di sesso e tradimento. E’ proprio il sesso il punto centrale della sceneggiatura della serie Netflix. Un sesso però che non è visto come pratica puramente passionale, ma anche come gesto per ritrovare e scoprire i propri desideri e mettere a nudo le proprie perplessità esistenziali. Fedeltà riesce perfettamente a mostrare tutta la carica passionale tra loro due, opera dell’azzeccato physique du rôle di Lucrezia Guidone, nei panni di una donna non più ventenne ma che ancora riesce ad esprimere una forte sensualità. Accanto a loro poi vi sono Sofia e Andrea, la controparte giovanile e più scapestrata (soprattutto pensando al fisioterapista), anch’essi scelti a dovere per il loro aspetto. Se Fedeltà dunque riesce a rappresentare momenti di grande intensità passionale (ma non volgari), purtroppo non riesce a coinvolgere lo spettatore con la sua storia, perché gestita con un ritmo fin troppo blando, che dedica troppe puntate a rappresentare l’indecisione di quest’uomo e questa donna di fronte a cambiamenti inequivocabili. Il meglio della serie lo si può gustare proprio durante le ultime due puntate, quando vengono finalmente svelati alcuni dettagli importanti dei personaggi coinvolti e, soprattutto, Marco e Margherita mostrano il lato più genuino e romantico di entrambi, scevro di quel costante desiderio sessuale che, sebbene rappresentato con talento, potrebbe stancare lo spettatore.
6.5
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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