Immaginate un mondo dove le persone non hanno la possibilità di vivere per più di 15 anni. La vecchiaia non esiste e tutti possono morire senza sapere nemmeno cosa significhi essere vecchi.

Una situazione surreale e aberrante. Ma come potrebbe accadere tutto questo? La risposta è semplice quanto impressionante: attraverso la comparsa di un virus che si attiva quando un essere umano arriva a compiere 15 anni.

Un virus che vuole rendere gli esseri umani eternamente giovani e che odia con tutte le forze gli anziani.

In uscita dal 23 aprile su Sky e NOW, la miniserie in sei puntate Anna, scritta e diretta da Niccolò Ammaniti, è tratta dall’omonimo romanzo edito da Einaudi dello stesso Ammaniti.

Datato 2015, questo libro che ha riscosso un enorme successo racconta una raccapricciante storia che, purtroppo, ha in comune molto della situazione odierna, in cui tutto il mondo sta lottando contro un virus che ancora non sembra abbandonare le nostre vite.

UN PIANETA SENZA ADULTI

Corrono, schiamazzano e sono incuranti dell’ordine e dell’igiene. Sono bambini, creature ancora immature innamorate della fantasia e del gioco come filosofia di vita.

Sono proprio loro a riempire le prime immagini di Anna, all’interno di una scenografia che però non evoca momenti di svago in nome della spensieratezza, ma richiama sentimenti d’incertezza per il futuro e pensieri di morte.

Anna, la protagonista della serie Sky interpretata dall’esordiente Giulia Dragotto, è una ragazzina di 14 anni che vive con il suo fratellastro Astor (Alessandro Pecorella, anche lui per la prima volta sullo schermo).

photo credit Greta De Lazzaris

Anna è una giovane ragazza che appare subito determinata e matura; una maturità che le è stata imposta dalla situazione in cui si trova, che la costringe a lottare per raccattare del cibo e a proteggere Astor dai numerosi pericoli esterni.

Siamo in Sicilia, una terra baciata dal sole e bagnata dai flutti marini che ora appare come una grossa discarica di rifiuti e di oggetti appartenenti ad un’altra era, quella in cui esistevano persone adulte che potessero educare i propri figli a diventare uomini e donne del futuro.

La parola futuro ora è desueta, svuotata del suo significato intrinseco di speranza ed entusiasmo nel domani. Nel mondo di Anna si vive solo il presente, fatto di una lotta incessante contro il tempo per non incorrere nel letale virus chiamato La Rossa.

E’ questo l’appellativo affibbiato ad una malattia letale, che non lascia speranze e che permette di vivere solamente fino ad una determinata età. Chi ha avuto la sfortuna di contrarlo ed era già adulto, incontrava senza esitazione la vecchia mietitrice e in pochi giorni esalava l’ultimo respiro.

photo credit Greta De Lazzaris

NON E’ COME IL ROMANZO

Niccolò Ammaniti, cercando di sfruttare l’occasione del racconto seriale e dunque di un nuovo medium con cui raccontare la storia di Anna, ha scelto intelligentemente di scrivere una sceneggiatura che avesse come base gli eventi del romanzo, ma che potesse mostrare in modo più approfondito la storia di alcuni personaggi e soprattutto mettere in scena eventi assolutamente inediti.

Un’occasione ideale per tutti  i cultori della storia scritta su carta che non vogliono rivivere le gesta della coraggiosa ragazzina vivendo la stessa storia del romanzo; nella miniserie Sky l’universo narrativo di Anna è espanso e arricchito da nuovissimi eventi.

Insomma, ora più che mai non vale più la solita (e desueta) critica che recita “era meglio il libro”, perché così non è: Anna racconterà storie differenti.

photo credit Greta De Lazzaris

ANGOSCIA E PATHOS

Le prime due puntate di Anna, le uniche che noi giornalisti abbiamo potuto visionare, scorrono veloci e risultano fin da subito emozionanti e scioccanti.

Con una regia azzeccata e una scenografia incredibilmente curata, che predilige la presentazione di ambienti interni pieni di oggetti ammucchiati e polverosi rispetto alla (solita) messa in scena di esterni che mostrano palazzi diroccati e la natura selvaggia, Anna colpisce ed emoziona da subito lo spettatore.

La sceneggiatura si prodiga di spiegare il passato recente di Anna approfittando di disordinati flashback che possano descrivere cosa è successo quando ancora i suoi genitori erano vivi e il mondo sembrava normale.

photo credit Greta De Lzzaris

Le scene che tratteggiano l’ansia della madre di Anna (la bravissima Elena Lietti, che già abbiamo visto ne Il Miracolo, altro progetto Sky curato da Ammaniti) mentre cerca di capire come reagire all’avvento di questa strana pandemia, rendono la visione angosciante e familiare.

E’ fin troppo facile, in tempi come questi, immergersi nelle atmosfere piene di incertezza in cui versa la famiglia di Anna, fatta di un padre oramai separato e di un fratellastro che la bambina tratta, in principio, con acuta indifferenza.

Un fratellastro che poi sarà il motivo principale per cui la ragazza inizierà una pericolosa avventura, addentrandosi nelle viscere di un mondo che nasconde orrori e follie in cui tutti loro fanno la parte di cacciatori e allo stesso tempo di vittime.

Dove vedere Anna
COMMENTO
Sebbene avessi la possibilità di vedere solo due puntate su sei totali di Anna, sembra lo stesso chiaro come la qualità della serie Sky sia decisamente elevata. A partire dall’ottima recitazione di tutti gli attori coinvolti, fino alla scenografia, così efficace nel dipingere una Sicilia dominata da bambini e ragazzini in preda all’irrazionalità e alla paura della morte, Anna si rivela essere uno show da vedere assolutamente. A tratti macabra ed estremamente realistica, la serie Anna tratteggia un mondo distopico differente da quelli che abbiamo visto (e stravisto) nei blockbuster americani, riuscendo ad essere estremamente credibile e così altamente impressionante. Una direzione artistica quasi neorealistica nella rappresentazione di scene che infondono angoscia mostrando come questi giovani sopravvissuti abbiano in parte perso il senno perché privi di un orientamento educativo e morale. La scelta inoltre di impreziosire la serie con avvenimenti inediti rispetto al romanzo da cui è tratta la produzione Sky rende lo show appetibile anche per i cultori dell’opera cartacea, che magari potevano approcciarsi alla visione con la tipica riluttanza di coloro che preferiranno sempre il romanzo alla trasposizione televisiva. Chiude l’ottimo giudizio una colonna sonora atipica e dalle sonorità singolari, perfettamente in linea con un impianto narrativo originale e a tratti onirico, che fa uso anche di effetti digitali per rendere vivide le paure dei piccoli protagonisti.
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Dopo la visione di “Grosso Guaio a Chinatown” a 10 anni, la mia più grande passione è diventata il cinema. Poco dopo gli adorati schiacciapensieri vengono surclassati dall'arrivo di un computer di nome “ZX Spectrum”. Scatta così l’amore per i videogiochi e la tecnologia. E le serie TV? Quelle ci sono sempre state, da "Il mio amico Arnold" fino a "Happy Days".
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